“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Letteratura

Letteratura La bottega dei libri

«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».

Saturday, 10 August 2013 02:00

Roberto Bolaño, al centro di Roma

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Roberto Bolaño scrive benissimo, al limite della perfezione o meglio scriveva, essendo lui già morto.
Una pastoia lucidissima la sua scrittura, che mette in scena umiliazioni, vendita di corpi, povertà, senza nessuna indulgenza, giusto un pochino di compiacimento, ma proprio a voler trovare un difetto che non lo renda grandissimo, ma un uomo.

                                                                                                                      Il sole era annerito dalla neve e la valle si chiuse quieta in quel bisbiglio,
                                                                                                                                                                        quieta come in un’ora di preghiera.
                                                                                                                                                                                           
Breece D’J Pancake

 

vaga presentazione delle edizioni cartacee tradotte

Nella Postfazione, scritta presumibilmente per la seconda edizione italiana di Trilobiti, Percival Everett ci fa sapere che "spesso la strada per l’opera d’arte è lastricata dalla personalità dell’artista" (p. 187). L’artista in questione è Breece D’J Pancake (Milton, WV, 1952 – Charlottesville, WV, 1979; “D’J” è dovuto a un errore di battitura del secondo nome, Dexter, e del nome datosi da Pancake stesso dopo la conversione al cattolicesimo, John, da parte della rivista Atlantic Monthly.

Non trovo più Zosimov. Era mio “vicino”, su anobii, e si è parlato di libri qualche volta. O, meglio, si è scritto di libri su chat. Poi anche lui è svanito, mentre anobii muore nella noia più totale. Anobii, per chi non lo sa, è un social network dedicato ai libri.

Monday, 05 August 2013 02:00

Le pagine bianche

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Sergio Solmi: “Un uomo può essere grande in quanto realizza un tipo nuovo, in quanto crea un nuovo rapporto umano. La sua grandezza può stare nella rinuncia, la sua grandezza può stare nel silenzio”.
Jean de La Bruyère: “La gloria o il merito consiste nello scrivere bene; quello di altri consiste nel non aver scritto più”.
Jacques Derrida: “Dunque, perpetuamente ed essenzialmente, i testi corrono il rischio di andare perduti per sempre. Chi mai saprà di simili scomparse?”.
Per Olov Enquist: "Tutte le vite hanno una storia, ma poche vengono scritte".

Il Novecento è il secolo in cui si ha l’impressione che sia stato scritto tutto e il contrario di tutto. La letteratura, e in particolare il romanzo, ha raggiunto esiti imprevedibili e irripetibili e, dalle più ardue trasgressioni avanguardistiche fino alle voci più reazionarie e conservatrici, gli esiti sono stati molteplici e affascinanti.
Gesualdo Bufalino è un autore che ci pone davanti ad una produzione singolare, soprattutto per aver fatto suo uno stile “classico”, tale da far parlare di “romanzo ottocentesco”, rivivendolo però secondo una propria estetica.

…e tutto questo raccontato in uno stile d’un colorito preciso, d’un brio indiavolato, in una lingua che attinge a tutti i dialetti, prende in prestito modi di dire a tutti gli idiomi portati a spasso per Roma…

J. K. Huysmans, À rebours

 

Michel Foucault, al principio della recensione alla traduzione dell’Eneide realizzata nel 1964 da Pierre Klossowski, scrive: “Il luogo naturale delle traduzioni è l’altro foglio del libro aperto: la pagina a fianco che è coperta da segni paralleli. L’uomo che traduce, traghettatore notturno, ha fatto silenziosamente scivolare il senso da sinistra a destra, passando sopra la piegatura del libro. Senza armi né bagagli” (M. Foucault, Le parole che sanguinano, ora in Archivio Foucault. Interventi, colloqui, interviste. 1. 1961-1970, Follia, scrittura discorso, a cura di J. Revel, Feltrinelli, Milano, 1996, p. 83). Chi traduce è un traghettatore notturno, un nocchiero che ci conduce da una sponda all’altra: dal testo di partenza a quello di arrivo.

Thursday, 25 July 2013 02:00

Raffaella R. Ferré: Inutili fuochi

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Le vacanze estive sono da sempre materia prima per canzoni, romanzi, racconti e sono entrate a far parte di un immaginario collettivo in cui tutto (o quasi) è concesso come premio delle fatiche e dei sacrifici di un intero anno.
Sono momenti di sospensione dalla routine quotidiana, un carnevale celebrato in costume da bagno e infradito, catalizzatore di reazioni chimiche tra fluidi di dubbia origine mescolati con sapiente ignoranza durante l'inverno e poi lasciati esplodere indisturbati sul tavolo di una casa in affitto o in un villaggio turistico tanto anonimo quanto bizzarro.

Il necrofilo è attratto sessualmente dai cadaveri.
La necrofilia è una “parafilia” (anomalia del comportamento per cui la soddisfazione sessuale è raggiunta solo attraverso atti perversi) che il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) classifica come “non altrimenti specificata” in quanto non soddisfacente alcuna categoria specifica (insieme ad essa sono annoverate ‘scatologia telefonica’, ‘parzialismo’, ‘zoofilia’, ‘coprofilia’, ‘clismafilia’ ed ‘urofilia’; le altre categorie sono invece: “Esibizionismo”, “Feticismo”, “Frotteurismo”, “Pedofilia”, “Masochismo sessuale”, “Sadismo sessuale”, “Feticismo di travestimento” e “voyeurismo”).

Thursday, 18 July 2013 02:00

L'abbandono tenue

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La semiluce del primo mattino, passando tra i fori di tendine e tapparelle calate, disegna intensi nei sulla parete. Sulla sedia riposa la camicia smessa; nel corridoio si possono immaginare le chiavi di casa, poggiate sul piccolo tavolino di legno; nella cucina il tepore del caffè già respira. La casa si risveglia con una calma che somiglia alla calma dei muscoli, dei tendini, delle vertebre. Un respiro e la contemplazione di quello stesso respiro danno la certezza di poter attendere ancora: non c’è alcuna fretta, nessuna ragione evidente per accelerare le proprie abitudini.

Per capire di chi stiamo parlando consiglio l’ascolto di The revolution will not be televised (Pieces of a man, 1971) (http://www.youtube.com/watch?v=QnJFhuOWgXg).
Poi, mentre ascoltiamo − prendendo familiarità con il pezzo che sfido a dire “non lo conosco”, ci sarebbe da costringere alla cura Ludovico tramite l’ascolto coatto di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, per giorni −, pensiamo che l’autore, Gil Scott-Heron, sia noto ai più solo per questo pezzo. Pensiamo che non sia giusto, perché molti cantanti sono ricordati per una sola canzone, e magari se lo meritano (è un destino triste e dorato), ma Gil no. Oppure non lo pensiamo, siamo ottimisti, crediamo nella gente, e così siamo sicuri che Gil Scott-Heron sia noto ai più per tanto altro: per le sue opere narrative, per le poesie, per l’attivismo politico.

Ero molto restio ad affrontare Il senso di una fine di Julian Barnes. C'è stato un momento in cui si parlava solo di questo romanzo. L'ho poi letto molto dopo, distrattamente, un po' per dovere, un po' per noia. Sono partito pulito, non ho letto più niente, mi sembrava uno svago per sfaccendati. Il senso di una fine, anche perché pieno di difetti, è un piccolo capolavoro.

Wednesday, 03 July 2013 02:00

Sparire per (non) ritrovarsi

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Ennio è un giovane romano laureato in Letteratura Italiana. Proveniente da una famiglia molto agiata non ha mai deciso niente perché non ha mai sentito un autentico desiderio. Abita in un appartamento di sua proprietà con la fidanzata Elisa, non ha bisogno di lavorare, conduce una vita senza orari né doveri in cui alterna le prove con la propria band alle serie televisive (di cui non guardano mai le ultime puntate “perché vogliamo evitare di commuoverci, o rimanerci male, di creare una situazione difficile dal punto di vista emotivo”1) o alle canne.
Quando Elisa si trasferisce in Giappone per insegnare italiano decide di porre fine alla loro storia e dopo qualche tempo sparisce senza lasciar traccia di sé.

 

“O mon ame, n’aspire pas à la vie immortelle, mais épuise le champ du possible.”
PINDARE, 3
e  Pythique”¹.

 

 

Albert Camus, straniero, algerino francese (pied-noir²), nasce nel 1913 a Mondovi (Algeria), in condizione di estrema povertà. Il padre muore nella prima battaglia di Marna del 1914 e Albert viene affidato alla severissima nonna e alla madre, di origine spagnola. Il rapporto con la madre è difficile, segnato dall’incomunicabilità: nell’opera Les Voix du quartier pauvre (1973) lo scrittore si riferisce a lei come “celle qui ne parlait pas” (colei che non parlava) e come ad una donna “enfermée dans un silence animal"(chiusa in un silenzio selvaggio).

Sunday, 30 June 2013 21:01

Riportando tutto a casa

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Ero in camera mia. L’occhio mi è caduto sui libri impilati sul comodino, quei silenziosi e promettenti volumi che aspettavano solo di essere letti.
Mi sono decisa d’iniziare con l’ultimo arrivato, Riportando tutto a casa di Nicola Lagioia. Ho scorso il primo foglio, e dalla densità della pagina scritta ho capito subito che avrebbe richiesto una lettura molto più approfondita.
Riparto, a tre quarti della pagina mi sono fermata e ho riletto tutto da capo, senza capire come mai non riuscissi a cogliere l’intonazione del discorso. “Dev’essere una questione di scarsa punteggiatura”, mi sono detta.
Così ho fatto per altre due volte, sempre più irritata per la mia incapacità di comprendere il modus scribendi di questo autore.
Stavo per abbandonare, quando la cocciutaggine ha prevalso e sono riuscita a continuare.
E, una volta partita, non mi sono più fermata. Ho anche capito il motivo per cui quella di Lagioia non può essere una lettura da fare alla leggera.

Alice Munro, una scrittrice canadese che tutti dovrebbero conoscere (tra le migliori, oggi, nel genere “racconto”), dice di Svanire: “The emotional range and depth of these stories, the clarity and the deftness, is astonishing” (La gamma emotiva e la profondità di queste storie, la chiarezza e l’abilità compositiva sono stupefacenti). Basterebbero queste poche pregnanti parole - apparse nel 2009 sulla copertina dell’edizione canadese del libro e riproposte nel 2012 su quella dell’edizione italiana della Del Vecchio - ad esemplificare, senza stare troppo a girarci intorno con belle e tortuose frasi, la bellezza - mi si perdoni il termine che nell’abuso va perdendo la sua carica semantica - e la qualità alta di questo libro di esordio di Deborah Willis.

il Pickwick

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