“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Serena Babbo

La filosofia ai tempi della crisi

Circa un anno e mezzo fa, ho fatto un sogno terribile. Ricordo che mi trovavo in un ambiente familiare, era uno strano connubio fra diversi luoghi che solitamente frequentavo: aveva qualcosa di San Marcellino, qualcosa del parco del vulcano Montenuovo, qualcosa del cortile dell’università di Porta di Massa. Nonostante la mia mente avesse creato una sintesi di ambienti reali, al tutto aggiungeva una sorta di atmosfera fiabesca. Ero lì con i miei compagni di studi, e discutevamo dei massimi sistemi e del nulla, come spesso ci capitava di fare. Ma a un certo punto l’atmosfera fiabesca cedeva il passo a luci tetre e sopraggiungeva un senso di angoscia, un’ansia che non mi riuscivo a spiegare. Poi, improvvisamente, mi rendevo conto che c’era Qualcosa che mi stava raggiungendo, e abbandonavo i miei amici alle loro speculazioni e cominciavo a correre. Inizia così il mio terzo anno di università. Mi risveglio dal sogno, e comincio a correre.

il Pickwick

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