“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Letteratura

Letteratura La bottega dei libri

«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».

Monday, 23 June 2014 00:00

Ma sarebbe stato meglio morire?

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Non capita molto spesso di associare la parola “suicidio” a “risate”, per ragioni su cui parrebbe un insulto dilungarsi. Siamo abituati a vedere questo atto estremo contro la vita sempre intarsiato in cornici di dolore e sofferenza, tra drôlerie di tragici eroi spasimanti d’amore. Può un tema del genere, da sempre guardato con un timore e un rispetto quasi reverenziale – come tutto ciò che riguarda la Morte, d’altronde – essere esaminato in modo ironico e allo stesso tempo serio? Può una risata accompagnare quella cornice, senza assumere il tono di una profanazione?

Thursday, 26 June 2014 00:00

Parise e i luoghi della memoria

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Nel volumetto Lontano, apparso postumo nel 2009, fanno la loro comparsa articoli usciti in precedenza su Il Corriere della Sera, vergati dalla mano di Goffredo Parise. Ho già parlato di quanto il suo lavoro di reporter sia stato importante non solo come testimonianza diretta di alcuni degli scontri più significativi del secondo Novecento, ma anche di un particolare rapporto del giornalista col paesaggio.

Monday, 09 June 2014 00:00

Il viaggio del capitano Salgari

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Si scrive per vivere molte vite. La tua non ti basta,
già decisa com’è dal principio alla fine. Si scrive
perché ti senti stretto. Perché vuoi essere un altro.
Perché vuoi essere considerato e stimato. Perché
hai bisogno di qualcuno che ti dica bravo. Perché
sei povero. Perché ti vergogni della casa dove stai.
Perché non vuoi fare il mestiere che fa tuo padre.
Perché non hai i soldi per viaggiare. Per pagarti le
donne che vuoi, quelle che vorresti portare al
ristorante o all’opera. Perché vuoi fargliela vedere a
qualcuno, ai prepotenti, agli invidiosi.
                   (Ernesto Ferrero, Disegnare il vento)

Non sto parlando della serie televisiva. Una serie TV non richiede particolare attenzione, è più diretta e meno impegnativa di un libro, che richiede uno sforzo immaginativo e una costanza non indifferenti. Mi riferisco alla saga letteraria, il cui vero titolo è Le cronache del ghiaccio e del fuoco, scaturita dalla penna dell’americano George R.R. Martin.

"E i teatri non mi sembrarono mai così belli, a Segeste, a Ostia, a Epidauro, a Delfo, come quando li vidi vuoti e morti; caldi di sole, con le lucertole guizzanti per le pietre e le erbe fervide d'insetti; deserti di spettatori per tutto il fitto sgretolio dei gradini rovinati; con la campagna distesa e silenziosa là dove, oltre il proscenio, un tempo si erano agitati con visi coperti da maschere i piccoli uomini dalle voci cavernose" e...
“Cosa sta facendo?”

La citavo.
“Lasci stare. Cominciamo”

Sunday, 01 June 2014 00:00

Così è se vi (ap)pare

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Mezzogiorno pieno. E scrivo responsabilmente.
Tutto bene. Simbolo con simbolo, un gradino dopo l’altro. Instancabilmente, tutto procede. E poi eccola lì. La mezzanotte che mi sballa. Suona in testa e mi rende suonata. Mi solletica con un atto di irresponsabilità. Infischiarsene degli ismi, dice. Cosa?! Come infischiarmene? Fuggire dal sovrappiù intellettualoide della luce, mi ripete. La mia personalità di Mezzogiorno vorrebbe dirmi che non “dovrei” essere del tutto in accordo con me stessa su questo atteggiamento, poi però sono tentata. Dunque che si fa? Dunque si va. Ho deciso, allora. Abbasso i gomiti? Me ne infischio dei tuoi gomiti, ascolta.

Monday, 26 May 2014 00:00

Piccolo mondo stretto

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Potevo fermarmi allo spettacolo. Alla suggestione di luce, parole, gesti messa in opera da Eric Bergeonneaud e Marie-Hélène Garnier di cui ho raccontato qualche tempo fa (http://www.ilpickwick.it/index.php/teatro/item/1095-crescere-prendere-forma). E invece quel folletto curioso e anarchico che tanto spesso guida le mie scelte mi ha spinta a chiedere del testo da cui erano partiti, il romanzo di Marie-Sabine Roger et tu te soumettras à la loi de ton père. Sono contenta di averlo fatto.

L’algebra e il fuoco. Saggi sulla scrittura sono titolo e sottotitolo della raccolta di saggi di John Barth, curata da Martina Testa e pubblicata in Italia da Minimum Fax. Attenzione però, questa può essere considerata una mera raccolta di saggi così come La casa dell’allegria può essere considerata solo una raccolta di racconti.

Wednesday, 21 May 2014 00:00

Sulla regia contemporanea. Un libro

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“La parola regista appartiene anche alla nostra generazione, non è una parola di cui mi privo, mi piace l’idea che qualcuno mi abbia invitato qui come regista; in quanto colui che – o colei che – dà delle indicazioni a degli attori, inventa delle soluzioni, inventa uno spazio, fa dei ragionamenti attorno a delle parole che un autore scrive per lui o che stanno già là”.

C’è quel momento in cui la favola inizia, “c’era una volta”, e tutti lo viviamo con trepidazione perché cosa possa esserci stato, quella volta, non lo sappiamo, la fantasia del narratore è uguale a infinito, e una tale illimitatezza non può che generare un misto tra attesa e timore.

Sunday, 11 May 2014 00:00

Pedro Paramo e la fisica quantistica

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Col pretesto di affrontare quell’oggetto letterario sconosciuto e sconcertante che è il Pedro Páramo di Juan Rulfo, voglio dare sfogo a una serie di pensieri, che da qualche tempo mi ossessionano, nella forma di ipotesi narratologiche.
Prima di tutto, devo affermare che non rivendico l’opposizione realtà-finzione, opposizione che persino i più fini critici di Borges utilizzano incessantemente. In un certo senso, infatti, uno potrebbe considerare la realtà realizzata dall’occhio umano come la più sofisticata delle finzioni. Al contrario, per parlare qui di Pedro Páramo, voglio usare un modello oppositivo diverso (modello, dico: sia chiaro fin dall’inizio il carattere non definitivo, ipotetico, tendente all’unione più che al disaccordo, di ogni opposizione).

Friday, 09 May 2014 00:00

La logica del compromesso

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Potrei apparire sconveniente a recensire il libro di un concittadino ma, insomma, dovrete perdonarmi. Non è che da Arezzo spuntino spesso protagonisti delle patrie lettere, per cui quando circola la notizia che uno sta raggiungendo meritata fama, la curiosità è tanta. Sentimento incrementato dalla menzione speciale al Premio Calvino e dalla inclusione nella “sporca dozzina” del Premio Strega. Dove sporca sta soltanto a dimostrare che mi ricordo del film dove in dodici vincono la seconda guerra mondiale e non è certo aggettivo usato con intento denigratorio.

Brian Moore è stato uno scrittore cattolico nordirlandese. Non si tratta di informazioni biografiche, o almeno non solo; intendo dire che nonostante il suo corpo l’abbia portato in giro in un continuo emigrare, prima in Canada e poi negli Stati Uniti, i romanzi non hanno mai smarrito le origini: la sua voce, ovunque si trovasse, giungeva sempre dall’Irlanda.
Moore ha scritto molte sceneggiature: il film di Hitchcock Il sipario strappato è suo, per intenderci. Questo spiega molte cose del suo modo di scrivere in generale, e del romanzo di cui sto per parlarvi: Cattolici.

Un cantuccio pensoso e schivo, solitario come una casupola su un’erta, è riservato nella nostra popolosa storia letteraria all’originalissima esperienza di Umberto Saba. Leggendo il grande triestino si ha più che mai la sensazione di spogliarsi dei propri abiti e di infilarsi nei suoi, logori e sofferti, per poi comprendere che, in fin dei conti, gli abiti di tutti gli uomini sono irrimediabilmente resi stinti e lisi dagli affanni della vita e dal peso della storia.

il Pickwick

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