“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Letteratura

Letteratura La bottega dei libri

«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».

“Davanti all’oceano, sotto la scogliera, sulla parete di granito: queste mani aperte, blu e nere. Del blu dell’acqua, del nero della notte. L’uomo è venuto solo nella grotta, davanti all’oceano. Tutte le mani hanno la stessa grandezza. Era solo. L’uomo, solo nella notte, ha guardato nel rumore, nel rumore del mare, l’immensità delle cose. E ha gridato. Tu, che hai un nome, tu che hai un’identità: Io ti amo. Queste mani, del blu dell’acqua, del nero del cielo, impresse, aperte, squartate, sul granito grigio affinché qualcuno le veda. Sono quello che chiama, sono quello che chiamava, che gridava trentamila anni fa. Ti amo. Grido che voglio amarti.

Maurice Blanchot è un pensatore, scrittore e critico letterario francese che in Italia ha avuto scarsa fortuna. Poche opere edite, qualche libro fuori commercio da anni, la speranza ancora vana di sfogliare titoli − Lo spazio letterario (Einaudi, 1967) e La scrittura del disastro (SE, 1990) su tutti −  che si negano anche al costante impegno dei più determinati cercatori di libri.
Blanchot si cela, non si fa conoscere, si ignora.

Friday, 31 January 2014 00:00

Una scalata verso il paradiso

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Prima di iniziare vorrei menzionare brevemente Tommaso Pincio, lo scrittore che si è occupato della bellissima prefazione al libro di cui parlerò: Prigionieri del Paradiso (1966). Se non fosse stato per lui, probabilmente non l’avrei mai portato a termine. Pincio, infatti, nella prefazione ha inserito una lettera di incoraggiamento indirizzata ai lettori, o meglio agli acquirenti del libro (che possono essere molto più numerosi rispetto ai primi), in cui ci mette al corrente di un aneddoto. William H. Gass prima di questo romanzo aveva scritto una raccolta di racconti, Nel cuore del cuore del paese (pubblicato poi nel 1968) il cui manoscritto, attraverso un giro tortuoso, arrivò nella mani di Raymond Carver; ebbene, pare che a Carver non solo non piacque, ma non lo finì nemmeno “perché non riuscì a capire cosa volesse dire l’autore”. Il primo avvertimento di Pincio al potenziale lettore è proprio questo: “Evitate di commettere lo stesso errore di Carver: ve lo dico unicamente per il vostro bene”.

Saturday, 25 January 2014 00:00

Vita di A.F., scrittore fallito

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Bizzoso, passa il tempo a mormorare sotto voce improperi e offese. Borbotta, mentre osserva, stando leggermente lontano. Guarda fissandosi su un dettaglio, un particolare, poi si concentra sul volto della persona e la scava con gli occhi, come per trovarne i piccoli difetti invisibili. Pare si contorca, pare soffra di un male intestino, pare abbia dentro un grumo marcio, qualcosa di malvagio o maligno, qualcosa che gli prema tra le costole. Torbido, come ossessionato da chi o da che cosa, torturante che si tortura da solo quando non tortura gli altri, colmo d’umor nero, di bile inespressa, di cattiveria pensata e non detta, ostile al mondo ed ostile agli altri, sente su di sé l’ostilità: “Anche fuori, nel caffè o nella trattoria, alla passeggiata, avverto ostilità e l’odio. In trattoria mi fanno pagare salato, e mi servono con piglio brusco, brontolando. L’altra sera scheggiò una voce di beffa e di minaccia assieme, udii il rumore di un sasso che andò a picchiare sul lampione a me vicino. Ho pensato di avvertire la polizia; ma temo che non mi diano ascolto”.

Bruno Marinetti inventa un format televisivo in apparenza folle: That’s (im)possible, una lotteria in cui occorre indovinare un numero intero qualsiasi, da uno a infinito. Il programma parte da un network locale, Cart TV, per poi conseguire un successo planetario. Un autore americano, Greg Butler, sa che il format è quantomeno discutibile ma allo stesso tempo sa di doverlo accettarlo così com’è: “Una cosa teoricamente tutta sbagliata che aveva un grande successo e che solo un italiano poteva immaginare. Il collegamento più immediato era la torre di Pisa, un monumento che noi americani avremmo buttato giù immediatamente non prima di aver licenziato l’architetto” (p. 26). Un sociologo, Leonardo Angrisano, si chiede come mai tutti giochino nonostante vincere sia impossibile, finché ammette di giocare anche lui perché, a pensarci bene, “le cose impossibili accadono continuamente” (p. 38).
Poi parlano giocatori, cameraman, giornalisti, scrittori, persino un’astrologa.

Friday, 10 January 2014 00:00

“L’eroe discreto” di Vargas Llosa

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Se prima del Nobel Varguito avesse scritto solo romanzi come Elogio della matrigna (1988), Avventure della ragazza cattiva (2006) o L’eroe discreto (2013), l’Accademia Svedese avrebbe dovuto modificare di sana pianta le motivazioni, che “la sua cartografia delle strutture del potere e la sua tagliente immagine della rivolta, della resistenza e della sconfitta dell'individuo” (“La guerra della fine del mondo” da solo vale tutta la motivazione), ci appizzano come cavoli a merenda, in libri di siffatta stoffa.

Manuela Draeger non è una scrittrice. Manuela Draeger è Antoine Volodine.
Volodine è uno pseudonimo di un uomo che non conosciamo, e che firma i suoi libri usando anche tre eteronimi − Elli Kronauer, Manuela Draeger e Lutz Bassmann − che potrebbero essere di più ma non tutto può esserci chiaro.

Tuesday, 31 December 2013 00:00

La disfatta di Stig Dagerman

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Insofferente verso ogni forma di costrizione e di ingiustizia, Stig Dagerman era vicino agli ambienti anarchici, aveva curiosità multiformi e anche la sua produzione riflette la molteplicità dei suoi  interessi: dalla poesia ai testi teatrali, dal romanzo al racconto breve, dal saggio agli scritti apologetici.

Thursday, 02 January 2014 00:00

“Gli Indifferenti”: un dramma mancato

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Gli indifferenti, romanzo d’esordio di Alberto Moravia, viene pubblicato nel 1929 e redatto tra il 1925 e il 1928, quando lo scrittore non era ancora diciottenne.
Egli ne inizia la stesura dopo aver lasciato il sanatorio Codivilla di Cortina d’Ampezzo, luogo in cui è costretto a letto per due anni, essendosi ammalato di tubercolosi ossea alla tenera età di nove anni.
Solo, durante la convalescenza legge in maniera compulsiva: Dostoevskij, Proust, Kafka, l’Ulisse di Joyce, Una Stagione all’inferno di Rimbaud, Molière, Ariosto, Manzoni, Shakespeare, Dante ed altri. Compone versi in francese e in italiano che definirà “bruttissimi” per poi dedicarsi totalmente alla scrittura in prosa.

Monday, 06 January 2014 00:00

Una gioventù che sta per morire

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Quando ti ritrovi fra le mani un classico è come un diamante: per sempre. Se vuoi conoscere l’eclissi di un mondo, un certo mondo, incuneato nel cuore del vecchio continente per secoli, cosa rappresentasse e quale Weltanschauung avesse prodotto, devi leggere La Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth. Duecento pagine e cogli tutto: dal rumore di fondo, uno scricchiolio sinistro come la scala malmessa di un racconto di Edgar Allan Poe, al senso di vuoto dei peggiori incubi quando stai per cadere in un burrone.

Incipit:
“A farle la guardia ci sono due oche selvatiche. Hanno gli occhi rossi.
Quando il sole se ne va la vecchia le libera, e loro sanno che devono sorvegliare il pollaio. A ogni movimento sospetto devono gridare e poi attaccare. Allungano il collo − hanno il collo muscoloso −, e quando mordono il loro becco taglia”.
Paolo Piccirillo, a tre anni dall’esordio (Zoo col semaforo, Nutrimenti, 2010), riparte dagli animali. Se allora essi assurgevano a protagonisti interrompendo il filo della narrazione con le loro storie un po’ tristi e un po’ surreali, qui invece si palesano di meno seppur, come vedremo, portatori di senso.

Friday, 20 December 2013 00:00

La magia non è un gioco da ragazzi

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L'adolescenza. I primi viaggi, i primi baci, la prima birra.
Il primo lutto.
Il primo incantesimo.
Il primo omicidio.
Gregorio è un ragazzo come gli altri: a quattordici anni per lui l'estate corrisponde alla fine del mondo. E forse quella estate lo è davvero. Sulla spiaggia di Portodimare riflette sul primo amore che l'inizio dell'autunno porta via con sé, sui primi amici persi, le prime strane emozioni.

Friday, 27 December 2013 00:00

Verso l’inferno a piccoli “Passi”

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Leggere Passi è un’esperienza che sotto certi aspetti può ricordare ‘mosca cieca’, quel gioco creato al solo scopo di disorientare e terrorizzare: bendati in una stanza in cui venivano, per un eccesso di perizia, oscurate finestre e luci, ti facevano girare su te stesso, le mani più che guidare spingevano in un vortice e quando tutto per te si faceva incerto venivi lasciato, nel terrore.

I fratelli del romanzo di Andrea Carraro sono due amici che hanno percorso strade diverse, che si sono amati male forse, che non hanno mai saputo odiarsi, che hanno cercato il senso della vita l’uno nell’altro, perché ce ne sono di amicizie così simili all’amore, nate con una scintilla e protratte anche nell’assenza dell’altro. Andrea e Dario, i protagonisti del romanzo, hanno condiviso un brandello di esistenza, poi i caratteri spigolosi più che le contingenze della vita li hanno separati: Andrea si è affermato come scrittore, Dario è diventato il capo di una setta religiosa che predica il suicidio necessario a raggiungere l’agognata dimensione ultraterrena di Xiva.

Saturday, 14 December 2013 00:00

Che naso il naso di Gogol!

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La pelle giallognola, simile a una sfoglia di pasta all’uovo non infarinata; le mani talmente magre da vederne le falangi a occhio nudo; i polsi pelosi; le gambe corte e storte; i denti guasti; le orecchie più grandi del normale; le labbra molli e carnose; la schiena curvata leggermente; il ventre rigonfio; i piedi larghi quanto le scarpe di un clown; le ginocchia dotate di una freddezza congenita: come vi passassero dentro grandi spifferi da caverna o da grotta. E il collo, vagamente flaccido; la cassa toracica fragile; le spalle addolorate dalla posizione assunta per scrivere; i capelli impomatati in due spioventi laterali con una fila ora fatta al centro, ora fatta a sinistra. Lo sguardo mortifero, simile a quello di chi sta per appisolarsi o di chi non si è mai svegliato del tutto. Lunghi cerchioni neri ne aggravano la profondità. E ancora.

il Pickwick

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