“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Wednesday, 04 February 2015 00:00

Congiurare stanca

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Nera la scena, nera la storia; ambientata in un nero periodo, è nero il torbido gorgo che sottende alla vicenda: una congiura, quella che battezza lo spartito drammaturgico, ordita nell’ombra fosca del Ventennio, espunta però di connotazioni tragiche, quelle che per solito informano le trame architettate in segreto e che, sempre secondo consuetudine, comportano truci tranelli ed efferati lavacri di sangue.

Wednesday, 04 February 2015 00:00

No man's land

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Un piacevole brusio precede le rappresentazioni della rassegna Il Teatro cerca Casa. Probabilmente dipende dall’atmosfera calda e rilassata, dalla tensione comune che unisce pubblico e organizzatori. Fatto sta tra il prima e il dopo, tra l’attesa e lo spettacolo, si realizza una magica continuità nella discontinuità. Prima il brusio, il piacevole chiacchiericcio e poi d’improvviso il silenzio, lo spettacolo ha inizio, l’invisibile quarta parete si erge. L’azione scenica è a un palmo dal nostro naso, magari anche meno, eppure l’aria si tace e si entra nel mondo della narrazione.

Tuesday, 03 February 2015 00:00

La Grande Guerra di Cederna

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Cent'anni dopo la Grande Guerra, un soldato sopravvissuto riemerge dalla trincea per rievocare il passato; il suo corpo riverso e inerme giace sorretto dai sabbiosi mattoni di una trincea, suscitando tutto il muto dolore di un Cristo del Mantegna. Un afflato di vita lo rianima, o forse è il tempo che ha invertito il suo corso per permetterci di ascoltare la testimonianza di chi, su questa terra, ha vissuto cose da far sembrare la prospettiva dell'inferno una piacevole villeggiatura. Abbandonato in una semioscurità dischiude la bocca senza emettere alcun suono, a parlare invece è Filippo Tommaso Marinetti le cui parole, colme di religiosa esaltazione, smuovono verso la superficie gli orrori della guerra. Il soldato segue con le labbra quella voce che giunge da lontano e il dolore dimenticato prende a salire ad ondate, come nembi di schiuma nera trasportati da una marea ferale.

Monday, 02 February 2015 00:00

Identità vacue in una gabbia piena

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Isolazionismo, incomunicabilità, vite contigue che si inseguono e non si raggiungono, che si sfiorano senza osmosi, che comunicano senza dire, che rintronano in un’orgia di decibel sonori in cui si confondono notizie mitragliate sempre uguali, musiche a palla, rumori di fondo, stridori e clangori, colonna sonora straniante di una contemporaneità annichilente. Stordite, queste vite, appartengono ad entità indefinite, dall’identità sfumata, “precarie” come da titolo.

Saturday, 31 January 2015 00:00

Fumo e fantasmi

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È il 1939 sul palcoscenico. Due pezzi di alto reticolato spinato si trovano sui due lati, su uno di essi vi è una divisa a righe di un colore scuro sbiadito, a sinistra sono poggiate una sull’altra una serie di valigie. Un tedesco in divisa nazista accoglie l’arrivo di tre ebrei, due uomini e una donna, con la loro valigia e l’aria smarrita. La macchina del fumo sul palco funzionerà per tutta la durata dello spettacolo creando un’atmosfera tra il surreale e l’onirico producendo effetti inquietanti con il taglio delle lame di luce che partono dal basso verso l’alto proprio ai due lati del proscenio.

Sunday, 01 February 2015 00:00

L'ossessione estetica di Pirrotta

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Le tre fila di veli, che scendono candidi e che servono a dare la sensazione dell’onirico, del dormiveglia, del ricordo, per cui i corpi degli attori ci arrivano soffusi, prima di assumere consistenza effettiva. Le luci violacee ed azzurre, momentanee, che decorano la penombra complessiva dello spettacolo, traversato talora da squarci bianchi, declinanti, caravaggeschi. Una radio che cala dall’alto, per fare memoria di una voce che non parla più.

Friday, 30 January 2015 00:00

Ti amo

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Troviamo già un attore in scena mentre prendiamo posto nel Ridotto del Mercadante. La scena è vuota. Il fondale è nero e spesso. Un nero solido. Il corpo è immerso nel buio. Illuminato solo da sprazzi di luce. Percorre nervosamente la scena. È vestito solo della biancheria intima. Bianca come la luce. È magro. È giovane. Ha una massa di capelli neri ricci. All’improvviso il brusio tace. Lo spettacolo ha inizio. Entra in scena il secondo attore. È magro. È più alto. I capelli sono biondi. Tagliati molto corti. Anche lui indossa solo la biancheria. E occhiali tondi dalla montatura dorata. “Buonasera! Benvenuti!... Ciao!”.

Thursday, 29 January 2015 00:00

Sul Lutero di Teatro in Fabula

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(premessa)
Ho incontrato Le 95 tesi poco meno di un anno fa. Fui invitato ad assistere a una prova generale, svolta all’interno di un’aula universitaria occupata. La prova fu incerta, ancora acerba, forse non curata del tutto. S’intuivano movimenti di scena interessanti, una regia meticolosa e una buona interpretazione complessiva degli attori ma mi sembrò vi fossero scompensi, dimenticanze e l’uso di toni eccessivi e superflui.

Wednesday, 28 January 2015 00:00

il gioco, la caricatura

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Il doubling attoriale. Gli intermezzi musicali, durante i quali avvengono brevi siparietti cabarettistici. L’entra-ed-esci dalla recita, con l’attore seduto di lato e visibile al pubblico. Lo smascheramento scenografico, per cui una scatola di cartone si rivela una slot. La parete di fondo, composta da gratta-e-vinci scaduti e che funge da segno tematico. La prima immagine, che fa da prologo argomentativo mimando il gioco delle tre carte. L’inserimento di monologhi-confessione in una trama dialogica. L’esposizione in ribalta, in pieno faro, diretta agli spettatori, rarefacendo la plausibilità della quarta parete. Gli spot comici, sonoro oltre-palco che determina lo stacco tra una scena e una scena. L’andamento episodico, volutamente didascalico. L’immedesimazione momentanea, senza continuità, a smentire ogni possibile verosimiglianza recitativa.

Wednesday, 28 January 2015 00:00

Badù e il lungo percorso verso la libertà

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Badù Re, anzi leone è un piccolo gioiello dei Kismet OperA, una compagnia storica del teatro per ragazzi. L'alchimia di questo spettacolo risiede nella capacità di ricreare un'atmosfera visiva e musicale armonicamente calata nel ritmo e nella cultura africana.

Mirabilia, ideato da Gabriella Zeno, coreografa e performer napoletana, è uno spettacolo di teatro-danza che vuole proporsi come studio sul tema del martirio, analizzato da vari punti di vista che mostrano la quantità di casi reali, sociali, umani in cui si commette e si subisce violenza. Martirio, infatti, per le scelte della regista, significa infanticidio, femminicidio, annegamento dei clandestini che vogliono raggiungere l’Occidente, la degradante condizione politica dell’Italia e le odierne guerre che disseminano odio e paure nel mondo. Insieme alle danzatrici/attrici Ambra Marcozzi e Rosaria Clelia Niola, lo spettacolo è pensato come un susseguirsi di episodi, scanditi dal buio/luce, dove la sofferenza, il disturbo e la follia fuoriescono dai percorsi psicologici che compiono i personaggi.

Tuesday, 27 January 2015 00:00

Il reale e l'irreale

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Verità e illusione, spazio reale e spazio fittizio, dimensione temporale variabile fra un tempo presente e la sua astrazione: questa la cornice che incastona Lo zoo di vetro di Tennessee Williams nella sua forma scritta; questa anche la forma che assume in assito nell’adattamento che ne ricava Arturo Cirillo. Testo per il quale l’autore intese fornire minuziose note di regia circa l’allestimento, cionondimeno lo stesso Tennessee Williams, nelle medesime note, attribuiva alla libertà registica di chi l’avesse messo in scena una certa qual libertà inventiva, in grado di tradurre, in maniera espressionistica ed antinaturalistica, il dramma di piccole esistenze che scolorano, languono e infine frantumano, confinate in uno spazio meschino che è specchio rifratto di chi vi abita.

Leggera, eppure in direzione ostinata e contraria, una navicella raggiunge il porto. Qui, dove una partenza ha il valore di un ritorno, l’approdo.
Così, a gettare l’ancora al Teatro Nostos è un sorriso che pensa: qualcosa che accade, in verità, di rado e che ad un clown che si dica del tutto attore  appartiene come il senso della vita (sconosciuto ma, essenzialmente, trovato e compreso; sensibilità di cui l’arte ed il talento si fanno strumenti di parola, nelle stanze dei silenzi). Il pensiero è nel sorriso del maestro Vladimir Olshansky, che inaugura la prima rassegna di questa nuova moralità teatrale di cui il Nostos si fa custode e portavoce: Approdi, appunto.

Sunday, 25 January 2015 00:00

Performance = vita

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Il Teatro Bellini ha inaugurato una stagione ricca di danza per questo 2015 ospitando spettacoli di artisti nazionali ed internazionali per la gioia degli spettatori curiosi ed attenti alle novità ed alla sperimentazione. Antony Rizzi, ideatore di An attempt to fail at ground breaking theatre with Pina Arcade Smith, spettacolo performativo di stile americano underground, ha origini italiane ma vive in Germania e lavora in tutto il mondo, vantando un curriculum tersicoreo super-professionale (ha lavorato per quasi vent’anni come assistente e danzatore di William Forsythe, danza attualmente nelle produzioni di Jan Fabre ed è stato performer di Bob Wilson), ed è approdato in questi giorni proprio a Napoli con un lavoro sui generis.

Sunday, 25 January 2015 00:00

"Scannasurice": un requiem sempre attuale

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Scannasurice, è un testo di Enzo Moscato scritto negli anni '80, agli esordi della sua carriera di drammaturgo. In quest'opera, lo sguardo potente e affilato possiede già quello 'zoom' regolabile capace, allo stesso tempo, di avvicinarsi dolorosamente e allontanarsi in un commosso distacco da un'umanità ferita a morte, che si dibatte per non perire.

il Pickwick

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