“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 22 January 2014 00:00

“That’s (im)possible” di Cristò. Le cose impossibili accadono continuamente

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Bruno Marinetti inventa un format televisivo in apparenza folle: That’s (im)possible, una lotteria in cui occorre indovinare un numero intero qualsiasi, da uno a infinito. Il programma parte da un network locale, Cart TV, per poi conseguire un successo planetario. Un autore americano, Greg Butler, sa che il format è quantomeno discutibile ma allo stesso tempo sa di doverlo accettarlo così com’è: “Una cosa teoricamente tutta sbagliata che aveva un grande successo e che solo un italiano poteva immaginare. Il collegamento più immediato era la torre di Pisa, un monumento che noi americani avremmo buttato giù immediatamente non prima di aver licenziato l’architetto” (p. 26). Un sociologo, Leonardo Angrisano, si chiede come mai tutti giochino nonostante vincere sia impossibile, finché ammette di giocare anche lui perché, a pensarci bene, “le cose impossibili accadono continuamente” (p. 38).
Poi parlano giocatori, cameraman, giornalisti, scrittori, persino un’astrologa.

That’s (im)possible, lo dice il sottotitolo, è un racconto orale.
Cristò, intervistato, dice che la struttura del racconto ricalca quella di Rabbia. Una biografia orale di Buster Casey (2007), definito da Chuck Palahniuk “romanzo orale” perché costruito su interviste. L’espediente narrativo è una “Premessa” ad opera di un certo dottor Tancredi, medico di base della famiglia Marinetti, che dichiara di aver voluto pubblicare, col fine di diffondere la conoscenza di un interessante caso clinico, la sceneggiatura di un documentario su ciò che è accaduto intorno alla trasmissione-lotteria That’s (im)possible. È a questo punto che leggiamo-ascoltiamo le testimonianze molteplici di una vicenda dai risvolti psicologici, sociologici, antropologici e politici.
La struttura polifonica regge bene: il lettore viene catapultato, senza soluzione di continuità, da una voce all’altra senza mai perdere le tracce della storia principale, poiché più della rappresentazione dell’ascesa e del declino del programma televisivo ad interessare e a tenere incollati al racconto sono le vicende personali del protagonista, Bruno Marinetti, vicende che sono alla base dell’ideazione e delle finalità del programma. Il tutto è impreziosito da alcune citazioni di autori del postmodernismo americano (ci sono disegni che ci ricordano quelli di Kurt Vonnegut, ad esempio); non a caso il libro è definito da Mario Desiati un “pastiche postmoderno”.
That’s (im)possible documenta un evento mediatico e − inevitabilmente perché in consonanza con una società sempre più spettacolare, per fare il verso a Debord − sociale, ma anche una vicenda umana straordinaria. Bruno Marinetti è un eroe (o “antieroe”, a seconda della prospettiva di chi legge), crea un gioco in cui porta all’eccesso il potere del caso per raggiungere un obiettivo che va ben oltre il successo, e soggiace anche lui a questo potere. Cristò dice che “la lotteria mi è sembrata subito un’ottima metafora della nostra società in cui il ‘se vuoi, puoi’ è diventato un comandamento salvo poi rendersi conto che la verità delle cose è tutta un’altra”, e non gli si può dare torto, ma la lotteria che narra non è solo una metafora della società, lo è anzi marginalmente. La lotteria sembra essere, in questo racconto, più la metafora dell’assurdità cui deve sottoporsi anche un destino eroico. Il lettore a un certo punto è così preso dalle vicende di Marinetti che tutto il resto sembra rumore, tentativo di stornare l’attenzione, creazione di variabili la cui utilità è di mero contorno all’avventura umana ed epica di un uomo che vuole cambiare il mondo forzando i limiti del mondo. Marinetti è colui che sul gioco That’s (im)possible scommette per primo e più di tutti e, cosa affatto scontata, non bara mai.

 

 

 

Cristò
That’s (im)possible. Un racconto orale
CaratteriMobili, Bari, 2013
pp. 80

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