“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Saturday, 14 February 2015 00:00

Venite a sognare con me

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A sipario chiuso si sente come il fischio di un treno, o forse un lamento, misto al cinguettio di uccelli e poi la tela rossa si apre, scoprendo una luce blu davanti ai nostri occhi, un blu irreale, che sa già di sogno, di fiaba. Sul blu del fondale si proiettano le silouhettes di tre vecchie: una sembra la vecchia del Carnevale, con il naso bitorzoluto e la gobba, un’altra sembra una janara con i capelli scarmigliati, la terza ha il naso adunco da strega o da befana. Ma forse sono solo tre vecchie nonne, dalla voce chioccia e cavernosa, che ci prendono per mano e ci fanno entrare nel regno incantato della fiaba. “Ric’ ca ce steva 'na vota ‘o paese d’Arzano 'na femmena, la quale ogne anno scarrecava 'no figlio mascolo...”. La donna si chiama Zeza (come la compagna di Pulcinella in tanti canovacci...) e un anno finalmente riesce a dare alla luce una femmina, cui mette nome Gianna, ma la vecchia vammana (la levatrice) si confonde, mette il segnale sbagliato e i sette fratelli maschi prendono la via e camminano camminano camminano fino ad arrivare a casa di un orco, che viveva in un fitto bosco...

Tennessee Williams definì Lo zoo di vetro “un dramma della memoria”, inteso nella duplice lettura realistica della descrizione dei rapporti tra i personaggi e nella dimensione onirica della rappresentazione del tempo della storia. In scena, con la regia di Arturo Cirillo, non solo si è assistito al dramma della memoria, ma alla tragica celebrazione dell’assenza e del vuoto, inteso come una potente carenza affettiva che dilaga dal microcosmo familiare alla società e all’analisi esistenziale. Cirillo, infatti, sceglie una messa in scena calcolata per sottrazione degli elementi scenici, pochi e simbolici, per lasciare spazio alla potenza espressiva del testo, ai dialoghi, ai movimenti, alle entrate ed uscite di scena che si leggono come ingressi ed uscite dal ricordo.

Friday, 13 February 2015 00:00

Il prima e il dopo

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C’è un prima e c’è un dopo. C’è quel che siamo e quel che diventiamo. Ci sono eventi che rappresentano cesure, fratture, nella storia personale e collettiva. Ci sono fratture che più propriamente definiremmo “faglie”; non a caso, perché il prima ed il dopo che ci ritroviamo ad ascoltare e a nostra volta a riportare, racconta proprio di una faglia, racconta del terremoto del 1980, dell’Irpinia, di uno squarcio profondo, nella terra e nelle vite di coloro che l’abitavano quella terra.

Thursday, 12 February 2015 00:00

Omnia ab uno et in unum omnia

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Tramutare e confondere luci, ombre ed oggetti dando vita ad immagini oniriche; aprire porte sconosciute che si affacciano su un panorama quasi esoterico, in cui il fisico ed il metafisico si uniscono secondo calcoli e geometrie tridimensionali attraverso l'illusione, liberando l'inconscio.
È questa l'ottica spiritualistica in cui si inserisce Alchemy l'ultima crezione pensata da quel genio visionario che è Moses Pendleton, padre dei Momix, l'acclamata compagnia statunitense di danzatori-acrobati che ogni anno gira il mondo con spettacoli astratti e multimediali. La performance dura circa un'ora e venti minuti ed è divisa in due parti intitolate rispettivamente Quest for Fire Water e Led into Gold.

Thursday, 12 February 2015 00:00

Pirandello d'annata (1923)

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Pochi sanno che – nell’agosto del 1915 – Luigi Pirandello incontra sua madre, morta pochi mesi prima. Si tratta di una rievocazione letteraria e avviene in Colloqui coi personaggi: Pirandello se la rivede, quest’ombra diventata “ombra solo da jeri”, seduta sul seggiolone della casa di Girgenti, investita d’un riflesso caldo di sole, “fragrante di mare”, accanto a una vetrinetta piena di suppellettili da cucina mentre – dalla grossa finestra – entra il rumore dei carri, della solita vita. “Ma come Mamma, tu qui?” dice Pirandello, preso da una tristezza infinita, da un abbattimento letale. Muore così una seconda volta la madre – ci dice il racconto – giacché riapparendo com’era allora, la Madre certifica che quel tempo di Girgenti è finito, che Pirandello adesso deve pensarla defunta, sparita per sempre, diversa da com’era e da come continuava ancora a immaginarsela lui: nel sole, sul seggiolone, accanto alla vetrinetta. “Quella stessa realtà di vita che per tanti anni, così da lontano, t’ho data sapendoti realmente seduta là in quel cantuccio” adesso termina e Pirandello ne piange: “piango” – le dice – perché tu non puoi più dare “a me, alla mia realtà, un sostegno, un conforto”. Piange perché è costretto a prendere atto del presente, facendo terminare il passato.

Wednesday, 11 February 2015 00:00

Essere o non essere teatro

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Tante sedie, mele sparse o forse posizionate proprio in maniera geometrica, il pubblico non se lo chiede ma è attento ad osservare la donna che entra in scena, in uno spazio che non sembra essere il palcoscenico, è più intimo, è uno spazio allargato che comprende un io che non si cerca ma si scopre.

Thursday, 12 February 2015 00:00

Montaggio teatrale

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Mi sono interrogato per più di un giorno intero e ho iniziato la recensione molte volte. L’ho scritta, finita, firmata, poi l’ho cestinata. In quell’articolo – che non sarà quest’articolo – c’era la trama, le sue traiettorie rigorose, il racconto di una struttura drammaturgica che mi sembrava costituita da sei personaggi e, in particolare, da due coppie speculari e una figura a fare da perno, da fulcro, da congiunzione. Un articolo complesso, difficile da leggere, nel quale non c’era un’analisi lineare ma una frastagliata offerta di contenuti, di traiettorie, di prospettive. Quell’articolo rifletteva – di fatto – la natura apparente dello spettacolo di Benedetto Sicca, Il silenzio dei cassetti.

Tuesday, 10 February 2015 00:00

Scarpe da gettare

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Nei Paesi anglofoni si traduce il nostro motto “mettersi nei panni degli altri” con “indossa le mie scarpe”, cioè fai il mio cammino, guarda il mondo dal mio punto di vista. La pièce Scarpe di Mizan – Traversata sulla fuga e altri fossi è la storia dell’albanese, forse slavo, Mizan che ha vent’anni e il sogno comune a tutti quelli che fuggono dalle loro miserie per inseguire il miraggio dell’Europa e del benessere. Vi sono pochi elementi sulla scena che simboleggiano il passato del giovane, a sinistra un piccolo canotto che poggia su un materassino rosso sangue, a destra c’è un manichino con pantaloni e giubbottino che è sdraiato su degli pneumatici, con una mano tesa verso l’alto.

Wednesday, 11 February 2015 00:00

Il Signor de Molière nella Stanza Blu

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Una premessa sulla Stanza Blu: idea e luogo.
La Stanza Blu è un progetto di Le Nuvole nato per offrire ai più giovani i grandi testi della tradizione teatrale. In origine l'idea è stata quella di intrattenere bambini e ragazzi con una versione ridotta del medesimo testo che, contemporaneamente, veniva portato in scena nelle sale 'ufficiali' del Teatro Mercadante, in modo da offrire ad un pubblico anagraficamente eterogeneo sia una versione adulta e integrale, che una più giovane e ridotta. Le famiglie, quindi, avrebbero potuto recarsi al completo a teatro per fruire alla medesima ora di due diverse versioni, collocate in diverse sale: grandi/sala grande; piccoli/Stanza Blu.

Tuesday, 10 February 2015 00:00

Per affermare identità stabili

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Identità migranti di Cinzia Cordella ha debuttato venerdì al Nuovo Teatro Sanità e racconta attraverso voci, musica, canto e corpo storie di donne costrette a violenze, lotte, pressioni domestiche e religiose e che sono alla ricerca delle loro identità integre, del rispetto verso il loro valore, dell’affermazione del loro essere donne.

Monday, 09 February 2015 00:00

Primi appunti su "Il bombarolo"

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Questa non è una recensione o meglio: non lo è in senso classicamente critico. È una sorta di ragionamento fatto di note, di primi appunti, che si dichiara insicuro tanto quanto è insicuro uno spettacolo appena nato e che comincia a dare prova di sé. Il bombarolo va in scena in prima nazionale a Sala Ichòs. Ilinx Teatro, un giovane collettivo milanese, che si propone – in questo caso – con la regia di Nicolas Ceruti e l’interpretazione di Luca Marchiori. Si può scrivere una parola definitiva, nel tono e nella valutazione, su qualcosa che sta nascendo mentre lo vedo? Piuttosto provo ad accompagnarlo – Il bombarolo – in vista d’incontri futuri. Il lavoro, nel frattempo, cambierà, troverà nuove forme, sottrarrà immagini o parole attuali sostituendole con immagini e parole che non esistono ancora e io ne tornerò a scriverne: a mia volta in maniera differente.

Tuesday, 03 February 2015 00:00

Buona la prima per "MuRu Comedy Live"

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È raro poter assistere ad una Stand-Up Comedy a Napoli, ma lo scorso venerdì sera Maurizio Capuano (attore della Compagnia Naviganti InVersi) ha dato sfoggio della sua elegante versatilità nel fare satira, tanto da inaugurare un ciclo di spettacoli che si configureranno non solo in tal senso ma anche come vere e proprie commedie, cene con delitto, cabaret che andranno in scena fino al 20 febbraio.

Saturday, 07 February 2015 00:00

Dov'è la tragedia di Molière?

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(La finzione)
Belina finge di amare Argante: in realtà lo detesta. Cleante ama Angelica ma è costretto a fingere di non amarla, fingendosi il suo maestro di musica. Angelica, a sua volta, finge di poter forse amare un giorno Tommaso, ma in realtà ama solo Cleante. Cleante e Angelica, per dire a tutti del loro amore, si fingono interpreti di una commedia musicale che non è mai stata scritta. Invita alla finzione il notaio Bonafede, suggerendo raggiri illegali per passare in eredità il patrimonio.
Ancora. 

Friday, 06 February 2015 00:00

Zombi chi può, disse l'attore

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Lontano il tempo in cui all’attore si destinava un manto di terra sconsacrata a fargli sepoltura; oggi l’attore è un “non morto” che attraversa la vita; di più, un uomo che vive la condizione di morto vivente attraversando la scena, il suo feretro si chiama teatro. Bisogna morire per vivere; morire e farsi zombi (senza la e finale), perché è su un presente decomposto che si può foraggiare la costruzione di un futuro possibile.

Friday, 06 February 2015 00:00

Buono, fino a morirne

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Avvicinatevi. Prendete un biglietto. Non vi spaventi il freddo o il maltempo. Chiudete i cappotti, scendete giù in sala, tra le poltrone blu, fino al palco e lasciatevi riscaldare dallo spettacolo. “Perché noi questo teatro lo vogliamo!”, come grida una signora della prima fila agli attori. “Ripeta, la prego” le risponde uno degli attori chiedendo una replica alla spettatrice. “Vogliamo questo teatro, vogliamo il teatro”.
Finalmente ha riaperto il TAN, il teatro messo in un angolo dalle istituzioni, valorizzato dai cittadini e poi fatto chiudere dalla burocrazia. Ha riaperto con le sue forze, finalmente agibile ma dall’aspetto ancora precario, come se fosse appena guarito da una malattia. Ce l’ha fatta grazie a tutti quelli che lo amano e che questo teatro lo vogliono.

il Pickwick

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