“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 02 December 2014 00:00

Sentinulle

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Una leggera pioggia bagna il basalto di Corso Trieste. Gli artigiani dei mercatini natalizi mettono al riparo come possono la propria mercanzia, ricoprendola di bianchi teli cerati. Sembra quasi la neve abbia ricoperto de improviso tutto quello che l’occhio amava cogliere: un bagliore di una collanina con pietre “vere” – di plastica, la copertina di un libro a buon prezzo che ammicca seducente verso di noi, quella collezione di cd inutile, ma di cui sai di non poter fare a meno. Puff! Tutto svanito. Pioggia come neve, che imbianca le cose e ce le nasconde. Arrivo in Piazza Dante, pavimentazione sdrucciolevole più di quanto possa esserlo la parola “pàllida”,1 come la luce diluita dei lampioni nelle pozzanghere: stanno smontando. I ragazzi di 'RAIN', associazione pro diritti lgbt, stanno mettendo al riparo alla meglio, come i commercianti, le loro cose: loro commerciano idee. Al prezzo di un sorriso e di una caramella.

“Ragazzi, piacere di conoscervi” – esordisco. “Come intendete muovervi?” – sparo, diretta. Forse è la fretta, quella benevola angoscia di vedere l’entusiasmo per una sortita svanire, il desiderio malevolo di constatare che in via Mazzini le “sentinelle” non ci saranno, disciolte come pasta di zucchero sotto i ticchettii gentili della pioggia – “Tic! Toc!  Mi dicono dormi, mi cantano dormi, sussurrano… dormi!”.
I ragazzi mi porgono dei volantini. Chiacchieriamo. Scambiamo idee. Anche se sono le stesse, però è bello uguale. Anzi, forse di più. Perché sono cariche di entusiasmo, di rispetto, di desiderio di progresso.
Vogliamo manifestare un dissenso rispettoso. Senza paroloni pesanti. Senza turbini e aizzamenti… e la cosa mi piace. Ho sempre creduto che per discutere con qualcuno delle sue idee, anche se sono contrarie alle nostre, servano moderazione e rispetto, quell’eleganza del sapersi rapportare senza aggredire o giudicare che sovente si sentono mancare in un confronto, appunto, dialogico. Se c’è una cosa che ho appreso dalle mie lezioni di filosofia, è che non esistono assolutismi: nessuna verità può negarne, in fondo, un’altra. “Non esistono fatti, esistono interpretazioni” – diceva il mio baffone preferito.2 Anche se però è a Hegel che sto pensando adesso. “Le tragedie più genuine al mondo non sono ascrivibili ai conflitti tra giusto e sbagliato, bensì ai conflitti tra due ragioni diverse”.
In fondo è questo quello che spinge le “Sentinelle in piedi” (perché non chiamarsi invece “astanti”? Suonerebbe più aulico!) ad “ergersi” nelle piazze italiane, in gruppi di pochi, a manifestare il loro dissenso contro il libero amore delle persone omosessuali. La loro “ragione” – così spiegano – sta nel fatto che “non ci si può innamorare di un maiale e pretendere che si istituisca il matrimonio tra uomo e maiale”3 (in verità è già successo (cliccare qui: http://www.petsparadise.it/altri/matrimonio-tra-uomini-e-animali-ecco-4-casi/), anche perché reputato contro natura. Contro quella che è l’istituzione della famiglia “naturale”. Una famiglia naturale, per chi non lo sapesse, è la “famiglia del Mulino Bianco”, quella dove il papà si sveglia presto per andare a lavoro e trova la mamma in cucina già intenta a preparare la colazione; insieme chiamano – all’unisono – i pargoli amatissimi, i quali scendono lestamente come se fosse l’Epifania per trovare sulla tavola ogni leccornia ipercalorica composta da grassi idrogenati.
Superata questa obsoleta e vetusta definizione, quello che proprio non va alle famose “Sentinelle” è il fatto che un certo Ivan Scalfarotto,4 assieme ad altri deputati, ha proposto in data 15 maggio 2013 una modifica alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, per il contrasto dell’omofobia e della transfobia, sottolineando il fatto che “Nella violenza e nella discriminazione di stampo omofobico e transfobico la peculiarità dell’orientamento sessuale della vittima, ovvero l’essere omosessuale oppure l’essere transessuale non sono neutrali rispetto al reato, del quale costituiscono il fondamento, la motivazione e, in senso tecnico, il movente, né è neutrale rispetto ad essi l’autore del reato stesso, che si trova in uno stato soggettivo di disprezzo nei riguardi della vittima”, proponendo perciò, per aumentare l’efficacia di una tutela legislativa, l’estensione dei reati puniti dalla legge Mancino-Reale (legge n. 654 del 1975, che ha reso esecutiva la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, fatta a New York il 7 marzo 1966).
Quello che temono le nostre “Erte Vigilie” è che quanto proposto da Scalfarotto possa costringerle a commettere un “reato di opinione”, a lor detta punibile per legge. Eppure basterebbe andare sul sito del Senato e scaricare il dossier con la proposta di legge per sincerarsi che è punibile:

− con la reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a seimila euro è chi "istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia o transfobia", mentre non interessa la fattispecie di "propaganda" di idee fondate sulla omofobia o transfobia;

− con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, "istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia";

−  con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque partecipa − o presta assistenza − ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. Tali formazioni sono espressamente vietate dalla legge. La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da uno a sei anni.

Non si parla dunque di “espressione di opinione personale”. Difatti, nello stesso dossier, troviamo che  “Il comma 1, lettera c), aggiunge il comma 3-bis al citato articolo 3 della Legge n. 654 del 19753. Con l'introducendo comma si specifica che, ai sensi della legge del 1975, 'non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all'interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all'attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.
Mi piacerebbe dunque sapere dove si è originata questa fantasia, dilagata a macchia d’olio, che tale provvedimento possa ledere la libertà di pensiero del singolo individuo. Tant’è che sulla pagina Giuristi per la Vita,5 vengono scritte le seguenti parole:
"REATO DI OPINIONE. In questo senso la nuova norma appare incostituzionale, non solo perché limita la libertà di opinione sulla non equiparabilità di situazioni oggettivamente e costitutivamente diverse, ma anche perché implicitamente sancisce detta eguaglianza, non permettendo ad alcuno di discriminare i diritti dei gay/trans rispetto a quelli degli etero, tra i quali potrebbero comprendersi il matrimonio e l’adozione, mentre la stessa Corte Costituzionale è già intervenuta con la sentenza 138 del 2010 a sancire che "le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio".
Insomma, dopo le analisi che chi scrive ha fatto, codeste affermazioni sembrano pura cattiveria, nel senso latino del termine. Riportando l’intervista di Fanpage di cui sopra, un elegante signore afferma che “Se devi dire ricch*one di m*rda a qualcuno, vai in galera”. La libertà di espressione, secondo questo individuo, si baserebbe sulla deresponsabilizzazione dai propri doveri civili e sull’arroganza con cui costui si sentirebbe libero di offendere chicchessia solo perché “diverso” da lui.
Non conosco quali siano i reali timori delle “Sentinelle”; forse il non poter esprimere liberamente il proprio disprezzo? Ancora una volta sono spinta a credere che tutto questo ostracismo derivi da una grande, inspiegabile, paura. La paura è uno dei sentimenti più antichi dell’uomo. Difatti nasce dall’amigdala, una struttura biologica primitiva. Grazie alla paura l’uomo, come ogni animale, ha sempre potuto scampare il pericolo. Perché la paura è immediata (a livello biochimico), irrazionale. Ad un ominide non serviva riflettere quando un animale selvatico era pronto ad attaccarlo, doveva fuggire o combattere: in una sola parola, la paura è istinto.
Sono passati tantissimi anni da quando l’uomo ha seguito un percorso evolutivo da fare invidia a qualsiasi altro animale del pianeta Terra. Ha scoperto il fuoco, la ruota, l’arte, l’artigianato e l’industria, i farmaci e la filosofia. Già, la filosofia. Motivo per cui, un giorno di novembre del 2014, sto pensando che le “ragioni” di cui parlava Hegel sono in questo caso due: la paura e il coraggio.
La paura di informarsi e, quindi, prendere per buone tutte le cantilene cantate dagli altri. Il coraggio di uscire dal coro per dire la propria opinione. La paura di non conformarsi, reprimendosi. Il coraggio di esprimersi per non reprimersi. La paura che tuo figlio possa giocare con il bambino di due mamme. Il coraggio di essere madre, in due.
La paura di scegliere di riconoscere di avere un intelletto senziente. La paura di essere puniti da domineddio per quel piccolo atto onanistico che placa dalle tensioni. La paura di riconoscere la propria fragile – umana − natura, senza sentirsi più in colpa.
Il coraggio di pensare che forse è così anche per qualcun altro, che non sei solo. Il coraggio di riconoscere i tuoi istinti sentimentali e sessuali e assecondarli. Il coraggio di riconoscere la propria fragile – umana – natura, senza sentirsi più in colpa.
Poi però in colpa cercano di fartici sentire gli altri.
È per questo che 'Occam', 'Sempre in Lotta-Caserta', 'Sinistra Classe Rieducazione-Caserta' sono scese in campo, assieme ad una folla di cittadini, per protestare a via Mazzini contro le “Sentinelle”: giudici improvvisati di storie che non conoscono, amori che non hanno vissuto, desideri che non riescono a condividere ma che riescono solo a disprezzare.
Li vedo. Sono lì. Sparuti come un uccello implume. Così pochi da stare gli uni addosso agli altri (a non più di due metri di distanza l’uno dall’altro). Sono trenta. Forse. Numero in più, numero in meno.
Aprono dei libri di testo, perché la “cultura” è il loro slogan. La loro silente protesta. In un Paese in cui tutti possono essere dottori, avere tra le mani un libro di intrattenimento non rende saggio o illustre chi lo esibisce, soprattutto se i libri sono venuti fuori da “penne” spiumate che incitano l’omofobia, che sostengono posizioni ataviche e conservatrici. Si dispongono, parallelamente, i difensori dei diritti della comunità LGBT (anche se, in vero, detesto chiamarla così. Non è un gruppo minuto, una comunità: è parte del mondo, come tutti gli altri individui sulla Terra). Manifesti colorati, slogan che recitano “Le famiglie sono tutte uguali” e “Contro l’omofobia e la sua violenza, ora e sempre resistenza”. A pochi metri un ben più icastico “Il silenzio non maschera la vostra omofobia”.
Trent’anni fa, ma che dico, vent’anni fa, ma che dico, dieci anni fa, non ci sarebbero stati trecento contestatori delle sentinelle. Ci si vergognava perché si era “figli di divorziati”, figurarsi essere omosessuali o pro omossessuali! Eppure, adesso i divorziati sono in crescente numero, adesso le maestre a scuola ascoltano i bambini che raccontano ad altri bambini com’è, a casa loro, la separazione dei genitori – sembra quasi esserne esclusi da questi racconti, se hai entrambi i genitori sposati. Vogliamo parlare dell’illibatezza? Prima una ragazza era costretta a “nozze riparatrici”, qualora avesse ceduto ai suoi naturali istinti sessuali, poiché “disonorata”. Questo costume è caduto in disuso nella nostra società, come lo sono tanti altri prima di questo. Per provocare e scandalizzare non si può più “essere strani”, perché “essere strani” – cioè se stessi – vuol dire essere normali.
Alla fine si sono dissolti, come un miraggio, assieme alla pioggia. Alle loro spalle i ragazzi si baciavano. Davanti a loro la strada vuota, bagnata. I poliziotti che li difendevano. Da loro stessi, forse. Dal nostro sconcerto di vederli assieme ai loro figli – meno di dieci anni a testa –  che restavano lì, annoiandosi, con un libro qualsiasi aperto davanti, mentre qualcuno gridava “Lasciate stare i bambini! Cosa insegnate ai vostri figli? Volete insegnare loro l’odio e non l’amore?”
Un carabiniere, sardonico, commentava: “Precoci questi bambini, per imparare l’amore”.
Ennesimo misunderstanding.
L’amore non è sesso, vorrei dirgli. È la forza di scegliere il bene. È il coraggio di provare rispetto per qualcosa che non capisci. Preferisco tacere, lui non è qui per sentire.
Vorrei aggiungere un’ulteriore considerazione, inerente al Diritto.
Le “Sentinelle” si appellano all’art. 29 della Costituzione Italiana, “rubando” l’aggettivo “naturale” al su citato. E difatti: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”. Per i non filologi ricordo però che “per natura” in greco si traduce anche con “per necessità”. Se la necessità di un individuo, per rispettare sé stesso, coincide con il costruire una vita affettiva assieme a un individuo dello stesso sesso, non potendo fare altrimenti, la sua necessità diventa naturale – anzi, lo è. Inoltre, nel su citato articolo, si parla di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, non si parla del loro genere sessuale. Un’altra falla del codone dei guardiani?
Approfondiamo anche l’articolo 30, ibidem: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Lo stato, quindi, già da molti anni, professa la sua estraneità ai vincoli e ai dogmatismi religiosi o ai contratti laici di matrimonio. Il concetto di famiglia da “Mulino bianco” si sgretola e non resta che recuperare la frolla frantumata e farsi una bella zuppa di saccottini propri.

 

 

 

 

 

 

Note:

1) Parole sdrucciole: hanno l’accento sulla terzultima sillaba. Dopo le piane sono le più frequenti in italiano.
2) F. W. Nietzsche
3) Da un’intervista alle Sentinelle in Piedi a Napoli, condotta da Fanpage.it, condivisa da Roberto Saviano su Facebook (https://www.facebook.com/video.php?v=10152527039001864&set=vb.17858286863&type=2&theater)
4) Dossier del Servizio di Studi sull’A.S. n.1052 − Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia (http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00739582.pdf)
5) http://www.giuristiperlavita.org/joomla/scrittideisoci/86-macche-omofobia-la-legge-scalfarotto-e-eterofoba

 

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