“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Marco Caneschi

Quelle vite aggrovigliate davanti al bancone del bar

Confesso di non avere letto Open, l’autobiografia di Agassi, ma in molti me ne hanno parlato come di un bel libro. E confesso di avere mantenuto un atteggiamento snob di fronte al consiglio di cimentarmi con esso. Credo per una sorta di rifiuto nei confronti di chi racconta la sua vicenda di atleta sportivo. Che finisce per essere autoreferenziale.

I malesseri congeniti della Mitteleuropa

Qui sul Pickwick sono oramai abituato, e spero di avervi abituato, a seguire un percorso altalenante: o le città, se volete gli spazi, della narrativa americana o il cuore della Mitteleuropa. Lo stanco incedere della provincia, vite semplici, campi di mais, binari rugginosi da una parte, il cupo avanzare della tragedia, o se va bene della solitudine, dall’altra. Così torno al vecchio mondo, ma non chiedetemi dove ci stiamo per collocare. Anche perché, Agota Kristof lascia solo intendere e presagire. Limitandosi a una lettera: “K”. Che più mitteleuropea non si può. Stavolta non è l’inizio di un cognome ma di una città. Ungherese? Può essere. Ceca? Può essere. Tedesca orientale? Può essere. Non è necessaria una mappa del continente, tanto non la troverete mai. O la troverete ovunque.

Lehman, da teatro a romanzo in feconda contaminazione

Recentemente ho avuto una conversazione con il direttore Alessandro Toppi perché ogni tanto fa bene parlare con lui. L’ho trovato febbricitante ma ugualmente sintonizzato sulla magia del palcoscenico.
− “Sai com’è, ho letto una cosa che ti voglio consigliare. Anche perché tratta da una pièce che magari conosci. Comunque, il libro è: Qualcosa sui Lehman”.
− “Sì... è uno spettacolo che ho visto. Tra l’altro molto bello”.
Esordisco in questo modo, spero conciliante, perché tengo a chiarire subito un aspetto: Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini, il corposo romanzo “teatrale”, o “romanzo-ballata” come lo definisce l’autore stesso, segue infatti di un paio di anni Lehman Trilogy, il testo piaciuto al Toppi.

Eroi o terroristi. Il dilemma tra apologia e condanna

L’Eta, acronimo di Euskadi Ta Askatasuna, è come noto l’organizzazione che ha propugnato la lotta armata per raggiungere l’obiettivo di una nazione basca indipendente. I cui confini equivalgono ai territori dove si parla Euskera, una lingua aspra, difficile per gli stessi baschi, che corrispondono a una regione a cavallo dei Pirenei, gran parte in Spagna ma un pizzico anche in Francia. Poi ci sarebbe la Navarra ma tralascio perché si complicano le cose e qui proviamo a trattare non di geo-politica ma di un romanzo.

La tetralogia di un italiano in "esilio"

Il web è una miscellanea di giudizi oscillanti. Se tempo fa potevo acriticamente propendere per il professor Eco ora comincio a trovare ragioni per tesserne le lodi. Perché senza le sue alchimie e algoritmi non avrei conosciuto Franco Mimmi. Dopo avere collaborato con importanti testate giornalistiche nazionali, La Stampa su tutte di cui è stato uno storico inviato, da qualche anno Mimmi si è stabilito a Palma di Maiorca. Quindi: o ci vai, in vacanza, per lavoro, per tradire la moglie o per trovarne una, oppure di incontrarlo hai poche chance. Fermo restando che anche trovandosi in loco non è scontato incrociare un italiano in esilio.

John Williams: la paziente tessitura della narrazione

Avete presente, pickwickiani, una storia, seppur drammatica, triste, cattiva, senza che ci sia una benché minima indulgenza o concessione verso pagine, ma che dico pagine, righe, di enfasi retorica eccessiva? Oramai, per John Williams, possiamo utilizzare la regola aurea dei tre indizi che fanno una prova. Perché dopo aver letto Stoner, dopo aver letto Augustus, dopo essersi... rinselvatichiti con Butcher’s Crossing, non ci sono più dubbi: siamo in presenza di un vero fuoriclasse.

Le città immaginarie della narrativa americana

È l'anno dei luoghi. Ho passato i mesi scorsi a raccontarvi di Holt, la città edificata da Kent Haruf, la Main Street della sua trilogia. Colorado. Gente semplice e figli di puttana.

Profondo russo

Quando leggo certi Adelphi mi viene naturale pensare al Pickwick, al direttore Toppi, alla sua collezione di libri, alla sua passione per alcuni autori e concludere che la casa editrice milanese e questo magazine di culture, plurale appropriato, entrano di diritto fra le ultime poche certezze, di qualità, che l’Italia possa vantare.

Di là il respiro, di qua la cura

Ci eravamo lasciati con un Kent Haruf epicofanico, con la benedizione cosmica di una natura che prosegue il suo corso e alle giornate assolate sostituisce le piogge copiose che lavano via, insieme alla polvere delle strade, perfino l’anima delle persone. Adesso esagero, ma non me ne curo molto: il finale della trilogia della pianura – i romanzi che ho voluto farvi scoprire, cari pickwickiani, ovvero Canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione – è la trasposizione laico-letteraria più vicina ai passi della Genesi che citano il vento di Dio aleggiante sulle acque. Mentre la terra è deserta e vuota.

Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più

Un ritratto generazionale, la storia della sinistra francese, la vita di una donna. Questo romanzo si può leggere in tanti modi, come un resoconto e un’introspezione. A partire da una serie di fotografie in cui si riconosce, mai nominata, la scrittrice. Ed essendo una scrittrice francese non possiamo che fare riferimento ad alcune pietre miliari che l’hanno preceduta nella sua tradizione letteraria, da Maupassant a sua maestà Proust, ma da ora in avanti in questa recherche dobbiamo annoverare pure il nome di Annie Ernaux.

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il Pickwick

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