“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Tuesday, 31 March 2015 00:00

"Troiane": la lezione di Euripide

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Le Troiane ha inizio quando tutto è finito. Troia, la grande capitale dell'Asia, è caduta preconizzando l'archetipo della distruzione e della caduta di un regno. In questo scenario di macerie e morte Euripide si ferma/sofferma sul destino dei vinti per edificare su quelle macerie ancora fumanti il dramma della stasi e del dolore. Quasi quattrocento anni dopo l'Iliade, il nastro viene riavvolto per fermare l'azione omerica calando la cinepresa tra le pene di un intero popolo sconfitto.

Saturday, 28 March 2015 00:00

Nessuno tocchi Caino

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In una profonda semioscurità si staglia netto il cerchio bianco al centro del palco composto da tante mele, pere, ananas e altri tipi di frutta tutta bianca e un albero stecchito che pende dall’alto, capovolto, dello stesso colore degli altri oggetti. Al centro di questo cerchio vi è un uomo sdraiato ed un altro in piedi al di fuori della candida circonferenza. Indossano entrambi la stessa maglietta bianca e dei pantaloni blu al ginocchio. Sembra una divisa da bambini. L’uomo entra nel cerchio, si accoccola alle spalle dell’altro, poi inizia a muoversi carponi a terra come gli animali emettendo suoni gutturali: sembra stia cercando di svegliarlo.

Saturday, 28 March 2015 00:00

Appunti sul Vanja di Sepe

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Simili a figure pirandelliane che, trovato l’autore, ristagnano in palco in attesa di cominciare la recita, i personaggi dello Zio Vanja di Pierpaolo Sepe emergono lentamente, immersi in una fredda luce iniziale. Creature del pensiero, immaginazioni cechoviane diventate figure eterne, appaiono in un ambiente semivuoto, teatrale nella sua nudità: le mura dell’edificio del Mercadante, col sistema di ventilazione a vista, i grossi tubi d’alluminio, un estintore, la porta nera che dà sul retro del teatro e verso l’esterno (quando è aperta s’intuiscono scale in muratura, un’inferriata, il frammento di un palazzo). Guardano la platea, piuttosto che guardarsi, non muovendosi ancora: c’è chi riposa, chi attende in piedi e sul fondo, chi sta in ginocchio, chi su una seggiola: tutti in attesa di compiere il primo gesto.

Friday, 27 March 2015 00:00

"Orchidee", un atto di sopravvivenza

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Magmatico affastello, esperienza teatrale plurima e variata, Orchidee di Pippo Delbono si offre allo spettatore come un condensato dell’esperienza, di vita e di scena, dell’artista, raccontando come di una s’intrida l’altra e viceversa. Porta in scena la sua vita, Pippo Delbono, suscitando una tenerezza memoriale accorata e delicata, che muove (e sommuove) dal ricordo della madre per farsi occasione d’incontro sociale e collettivo; citando Bergman come una dichiarazione programmatica, Delbono, con la sua voce microfonata e continuamente resa gonfia da quel pizzico di sopraffiato che ne conferma lo sforzo d’attore, proclama: “Il teatro dovrebbe essere solo un incontro tra esseri umani. Tutto il resto serve solo a confondere”.

Wednesday, 25 March 2015 00:00

Pinacoteca teatrale

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Berlino 1953: rivolta operaia sedata col sangue, l’Armata Rossa reprime, il Partito Comunista della DDR s’indigna contro un’insurrezione “reazionaria e al soldo dell’ideologia imperialista”. Commenta Bertolt Brecht: “Visto che il partito ha sempre ragione, sarà meglio sciogliere questo popolo ed eleggerne un altro”. Partiamo da Brecht perché da Brecht ci pare opportuno partire per parlare di questo Quadri di una rivoluzione di Tino Caspanello; messinscena dalla semplicità apparente, che si snoda attraverso una quadreria interpretativa lunga undici scene, racconta una distopia articolata sviluppando una drammaturgia estremamente raffinata nel descrivere gangli e meccanismi che sottendono alle dinamiche politiche della rivolta e della repressione, del rivoluzionarismo e del complottismo.

Wednesday, 25 March 2015 00:00

Secondo grado di giudizio

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L’ancella, abituata a mantenere le bestie, tiene con tutta la sua forza il possente uomo sdraiato sul suo giaciglio e ormai ubriaco. Giuditta, la padrona, gli taglia la testa stando attenta a non sporcarsi col sangue il bel vestito. Così Artemisia Gentileschi ritrae la storia di Giuditta e Oloferne. Due donne per uccidere un uomo. All’interno della rassegna dedicata alle donne dal Nuovo Teatro Sancarluccio, Artemisia Gentileschi è sotto processo, nello spettacolo di Mirko Di Martino.

Tuesday, 24 March 2015 00:00

Quel tunnel cieco chiamato Italia

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La scena rappresenta l’interno del bar Italia, come si deduce dall’insegna luminosa con i colori della bandiera, con un lungo tavolo verso il fondo e delle sedie su cui sono appoggiati vari abiti, poi vi sono una grossa cassa sulla sinistra dell’assito e un’altra più piccola sulla destra. Entrambe sono coperte da cartoline di luoghi di vacanza, dalla foto di una grossa palma e perfino dallo stemma dell’Inter. Il bar è gestito da una donna di mezza età un po’ svampita che si chiama Italia e dal suo giovane socio, che è anche il suo compagno, Tiresia, non vedente, che è subito in scena sulla prima cassa a sinistra con indosso solo un logoro giubbotto di pelle e delle mutande rosa come le scarpe da ginnastica.

Tuesday, 24 March 2015 00:00

La voce di voci di Chiara Guidi

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Assisto, in due giorni, a Relazione sulla verità retrograda della voce e a Tifone: non c’è modo, altrimenti, per cercare di comprendere il lavoro che svolge Chiara Guidi. Essere spettatore solo dell’uno o dell’altro appuntamento, infatti, genera una mancanza che inficia la valutazione e determina una parzialità d’analisi irrecuperabile e questo perché la Relazione è, di fatto, la teorizzazione di un metodo mentre Tifone è la messa in pratica esemplificativa del metodo stesso. Insomma: siamo al cospetto della condivisione di una tecnica che viene chiarita così come viene chiarita agli studenti dell’università o ai partecipanti di un laboratorio (Relazione) e della quale (Tifone) si dà poi una dimostrazione applicata.

Sunday, 22 March 2015 00:00

Alla ricerca del “grande io”

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Ambra Angiolini è V, protagonista del testo di Stefano Benni dal titolo La misteriosa scomparsa di W., nel riadattamento teatrale di Giorgio Gallione. L’attrice, che in questo spettacolo è per la prima volta da sola su un palcoscenico di teatro, approda a Napoli, al Teatro Nuovo, dopo già cinque anni di “viaggio” del testo.
Questo è formidabile, divertente, dissacrante, folle, burlesco, ironicamente critico della società e degli individui. Parla della storia di una donna apparentemente qualsiasi, ma invece folle, quasi magica, animata dal desiderio e bisogno di amore ("e in quell’attimo, miracolo, per la gioia a tutti i parenti ricrebbero i capelli, e una suora cresimina si spogliò dalla sua palandrana rivelando un corpo stupendo, abbronzato, nato per l’amore…") e che ripercorre ironicamente la sua vita, dialogando con i tanti pezzi di sé, alla ricerca dell’incontro con la sua metà complementare, ovvero W.

Friday, 20 March 2015 00:00

Il punto improprio

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Mentre il sipario si apre, si sente un forte scroscio di pioggia, poi uno sparo. La scena presenta una grande stanza grigia dalla quarta parete posizionata storta con i muri laterali che si restringono e convergono verso una parete di fondo aperta su un esterno dove si vede scendere la pioggia in una notte buia. Molte scritte su questi muri e queste due aperture fanno somigliare questa stanza a una grotta angusta e soffocante. Due scrivanie sono poste quasi una di fronte all’altra. Un inquietante orologio senza lancette si trova sopra una di esse sulla sinistra del palco. In seguito verranno aperti due pannelli laterali pieni di libri e di carte.
Su tutto predomina il grigio, il rumore della pioggia e dei tuoni.

Saturday, 21 March 2015 00:00

Un animo in movimento

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Io sono rimasto a Napoli mentre mia sorella abita a Prato e, perciò, abitano a Prato anche le mie due nipoti, che vedo un paio di volte l’anno. L’amico con il quale ho vissuto, fianco a fianco, gli anni del liceo e dell’università lavora a Milano; ho una cugina a Faenza, un cugino a Trieste ed un altro a Brema mentre il vicino di casa con cui mi scambiavo il giornale, sul pianerottolo – io gli portavo Il Manifesto, lui mi rendeva Repubblica, così da leggerne due al prezzo di uno – adesso vive in Lussemburgo. Pezzi della mia vita, più o meno importanti, che sono partiti, che si sono allontanati, che hanno viaggiato mentre io sono ancora qui, ad un tempo immobile e ostinato, debole o caparbio, fiero o impaurito.

Thursday, 19 March 2015 00:00

Venere, femminista del nostro tempo

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In una deliziosa sala, di elegante stile, con poltroncine bianche, e con le fattezze e l’atmosfera di un salone casalingo, è andato in scena lo spettacolo del regista e attore Nico Ciliberti, Venere in pelliccia, ripresa del riadattamento teatrale di David Ives al romanzo dello scrittore austriaco Leopold von Sacher- Masoch, dal quale deriva il termine “masochista”, insieme alla sua variante “sadomaso”.
Il luogo a cui mi riferisco è Il Pozzo e il Pendolo, sito nell’antico Palazzo Petrucci di Piazza San Domenico Maggiore a Napoli, posto ormai storico (lo dicono tutte le locandine appese sulle pareti della scalinata che arriva fino all’appartamento adibito a teatro) che alla mia ancor giovane esperienza e conoscenza era sfuggito finora. L’accoglienza casalinga, come già in altri contesti napoletani, conduce armoniosamente il pubblico verso la sala teatro.

Thursday, 19 March 2015 00:00

Nel silenzio e nel buio, Giacometti

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Di Giacometti vi sono la madre, la moglie e una puttana; vi sono i corpi scarnificati, le altezze anormali, la materia tastata che diviene una statua; vi sono le chiusure filiformi de La gabbia, l’equilibrismo immobile di Sfera sospesa, le pose dell'Uomo che cammina sotto la pioggia; di Giacometti vi sono l’ossessione per il modello, le istanze d’avanguardia, il concetto di luce come strumento che plasma e colora; vi sono l’insufficienza del volume, per cui l’elemento necessita della sua rigida collocazione ambientale; il rifiuto dell’arbitrarietà compositiva, per cui tutto deve essere calcolato al millimetro ed eseguito a perfezione; la necessità emozionale dell’oggetto, per cui funge da provoca-reazione percettiva e sensibile.

Wednesday, 18 March 2015 00:00

È morto Bukowski, viva Bukowski!

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Strappato alla terra, manto che non può essergli lieve, restituito alla vita il tempo di una finzione, Charles Bukowski rivive a teatro; così, l’uccello azzurro che gli abitava in fondo al cuore lascia il nido di polvere e inchiostro e migra, per una sera – e per tutte le sere che vedrà la scena – sulle tavole e tra le quinte, sotto i fari che illuminano l’assito. Riesumato il tempo di una rappresentazione, Bukowski rivive in scena, un’ora o poco più, derogando alla propria morte per venire a ratificare il proprio bulimico afflato di vita; che è fatto di ubriachezze e pulsioni animali, di poesia della suburra e ‘mosconismo’ da bar.

Tuesday, 17 March 2015 00:00

"Heroes" salentini

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Che cosa potevano fare dei giovani negli anni Ottanta che vivevano ad Erchie, provincia di Brindisi? E a Oria, a Latiano, sempre nella stessa provincia? Mentre il mondo in quegli anni sembrava stesse mordendo la vita consumandone tutti gli appetiti, in quei paesini del Salento, che più di una volta il protagonista definisce come il “buco del culo del mondo”, l’esistenza è piena di niente. Solitudine e il nulla. Con se stessi a fare i conti tutti i giorni.

il Pickwick

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