“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alessandro Toppi

Che fare?

Osservando il paesaggio
Per Nabokov (Lezioni di letteratura russa) Turgenev più che un grande scrittore è un eccellente pittore di scorci e dunque non è nell’ampiezza delle trame che si trova la sua meraviglia ma nelle descrizioni improvvise di un frammento: che sia una tegola da giardino, una carta da parati o una spalla femminile annerita dal riflesso cinereo dell’abito scuro che ha addosso. I quadretti dai colori pastosi, la narrazione dei movimenti, la pennellata intensa e delicata con cui mostra il senso del colore, della luce e dell’ombra, sono il meglio di Turgenev per cui, prima di badare alla storia, badate a com’è fatto il suo mondo, dice Nabokov, consigliandoci di invertire il grado di attenzione che di solito applichiamo ai personaggi e agli sfondi. Osservate i secondi, per comprendere i primi.

"Imitation of Life". Brevi appunti emotivi

Ungheria regime illiberale? Missione compiuta
(Viktor Orbán)


Un paese può diventare una condanna?

(Ocean Vuong)


Forse ogni terrore è nel fondo ultimo l'inermità,
che vuole aiuto da noi
(Rainer Maria Rilke)




Cosa significa essere rom in Ungheria, adesso? Cosa significa appartenere a una minoranza in un paese governato da una delle destre più becere e intolleranti d’Europa? E cosa significa essere donna in un paese a crescente tasso misogino? Cosa significa essere fragili mentre imperversa il culto della forza, cosa significa sentirsi “diversi” – essere indicati in quanto “diversi” – ogni giorno, a scuola, al lavoro, in strada, mentre giochi coi compagni di classe, quando sei al supermercato o se vuoi fittare una casa? Cosa significa – quanto dolore e quanta rabbia (quante mortificazioni, quanta sofferenza) comporta – rendersi conto che sei un esubero, che il tuo sangue per qualcuno è un problema, che il colore della tua pelle o la tua fede religiosa e il cognome che porti, il quartiere in cui sei cresciuto, la tua situazione economica parlano irrimediabilmente per te? Cosa significa comprendere che la tua voce non l’ascolta nessuno? E cosa significa detestarsi poiché si è detestati, fino a provare il fastidio di essere nati e di essere nati così, come si è, al punto da odiare tuo padre e vergognarti di tua madre?

Su "Tavola tavola, chiodo chiodo..."

Una premessa (Napoli, Teatro San Ferdinando, 20 ottobre 2020)
Il debutto di Tavola tavola, chiodo chiodo... è terminato da una decina di minuti. Finiti gli inchini, spentesi le chiamate del pubblico, Lino Musella è ancora sul palco, col volto sbiancato-spettrale dalla luce freddissima del dopo-spettacolo. La calca parziale, già contingentata dal Covid, comincia a defluire.

Marthaler o l'inizio di questa mia malattia

Nome?
Auguste.
Cognome?
Auguste.
Come si chiama suo marito?
Auguste, credo.
(dialogo tra Alois Alzheimer, medico,
e Auguste D., paziente)

 

 Cosa mi stava succedendo?
(Virginia Woolf)

 

Su una mostra, dedicata a Emma Dante

 Amleto: Per quale uomo stai scavando la fossa?
 Becchino: Per nessun uomo.
 Amleto: Per quale donna allora?
 Becchino: Per nessuna, nemmeno.
 Amleto: Chi ci deve essere seppellito lì dentro?
 Becchino: Una che era una donna, signore, ma,
 pace all’anima sua, è morta.
(William Shakespeare)

 

 Non è una scenografia di rovine: è la rovina stessa
 del teatro
(Daniel Mesguich)


Vivere significa fare esperienza della perdita
(Judith Shalansky)


Ma io non mi ricordo niente

(Emma Dante)

 

Lo stato dell'arte. A Rovigo, gli ultimi ritratti

Non fecero mai dichiarazioni di fede artistica comune, però
si leggevano tra loro, si riconoscevano gli uni nelle ricerche
degli altri, si incontravano. Si andava formando un intreccio
di relazioni, in gran parte virtuali, cioè non legate a collaborazioni
concrete. Fino ad allora non c’era mai stato niente del genere.
(Mirela Schino)

 

Le domande essenziali hanno questo di positivo: restano senza
risposta. Possiamo sempre tornarci su perché ci è consentito di
avanzare ipotesi, senza per questo temere errori definitivi, e di
accettare implicitamente le correzioni. Così la domanda essenziale
ci insegna a formulare una soluzione e nello stesso tempo a restare
sufficientemente liberi da ammettere il suo contrario come possibile.
(George Banu)

  

Ho vissuto a Roma, una decina di anni dopo la morte di Pasolini. In
un luogo ben preciso sulla collina del Pincio – un luogo chiamato
“il bosco dei bambù” – c’era una vera e propria comunità di lucciole
che, con i loro bagliori e i loro movimenti sensuali, con quella lentezza
che insiste a manifestare il suo desiderio, affascinavano tutti quelli che
passavano di là. No, le lucciole non erano dunque scomparse. Neppure
a Roma, neppure nel cuore urbano del Potere centralizzato.
(Georges Didi-Hubermann)

 

 

Qui dunque finisce. Una premessa.

Lo stato dell'arte. A Palermo. Disappartenenza e radici

E poi, a un punto, la grafia di Jouvet cambia leggermente tratto.

Ascoltami

I tragici greci erano cittadini che
scrivevano per i loro concittadini
(Jacquelline De Romilly)

 

La tragedia è un appello alla mediazione
e insieme una dimostrazione
dell’impossibilità della mediazione
(Jan Kott)

 

Come si può eliminare tutto questo dolore?
             (Martha Nussbaum)

 

 

                                                                                           

Prima che cominci l’Antigone

Io e te, forse

Tesoro mio,
ho appena ricevuto il tuo pacco. Grazie infinite!
Le ghette già le ho addosso, sento un meraviglioso
tepore ai piedi: ne avevo proprio bisogno. La sciarpa è
perfetta, il maglione invece è largo. Non ho appetito,
tossicchio, ho una vescica sul fianco destro ma almeno
dormo bene. Oggi il cielo è nuvoloso, fa freddo. E i muri di
pietra intorno al giardino mi sembra diventino sempre più alti.
Dimmi nei minimi particolari come è andata la recita ieri.
Io intanto lavoro a una commedia: sarà spassosissima.
Cade una pioggiarella sottile. Snap abbaia di continuo:
sente la tua assenza.  E quanto mi piacerebbe andare al mare. 
Dio ti protegga. Ricorda di mangiare la tua adorata avena.
Ti abbraccio.
Il tuo A.
(lettera di Anton Čechov a Ol’ga Knipper)

 

 Non conoscendosi, credono non sia mai successo nulla
fra loro. Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi,
dove da molto tempo potevano incrociarsi?
(Wislawa Szymborska)

 

 Tu sei il mio tu più esteso deposto sul fondo mio. Tu.
Non c’è un’altra forma del mondo che si appoggi al mio
cuore con quel tocco, con quell’orma.
(Mariangela Gualtieri)

 

 Credevo fosse amore. Invece era un calesse
(Massimo Troisi) 

 

È questo il circuito teatrale che meritiamo?

Le scelte, ad esempio.

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il Pickwick

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