“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Letteratura

Letteratura La bottega dei libri

«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».

Friday, 11 April 2014 00:00

Il ritorno di King all’Overlook Hotel

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Avevo undici anni quando misi piede per la prima volta all’Overlook Hotel. Ero in montagna per una settimana bianca, bloccata a letto a causa di un’infiammazione al tendine dell’anca, e mentre gli altri si dilettavano negli sport invernali, io scelsi di intrattenermi con un libro. Si intitolava Una splendida festa di morte, non si può resistere ad un titolo così ad undici anni. Sarà stata la montagna innevata, oppure il fatto di trovarmi in una stanza d’albergo, fatto sta che io all’Overlook Hotel ci sono andata veramente, e pure nella stanza 237, che aveva qualcosa di molto simile alla mia, probabilmente il bagno. Nonostante il cuore in gola e il terrore apocalittico, non riuscivo a smettere di leggere, era la cosa più terrificante che mi fosse mai capitata, ma allo stesso tempo non potevo fermarmi – deve essere stata una sensazione simile a quella che prova un alcolista per la sua ‘Bumba’. Giunta alla fine, ricordo di aver pensato che mai più nella vita avrei ritrovato un simile coinvolgimento emotivo con un libro, rimpiansi di essere stata così ingorda nel divorarlo in pochi giorni senza lasciarne nemmeno una briciola. Pensai anche: “Chissà se verrà mai scritto un seguito” e “sarebbe bello se c’avessero fatto un film, anche se, si sa, i film deludono sempre quando si è letto il libro”.

Monday, 07 April 2014 00:00

La frammentaria geografia dell'Oltre

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La sfiducia nei confronti del Positivismo e della quadrata e riposante visione del mondo che esso proponeva, la svalutazione di ogni filosofia "dai tetti in giù" operata da Schopenhauer, Nietzsche, Bergson e Freud, e la liberazione delle istanze irrazionalistiche cagionarono due rivoluzioni, volte a segnare profondamente la cultura primo novecentesca. La prima rivoluzione, che preannunzia la seconda, è la ‘scoperta’ della scissione del soggetto che fece desistere i romanzieri dalla rappresentazione di personaggi coesi, unitari, saldi, "di sagoma balzacchiana". La seconda, invece, riguarda il tema centrale del rapporto soggetto-realtà, poeta-paesaggio naturale. Il soggetto moderno si sente spaesato in un mondo che egli avverte come estraneo ed inconoscibile, giacché i codici ermeneutici tradizionali fondati sulla scienza si sono dimostrati inermi dinnanzi ai colpi dei succitati "maestri del sospetto" (e rubo l’espressione, allargandola, da Ricoeur).

Secondo Michael Jakob, il paesaggio − concetto largamente discusso nel corso dei secoli e apparso solo nel 1500 a designare un genere pittorico − è costituito da tre condizioni sine qua non: la prima è che senza natura non esista paesaggio. Se nel novanta per cento dei casi è così, è anche vero che esistono paesaggio interiori, immaginari, che poco hanno a che fare con la natura: basti pensare a quello di Mme De Scudéry, costituito dalla "collina della tenerezza", dalla "montagna della dolcezza", e così via. Oppure basta ripensare alla terminologia di Freud, dove i luoghi della psiche sono connotati fisicamente (subconscio, superio, etc).

Thursday, 03 April 2014 00:00

Benvenuti nell’era Post-Human

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Nel 2009 viene pubblicato in Francia Temps des crises di Michel Serres. Contestualizzato nel pieno della crisi finanziaria che ha devastato l’Occidente e che ancora oggi fa sentire i suoi effetti, il saggio del filosofo francese parte dalla tragica constatazione di una condizione della Terra (e dell’Uomo) critica, giunta ormai a un punto di non ritorno. Urge creare nuove strategie di sviluppo e soprattutto di sopravvivenza:
“La nostra cultura senza mondo, a un tratto, ritrova il mondo […]. La nostra voce copriva il mondo. Il mondo fa sentire la sua. Apriamo le orecchie.
Fusione dei ghiacci, esondazioni, uragani, pandemie infettive, la Biogea si mette a gridare. Ecco, infatti, che questo mondo globale, benché stabile sotto i suoi piedi, cade all’improvviso sulla testa di donne e uomini che se lo aspettavano così poco da domandarsi come accogliere, nella loro società senza mondo, scienze che, voltesi verso le cose del mondo, hanno appena fatto la somma, misurato le forze sovrane e udito la voce strana di questa totalità. Panico, il Grande Pan sta tornando!”
(Tempo di crisi, Bollati Boringhieri, 2010, pp. 54-5).

Saturday, 22 March 2014 00:00

In equilibrio tra bene e male

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A che tipo di fantasy siete abituati? Scontri magici cappa e spada o bacchetta tra il bene e il male, dove le conseguenze sono un dettaglio trascurabile? Lasciatelo a casa. In Russia, il fantasy, è tutta un'altra storia.
Tra le strade di Mosca la guerra tra bene e male, tra Luce e Tenebre, ha raggiunto un nuovo livello. Dopo millenni trascorsi a combattersi alla "vecchia maniera", le due forze hanno stretto "il" Patto, e ora continuano a contendersi il dominio sull'anima del mondo, ma non più con goblin, draghi o paladini: ogni fazione ha i propri "servizi segreti". Per le Tenebre è la Guardia del Giorno a diffondere nel mondo i propri ideali di individualismo, libertà da ogni regola e ambizione sfrenata, mentre per la Luce è la Guardia della Notte a cercare di sanare le ferite delle anime degli uomini, attraverso una lunga serie di rigide regole e un'alta, altissima morale.

Tuesday, 25 March 2014 00:00

I ruderi di Villa Adriana

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Un racconto breve di Franco Lucentini, iniziato nel 1948 (o 1949), abbandonato, ripreso ed infine pubblicato nel 1964.
Prefazione a posteriori per una possibile interpretazione arbitraria.

È un’esistenza precaria, quella del “Professore” (nel testo i pochi personaggi chiave non hanno nomi propri; solo appellativi tanto altisonanti quanto apparentemente insensati: “il Professore”, “la Marchesa”, “la Signora”).

Saturday, 29 March 2014 00:00

Dieci Dicembre. La speranza è l’arcobaleno

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Per smuovere le coscienze e sintonizzarle su un presente che avvertiamo come si avverte un dente devitalizzato, forse il modo migliore è abbandonare il realismo, che ha un rumore di fondo troppo simile a quello in cui già siamo immersi e attirerebbe la nostra medesima dis-attenzione, per proiettarci in un futuro prossimo dove gli elementi che caratterizzano il nostro presente permangono, ma in dimensioni macroscopiche difficili da ignorare e dove lo sguardo non potrà fare a meno di soffermarsi su segnali che lampeggiano come allarmi anti incendio.

Friday, 21 March 2014 00:00

Storia di un'impasse

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Il tempo materiale ha molte particolarità. Il tempo materiale è ambientato in Sicilia nel 1978. Il tempo materiale narra la storia di tre adolescenti che possiedono uno sguardo estremamente acuto sulla società a loro contemporanea, che li porta a costituirsi in una cellula brigatista.

Io e Proust ci incontrammo tanti anni fa, e fu subito amore.
Giorni di passione iniziati con la famosa madelaine, e proseguiti in compagnia di Marcel, di sua nonna, sua madre, suo padre, sua zia, la sua cuoca, e poi di Swann, Odette, Gilbert, Madame e Monsieur Verdurin, Albertine, Andrée, Madame Bontemps, il barone di Charlus, Robert e Mademoiselle de Saint-Loup, Rachel, Jupien, il marchese di Norpois, il duca e il principe di Guermantes, Oriane, la marchesa Madeleine de Villeparisis, Bergotte, Elstir, Vinteuil, Berma, Albert Bloch, Cottard, Brichot, Céleste, tutti insieme appassionatamente.

Wednesday, 19 March 2014 00:00

Sono occidentale e me ne vanto

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Mi domando spesso quali e quanti destini sarebbero confluiti nella mia persona se il caso non mi avesse scaraventato nella provincia italica. Potevo nascere in Africa o in Oriente ed era tutto un altro mondo. E poi quale Africa: nera, sub-sahariana, il Sahel? Quale Oriente: il Medio, l’Estremo, l’Orient-Express? Siccome le stelle mi hanno confinato a determinate latitudini, assumo il peso di queste coordinate geografiche e se devo appassionarmi di qualcosa lo faccio per alcune idee, e invenzioni, occidentali. Una, l’ho già detto in altri articoli, è il romanzo.

Wednesday, 12 March 2014 00:00

“Aspettando i barbari” di J. M. Coetzee

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Non si può fare a meno di associare Aspettando i barbari al libro di Buzzati, Il deserto dei tartari.
Si richiamano i paesaggi, il confine, la fortezza, il ruolo dei protagonisti.
Entrambi i libri sono ambientati in un luogo di confine: una cittadella fortificata all’estremo margine dell’Impero, anche all’estremo margine dell’ecumene, che tra la città e le montagne dove vivono i barbari c’è un deserto, e la fortezza Bastiani, simile avamposto.

Wednesday, 05 March 2014 00:00

Te la do io l'America

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La passione per la letteratura americana deriva dal fatto che i suoi interpreti sanno parlarmi. Non chiunque, sia chiaro. Tuttavia, in genere, apro un libro anche di un autore che acquisto per scommessa e trovo la capacità di far sgusciare fuori una storia da un dettaglio. E questo mi piace da morire. Non voglio casini o sfide incommensurabili: voglio i dettagli. Devo capire dal modo in cui Bob guarda fuori dalla finestra come lui si sente. Cogliere da una semplice nota sull’abbigliamento di Susan che lei è vagamente depressa. Passeggiare lungo le coste del Maine guidato da un punto luce. Un faro. Sentire il rumore sordo di una testa di maiale congelata che uno sconsiderato di figlio getta dentro una moschea durante il Ramadan scatenando il putiferio in una comunità provinciale e chiusa (vi sto dando alcuni dettagli dell’ultimo libro a stelle e strisce che ho letto e a cui arriverò dopo un po’ di divagazioni di carattere generale). Il libro è I ragazzi Burgess (The Burgess Boys) di Elizabeth Strout, pubblicato l’anno scorsoda Fazi Editore.

Friday, 07 March 2014 00:00

Quello spettacolo, ancora

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Il grande attore “isolato dal fascio di luci che piovono dai palchetti di galleria”, “spiato da innumerevoli occhi che lo scrutano nella semioscurità della sala”, avanza sul proscenio dalla quinta di sinistra, il volto “torturato e segnato da rughe simili a cicatrici”, le palpebre “abbassate e pesanti”, l’andatura regale. Addosso ha una vestaglia di scena, dal taglio perfetto, color verdescuro. “La prima impressione è che egli non stia recitando, ma che si appresti a farlo”. Attesa, silenzio, il respiro tenuto. “A un tratto ci accorgiamo di quanto la nostra attesa sia sciocca: il grande attore sta già recitando. Ma ci accorgiamo anche che non finiremo mai di aspettare: il grande attore non reciterà mai”.

In principio c’è una lettera dell’ANAS, destinatario Conte Aurelio Tancredi, poi un postino inquieto per la lettera e le dicerie di paese che riguardano il destinatario della lettera. Poco dopo, una bambina morta.
Siamo in Irpinia e i tempi ci sono vicini.
Quando finalmente appare Adelina, la protagonista del romanzo, ha inizio un viaggio a ritroso, in tempi ottenebrati da credenze, superstizioni, riti e magie.

Saturday, 22 February 2014 00:00

“Il messia” di Ennio Flaiano

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Gli italiani, un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori.
Una boiata, ho sempre pensato (e l’ho scoperto da poco che tale adulante definizione è l’iscrizione posta sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, esemplare fulgido dell’architettura fascista e della sua retorica visiva e verbale) a cui, per dare un minimo di completezza, bisognerebbe aggiungere anche “di pazzi [e di pecore]”.
La frase mi è venuta in mente leggendo Il messia di Ennio Flaiano.

il Pickwick

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