Teatro La ribalta di legno
«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».
Il Théâtre de Poche accoglie con la sua ritualità capovolta: si scende nel fondo, in un antro che al suo ingresso reca impressa una tabella che lo identifica come “cueva de los deseos”, si attraversa una soglia che immette direttamente sul palco, dal palco si guadagna la platea, nel cupo, nell’ombra: tocca attraversare la scena per diventare spettatori.
Fedra, antico mito ellenico, non è così lontana da noi, in fondo. Solo una membrana messa come quarta parete ci separa da lei, ci ricorda lei dovunque, anche sui pannelli laterali dove si staglia l’immagine marmorea della donna cretese con occhi vivi e reali.
- Fedra
- Diritto all'amore
- Eva Cantarella
- Consuelo Barilari
- Galatea Ranzi
- Marco Avogadro
- Andrea Nicolini
- Liliana Iadeluca
- Paola Ratto
- Festival dell'Eccellenza al Femminile
- Schegge di Mediterraneo
- Phaedra
- Teseo
- Minotauro
- Minosse
- Euripide
- Racine
- Seneca
- Gabriele D'Annunzio
- emancipazione femminile
- autodeterminazione
- Ippolito
- La donna che visse due volte
- galleria toledo
- Jules Dassin
- Alfred Hitchcock
- Paola Spedaliere
- Il Pickwick
In questi anni siamo stati abituati a un “teatro civile” che è forte delle sue argomentazioni (spesso dette a un pubblico già consenziente alle stesse); “civile” perché ha ragione, "civile" perché è memore di chi andava ricordato, "civile" perché è pulito rispetto alla melma che ci inonda e a cui si contrappone moralmente: facendo testimonianza dal palco. Ci siamo assuefatti – in questi anni – alla retorica del "teatro civile" che salva un quartiere, che è dalla parte del giusto, che merita un consenso quasi preventivo, di fatto inevitabile: indipendentemente dal modo in cui fa teatro.
Mela granata, colore del sangue, colore di gocce che stillano dal cuore; Mela granata, passioni violente di un mondo ancestrale, fatto di scene rurali, rituali tribali, amori carnali; Mela granata è una storia tinta di rosso, intinta nel rosso; storia di passioni che si fa messinscena compiuta. La scena che l’accoglie è uno spazio cintato, nudo steccato su tre lati conchiude – lasciano aperta la quarta parete – il luogo dell’azione scenica, delimitandolo e designandolo come un’enclave, luogo che si sottrae all’esterno, che rapisce se stesso per vivere in se stesso.
- Mela granata
- Giuseppe Giannelli
- Fulvio Arrichiello
- Rosalia Cuciniello
- Rosaria Esposito
- Gabriele Savarese
- Buket Kilnamaz
- Carla Orata
- Nunzia Russo
- Viola Pinelli
- Daniela Esposito
- Simone Sannino
- Barbara Lombardi
- Peppe Zinno
- Anna Esposito
- Nina Borrelli
- Medea
- dramma agreste
- Madonna delle Galline
- Teatro Sala Ichòs
- Michele Di Donato
- Il Pickwick
Un Peter inconsueto, che indossa abiti ottocenteschi e sembra uscito da un romanzo di Charles Dickens, fa il suo ingresso con un grande mappamondo. Con ampi gesti da mimo inizia una serie di evoluzioni con la palla/mondo che, dapprima, si lascia dominare dall'acrobatica camminata di Peter e poi si rifiuta di fargli poggiare la parte dove non batte il sole trasformandolo, così, in un Chaplin indispettito. Si rivolge ai bambini invitandoli a tornare, con la memoria, in un tempo altrove, quando loro avevano ancora le ali e, a lui, era scappata l'ombra: è allora che era avvenuto il loro primo incontro − "ricordate?" − ed è allora che incontrò per la prima volta la bella Wendy e suo padre, il "molto scienziato" Arturo.
- Peter Pan
- Una storia di pochi centimetri e piume
- Fabrizio Visconti
- Rossella rapisarda
- Davide Visconti
- Simone Lombardelli
- Paride Pantaleone
- Claudio Micci
- charles dickens
- Tempi difficili
- Hard Times
- Thomas Gradgrind
- Wendy
- Alice nel Paese delle Meraviglie
- Mille e una notte
- Capitan Uncino
- Teatro Galilei 104
- Teatro Le Nuvole
- Stabile d'Innovazione Ragazzi
- Fabiola e Francesco
- Grazia Laderchi
- Il Pickwick
Sul palco del Teatro Nuovo, in fondo, quasi poggiate a terra, vi sono delle lettere bianche con delle piccole lampadine che formano il nome del protagonista Tony P., Tony Pagoda, che si trova a sinistra mentre fuma una sigaretta ed ha di fronte una ragazza che lo assiste. Indossa una vestaglia, sotto cui si intravede una camicia rossa ed un vestito scuro. I capelli sono lisci, di colore castano-rossiccio, con un lungo ciuffo attaccato alla fronte che quasi poggia sulla montatura scura degli occhiali simili a dei Rayban.
Nel foyer proiettano la pubblicità delle banane, quelle col bollino blu e la signorina con il cappello alla Carmen Miranda carico di frutta. La proiezione avviene su una cassetta per la frutta con sopra un casco di banane. In mezzo alla sala, mentre chiacchiera con gli amici, un ragazzo sta mangiando una banana. Ci raggruppiamo, spegniamo i cellulari perché tra poco in sala andrà in scena Banane di Francesco Lagi. Il titolo provoca già un sorriso e tutta l’atmosfera rilassata dell’ingresso lascia intendere che si tratterà di una commedia. All’uscita, seppure divertiti, non ne siamo più tanto sicuri.
Chi si ama quando si ama davvero? L’interrogativo, all’apparenza banale, in realtà sottile, è il cavallo di Troia attraverso cui del tema più caro ai poeti imbastisce ordito per prendersi la scena Éric-Emmanuel Schmitt: due uomini e l’amore per una donna, due solitudini confinate ai confini del mondo, in un’isola nordica a cavallo del Circolo Polare Artico; uno scrittore premio Nobel ed un sedicente giornalista sono i protagonisti di una pièce imperniata su un sottile e raffinato psicologismo, scandaglio gettato in quell’abisso tenebroso che è l’animo umano, col suo groviglio di sentimenti inesplicabili, col suo rimanere ostaggio dell’ineffabile, dell’indicibile, anche quando a dirne è chi di parole (dette, scritte) vive, e chi infine al proprio sentire (non detto, parzialmente scritto) sopravvive.
(Luca e Anna)
Luca e Anna sono davvero Luca e Anna? Si stanno davvero lasciando, dopo aver trascorso una parte della loro vita assieme? Clôture de l’amour è davvero una trama sentimentale, un’emotiva vicenda d’addio? Ciò cui assistiamo è – davvero – un Lui che accusa Lei, una Lei che risponde a Lui, prima che Lui e Lei prendano strade differenti?
Verso la scena il teatro indirizza il suo Wallace
Written by Grazia Laderchi - Michele Di DonatoVerso Occidente l’Impero dirige il suo corso è un titolo importante e pregno di significati premonitori, e predispone alcuni spettatori a titaniche attese che hanno qualcosa a che fare col ricevere una certa wallaciana 'fitta al petto'. Trattatasi, infatti, del medesimo titolo di uno dei libri più cult di una generazione scritto da David Foster Wallace. In quel piccolo capolavoro l'autore compie un audace esperimento e allo stesso tempo un parricidio, in pratica riprende uno dei più celebri racconti metafiction del suo 'maestro' John Barth, Perso nella casa stregata (racconto definito dallo stesso Wallace come la chiamata alle armi della metafiction postmoderna), per farne una sottile parodia non priva di omaggi rivolti al maestro.
- Verso Occidente l'Impero Dirige il suo Corso
- David Foster Wallace
- John Barth
- Perso nella Casa Stregata
- McDonald's
- Roland McDonald
- consumismo
- romanzo postmodermo
- metafiction
- Luca Bargagna
- Valeria Almerighi
- Viviana Altieri
- Vincenzo D'Amato
- Luca Mascolo
- Massimo Odierna
- Sara Putignano
- Edoardo Aruta
- Daniele Alef Grillo
- Francesco Morgante
- Maria Piccolo
- BluTeatro
- Teatro dell'Orologio
- Teatro Piccolo Bellini
- Grazia Laderchi
- Michele Di Donato
- Il Pickwick
La scenografia di Arancia meccanica non c’è perché il palco è una scatola nera dove la scena è dipinta da fasci di luce bianchissima, tridimensionalizzata dalla musica quasi sempre presente e chiaroscurata dalla gestualità, dagli abiti e dai pannelli scorrevoli come altri elementi di scena. In questo modo l’attenzione è tutta rivolta all’analisi dei personaggi completamente calati in un quotidiano fatto di slang linguistico chiamato Nadsat, di violenza allo stato puro che decontestualizza l’asse temporale della vicenda, ambientata in un futuro ormai divenuto presente.
- Arancia meccanica
- Anthony Burgess
- Stanley Kubrick
- Gabriele Russo
- morgan
- Alfredo Angelici
- Martina Galletta
- Sebastiano Gavasso
- Giulio Federico Janni
- Alessio Piazza
- Daniele Russo
- Paola Sambo
- Chiara Aversano
- roberto crea
- Salvatore Palladino
- nadsat
- ultraviolenza
- Thomas Hobbes
- Gottfried Wilhelm von Leibniz
- homo homini lupus
- Teatro Bellini
- Paola Spedaliere
- Il Pickwick
Poco pubblico popola la piccola Sala Assoli. Peccato. Voglio sperare perché è martedì sera e il tempo è un po’ incerto. Oppure perché lo hanno già visto Wrong Play, My Lord. Spero non fosse per il timore dello spettacolo in inglese, perché tra la sinossi e la recitazione caricata degli attori l’azione scenica è perfettamente evidente. Potranno sfuggire i gustosissimi giochi di parole, ma il risultato finale, la sostanza comunicativa, il potere performativo dell’agire scenico non ne sono depotenziati.
La verità del teatro, la finzione dello schermo
Written by Michele Di DonatoAndrea Cosentino è un attore che mette in scena il gioco dell’attore; nel senso che, nel suo occupare la scena, diverte col gioco dei ghirigori concentrici in cui incastra i piani di senso, costruendo in assito un sistema di scatole cinesi dal quale emergono tanti quadri di un’unica galleria. E l’esposizione, in diretta da Telemomo' è un gioco di mescola sapiente, una satira esilarante, che sovrappone i piani, li ribalta e li compone ammiccando al pubblico, rendendolo partecipe e consapevole del gioco del teatro, e del gioco consapevole che il teatro fa sulla televisione.
La danza di Sieni è umanità del corpo. Questo è il “principio” che ha tenuto insieme lo spettacolo che ha debuttato in prima regionale al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino e che narra la vita delle passioni di un uomo. Sieni ha deciso di mettere in scena, liberamente, l’archeologia della passione di Cristo, non in senso religioso-spirituale ma in senso propriamente umano, limitato, sentito e dal punto di vista del gesto e del corpo.
- Dolce vita Archeologia della Passione
- Virgilio Sieni
- Archeologia delle passioni umane
- Giulia Mureddu
- Sara Sguotti
- Jari Boldrini
- Ramona Caia
- Maurizio Giunti
- Giulio Petrucci
- Claudia Caldarano
- Marjolein Vogels
- Daniele Roccato
- Fabio Sajiz
- Giulia Bonaldi
- Giovanna Amoroso
- Istvan Zimmermann
- Plastikart Studio
- Romaeuropa Festival
- ERT Emilia Romagna Teatro
- Associazione Teatrale Pistoiese
- Compagnia Virgilio Sieni
- Passione di Cristo
- Biennale di Venezia
- CANGO
- danza
- Accademia sull'arte del gesto
- Teatro Carlo Gesualdo
- avellino
- Gesualdo danza
- simona perrella
- Il Pickwick
Baricco: sugli squarci del tempo e gli incantesimi degli amanti
Written by Grazia LaderchiIl primo gesto che compie Alessandro Baricco, accomodandosi alla scrivania al centro dell'assito, è un gesto accademico frequente e tipico dei 'professori' più carismatici, quelli le cui lezioni registrano sempre il tutto esaurito e gli studenti si presentano con ampio anticipo per accaparrarsi i posti migliori; quelli che alla fine della lezione vengono accerchiati e presi in ostaggio per un'ultima domanda, un ultimo scambio di battute, al quale non si sottraggono mai, e che per questo saranno sempre in ritardo su tutto perché la gente vuole unire il proprio tempo al loro in un attimo che si spera non finisca mai.
- Palladium Lectures
- Alessandro Baricco
- Rivoluzione francese
- Tuileries
- Lev Tolstoj
- L'amore ai tempi del colera
- Gabriel Garcìa Marquez
- Romeo e Giulietta
- william shakespeare
- Odissea
- Omero
- Totem
- Kate Moss Sul gusto
- Tucidide Sulla giustizia
- Marcel Proust Sulla scrittura
- Luigi XVI Sul tempo
- Teatro Nuovo
- Grazia Laderchi
- Il Pickwick