Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
Quello che volevo fare con questo articolo, all'inizio, era cercare di raccontare in poche parole quello che ho visto, sentito e vissuto nei quattro giorni del Napoli Comicon. Un reportage semplice e diretto.
Lungo la strada, però, ho cambiato idea: sabato 2 maggio si sono tenuti i Premi Micheluzzi, un po' gli Oscar del fumetto per intenderci, e, tra le categorie premiate, il miglior fumetto è stato Le ragazzine stanno perdendo il controllo. Niente di che, direte: l'ennesimo prodotto di qualche grande casa editrice che vede premiato un buon marketing (in stile La grande bellezza di Sorrentino per intenderci): beh, sbagliato. Prima di tutto, la trasparenza della giura era innegabile, e poi il fumetto firmato da Ratigher è autoprodotto, le copie fisiche sono terminate – pare – per sempre, ma ve lo potete scaricare gratuitamente e legalmente seguendo il link nel suo blog.
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Sento spesso dire che il periodo in cui viviamo è caratterizzato dalla morte dei valori, dell'arte, della letteratura. Che lo spirito giovanile rifiorito con il Romanticismo sia svanito. Ebbene, la penso diversamente, perché se la storia ci insegna qualcosa, è la ciclicità. Questi momenti di magra servono ad intramezzare nuove ere artistiche, con nuove sensibilità, nuovi geni, nuove correnti, nuove filosofie. Siamo le generazione di quelli, che uscendo fra amici, sentono frasi di disgusto verso ogni rinvigorente forma di pensiero, in favore di un messianico progresso tecnologico. Cari signori, sono il pensiero e la sua ricerca costante nei meandri dell'ignoto a dare la spinta e la curiosità di avanzare e progredire nella tecnica e nei tecnicismi che tanto si vuole porre al di sopra di tutto. Al di sopra di questi anni di lutto.
Circa un anno e mezzo fa, ho fatto un sogno terribile. Ricordo che mi trovavo in un ambiente familiare, era uno strano connubio fra diversi luoghi che solitamente frequentavo: aveva qualcosa di San Marcellino, qualcosa del parco del vulcano Montenuovo, qualcosa del cortile dell’università di Porta di Massa. Nonostante la mia mente avesse creato una sintesi di ambienti reali, al tutto aggiungeva una sorta di atmosfera fiabesca. Ero lì con i miei compagni di studi, e discutevamo dei massimi sistemi e del nulla, come spesso ci capitava di fare. Ma a un certo punto l’atmosfera fiabesca cedeva il passo a luci tetre e sopraggiungeva un senso di angoscia, un’ansia che non mi riuscivo a spiegare. Poi, improvvisamente, mi rendevo conto che c’era Qualcosa che mi stava raggiungendo, e abbandonavo i miei amici alle loro speculazioni e cominciavo a correre. Inizia così il mio terzo anno di università. Mi risveglio dal sogno, e comincio a correre.
Come ogni anno, la terza settimana del mese di aprile trova Perugia in piena fibrillazione per il Festival Internazionale del Giornalismo.
Da scribacchina, non c’è evento che potrebbe rendermi più lieta, tranne forse l’istituzione della Festa della Letteratura, o della Scrittura Creativa: finalmente un evento che non riguardi l’alimentazione, o la musica. Niente in contrario a tavolate odorose di prodotti gastronomici o contro scenografiche armonie di ottoni, ma addirittura un festival – termine che sottintende una durata calcolabile in giorni – su uno dei prodotti più alti della cultura umana, è più di quanto potessi desiderare.
Una lacrima al primo minuto (un attimo di Teatro)
Written by Gianmarco Thierry GiulianaHo sempre odiato il teatro, l'idea stessa che qualcuno davanti a me potesse guardarmi e mentirmi senza preoccuparsi troppo di farlo con discrezione. Ho studiato la storia e le poetiche del teatro con entusiasmo ma, dal vivo, lo spettacolo teatrale mi è sempre sembrato una violenza adulta di cui non ero capace di reggere il peso. Il libro, lo schermo, il quadro: corpi morti rassicuranti le cui menzogne non inquietano. Ma un uomo, una donna, a portata di bacio, impossibili da conoscere, che mi parlano senza rivolgermi mai la parola e senza nemmeno chiedermi come sto! Come accettarlo con serenità? Come emozionarsi davanti a questa oscenità? Come accettare il vile patto e dimenticare l'uomo sotto la sua invisibile maschera per poterne credere la storia?
10 applicazioni che migliorerebbero la vita dell'uomo
Written by Alessia CarnevaleGli anni Novanta hanno dato i nativi allo Smartphone, dall’inglese Telefono Intelligente, ma fu così che l’uomo iniziò a diventare cretino.
Un passaggio inversamente proporzionale. Un’affermazione la mia, la nostra, quella di molti, che si giustifica da sé, senza la necessità di spendere troppe parole in merito, perché tutti ormai abbiamo uno Smartphone e sappiamo bene quanto tempo ed energie ci dedichiamo, principalmente in stronzate.
Diremo dunque semplicemente che lo Smartphone è diventato un prolungamento dell’essere umano, e allora ho pensato bene di creare e brevettare applicazioni con cui migliorare l’uomo nella struttura fisica e cerebrale, ottenendo così un’esistenza migliore.
Ci si può ammazzare per amore, per aver perso il lavoro, per debiti, in uno scatto d'ira e di pazzia, per avere un po' d'attenzione, ma quelle sono solo morti tristi e non veri suicidi. Il vero suicidio non ha un motivo, se non quello dell'essere. No, non ci si ammazza mica perché il dolore è troppo o si è infelici o non si ha niente! Ci sono molti posti del mondo dove molte persone vivono in queste condizioni, e lì dove capita tutti sono troppo impegnati a cercare di sopravvivere per pensare seriamente al suicidio.
Il Bisogno e l’Utilità sono forse incompatibili col concetto di Libertà. Dicono.
L’uomo in quanto corpo, che si manifesta nel suo Essere Vivente, si muove attorno a personali forme della sua configurazione, percepite come più o meno opinabili. La sua natura non sarà mai buona o cattiva di per sé ma dipenderà solo ed esclusivamente da una condizione. Le relazioni umane costruite sul Bisogno fanno capo ad un tornaconto che chiameremo Utilità. È utile ciò che conviene, di cui sento il bisogno e che mi dà soddisfazione. La natura ci costringe forse ad essere in un modo ma si cerca, per ovviare, di creare un riparo entro il quale troviamo ciò che non può Non Essere e che chiameremo dunque Necessario.
Soggetto e Sceneggiatura: Domenico Di Francia Keneru
Matita e China: Domenico Di Francia Keneru
Colorazione digitale: Ivan Guida
Un piccolo gesto per salvare il pianeta: mangiare i vegetariani
Written by Gianmarco Thierry GiulianaLo sviluppo industriale della razza umana ci ha portato in una condizione catastrofica, anche se alcuni non vogliono vederlo il nostro pianeta è in grave pericolo. Basta vedere le anomalie meteorologiche, le catastrofi, il diffondersi implacabile delle malattie e le alterazioni nel regno animale per rendersi conto che forse è già troppo tardi. Dobbiamo ripensare il nostro modo di consumare l'energia, di spostarci, di alimentarci, di spendere il nostro denaro, di vivere. E dobbiamo farlo in fretta. L'aria, l'acqua, la terra, tutto quel che è essenziale alla vita sembra irrimediabilmente inquinato e ci sta facendo ammalare sempre di più. Non c'è più nulla di sano, di naturale, di vero.
- Vegetariani
- Vegani
- ambientalisti
- ecologia
- cibo biologico
- seitan
- L'Espresso
- burger king
- My strange addiction
- buco nell'ozono
- moda salutista
- Jonas Salk
- Erich Fromm
- Anatomia della distruttività umana
- Aldous Huxley
- Along the Road
- Jagadish Chandra Bose
- Cleve Backster
- Albert Einstein
- Lev Tolstoj
- Adolf Hitler
- Paolo Rossi
- Messaggi dal manicomio di Baden Baden
- Espressioni
- Gianmarco Thierry Giuliana
- Il Pickwick
Nietzsche e la seconda inattuale: scoprendola ancora una volta 'attuale'
Written by Simone Testa“Ma chi può dare questa vita a questa nuova generazione?”
“Come, non ci sarebbero più mitologie dominanti? Come, le religioni starebbero per morire? Ma guardate un po’ la religione della potenza storiografica, fate attenzione ai sacerdoti della mitologia delle idee e al loro ginocchio scoticato! Non sono addirittura tutte le virtù al seguito di questa nuova fede?”
(N., HL, pag.72)
Premessa
Le riflessioni che seguono sono state redatte originariamente come supporto per una relazione e discussione sulla tematica delle nostre radici storiche, con lo scopo implicito di riscoprire, al di là delle le formule scolastiche, il significato teorico del senso storico, come donne e uomini del presente e non come studenti di filosofia e di storia o di altro genere.
- Friedrich Nietzsche
- la seconda inattuale
- radici storiche
- Zweites Stűck:Vom Nutzen und Nachteil der Histoire fűr das Leben
- Sull'utilità e il danno della storia per la vita
- Sossio Giametta
- La nascita della tragedia
- Considerazioni inattuali
- Piccola Biblioteca Adelphi
- Edward Gibbon
- Georg Wilhelm Friedrich Hegel
- Eraclito
- senso storico
- senso sovrastorico
- vivo, ergo cogito
- Espressioni
- filosofia
- Simone Testa
- Il Pickwick
Con quale bilancia, dunque, peserai la verità della conoscenza? [...]
La stadera è un tipo di bilancia e il bilancino del saggiatore un altro tipo. Anzi di più: l'astrolabio è una bilancia per misurare le distanze lineari, e il filo a piombo una bilancia per accertare la perpendicolarità e la curvatura. Questi strumenti, sebbene differiscano per forma, hanno in comune il fatto che per loro mezzo si conosce che cosa è l'eccesso e cosa il difetto. Invero la prosodia è una bilancia per la poesia, per mezzo della quale si conosce la metrica della poesia e si distingue il verso zoppo da quelle corretto. Essa è la più spirituale delle bilance materiali, sebbene non sia esente dal contatto coi corpi: soppesa infatti i suoni e i suoni non sono separabili dai corpi.
(al-Ghazālī, La Retta Bilancia)
Soggetto e Sceneggiatura: Domenico Di Francia K.
Matita e China: Domenico Di Francia K.
Colorazione digitale: Ivan Ferrara
Come fosse una creazione unica. Come se le figure delle opere si parlassero, condividendo spazio e discorso. Come non vi fossero soglie, limiti, separazioni tra creazione e creazione. Ed allora...
Una leggera pioggia bagna il basalto di Corso Trieste. Gli artigiani dei mercatini natalizi mettono al riparo come possono la propria mercanzia, ricoprendola di bianchi teli cerati. Sembra quasi la neve abbia ricoperto de improviso tutto quello che l’occhio amava cogliere: un bagliore di una collanina con pietre “vere” – di plastica, la copertina di un libro a buon prezzo che ammicca seducente verso di noi, quella collezione di cd inutile, ma di cui sai di non poter fare a meno. Puff! Tutto svanito. Pioggia come neve, che imbianca le cose e ce le nasconde. Arrivo in Piazza Dante, pavimentazione sdrucciolevole più di quanto possa esserlo la parola “pàllida”,1 come la luce diluita dei lampioni nelle pozzanghere: stanno smontando. I ragazzi di 'RAIN', associazione pro diritti lgbt, stanno mettendo al riparo alla meglio, come i commercianti, le loro cose: loro commerciano idee. Al prezzo di un sorriso e di una caramella.
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