“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Espressioni

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Sunday, 30 March 2014 00:00

Pt. 03: Questione di cuore

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Soggetto & Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China: Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale: Simone Pretelli

Thursday, 20 March 2014 00:05

La provincia

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La provincia è un accendino rotto, un preservativo bucato.
È il sogno americano davanti al bar, il tipo che lavora otto ore al giorno pagate male però, dice, farà il salto e si prenderà uno yacht.
È una partita a carte mentre qualcuno decide cosa comprerai, chi voterai, come starai.

Sunday, 16 March 2014 00:00

pt. 02: vita da umani

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Soggetto & Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China: Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale: Simone Pretelli

"La cultura è una notte incerta dove dormono le rivoluzioni di ieri, invisibili, replicate nelle pratiche; ma le lucciole, e qualche volta dei grandi uccelli notturni l'attraversano, comparse e creazioni che tracciano la possibilità di un altro giorno. Questa notte oceanica mi affascina e mi interroga. È l'umanità vissuta dall'uomo ma non conosciuta da lui. Il sogno dove parla senza saperlo".
Apro questo pezzo con le parole di Michel de Certeau, gesuita e storico francese nato a Chambéry agli inizi del '900, appassionato studioso di psicoanalisi, filosofia, scienze sociali; continuerò raccontando di Gaetano Di Vaio "guaglione 'e mmiez' 'a via", nato a Napoli nel 1969, oggi affermato produttore, anche regista, sceneggiatore, attore e scrittore con uno stile e una personalità straordinaria, "dannatamente sincera".

Avvicinandoci al problema del male, sembrano esistere tre tipi di soluzioni: quelle intellettualistiche, quelle mistiche, quelle sociali. Nelle prime il male è un non sapere, nelle seconde un mancato assecondamento della volontà divina, nelle ultime l’accettazione di un potere nemico.  Sembra che non sia possibile una visione che abbracci insieme esistenza e politica, vita e società, proprio come se una persona, studiando un panorama molto esteso, dovesse guardarlo da diversi punti di osservazione e potesse avere una visione totale solamente operando la somma di visioni parziali, mettendo vicino questi pezzi per dare il senso di completezza che esiste ma sfugge al colpo d’occhio ‘totale’. Tuttavia si può rintracciare un concetto comune in cui il male sarebbe una sorta di incapacità.

Nona tappa allo Zia Lidia Social Club, siamo oltre metà percorso cinematografico condiviso dai soci dello Zia Lidia e si avvicina la primavera. Siamo sempre più abituati a vivere i giorni che passano senza badare più ai segni dei cambi di stagione, in questo periodo storico ogni cosa sembra confondersi: cause e rimedi, mesi, principi e fini, età, dipendenze e presunte autonomie, luci e ombre. Ma chi vive lontano dai vortici economici ormai sempre più fallimentari, nelle periferie, a contatto con la terra può ancora accorgersi dei segni del tempo, dei miracoli che avvengono nei momenti di passaggio, quando convivono i rari e consistenti frutti dell'inverno, i germogli rarefatti dai traumi del gelo, i semi che resistono, e le incerte e sparpagliate tracce della primavera.

Ci sono persone che non credono niente fin dalla nascita. Ciò non toglie che tali persone agiscano, facciano qualcosa della loro vita, si occupino di qualcosa, producano qualcosa. Altre persone invece hanno il vizio di credere: i doveri si concretizzano davanti al loro occhi in ideali da realizzare. Se un bel giorno costoro non credono più – magari piano piano, attraverso una serie successiva, logica o magari anche illogica, di disillusioni – ecco che riscoprono quel “nulla” che per altri è stato sempre, invece, così naturale.
(appunto 84)

Pier Paolo Pasolini, Petrolio, a cura di Silvia De Laude, Oscar Mondadori, Milano, 2005, p. 395.

Sunday, 02 March 2014 00:00

Arte e Ricerca, a Lucca

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Nasce con il duplice intento di mettere in rilievo qualità artistica ed importanza della ricerca scientifica. Nasce avendo lo scopo di generare ammirazione per le opere ed interesse per l’impegno scientifico. Ha come fine lo stupore di chi osserva tele e sculture, consentendo a chi prova questo stesso stupore di non dimenticare mai che la ragione, l’occasione, il presupposto è ricordare quanto sia importante la conoscenza medica, il suo approfondimento necessario, la sua innovazione costante.

"Respiro, furbo, angoscia, senza filo logico, street of conscious, lacerazione, sfuggente, virtuoso artigiano, dubbioso, viaggio allucinogeno, bipolare". Queste sono alcune parole dette a chiusura dibattito dopo aver visto il film di Terrence Malick To the Wonder, ottavo film previsto in rassegna. Un "anti-film" come dice Mirko, socio dell'associazione, con "la forma narrativa assolutamente destrutturata" senza né inizio né fine, pochissimi dialoghi, e ogni parola detta, espressione di un pensiero singhiozzante, poco chiaro.

Soggetto & Sceneggiatura : Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China : Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale : Simone Pretelli

Tuesday, 18 February 2014 00:00

Fine sia purché ci resti speranza

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Di canzoni sulla fine di un amore ne esistono a centinaia. Arrabbiate, velenose, disperate, da zerbino; urlate, cantate sottovoce, seppellite da gorgheggi e controcanti, minimaliste.
Quando l’amore finisce, è poco ma sicuro, si soffre, e chi possiede una naturale attitudine alla poesia sembra quasi non potersi sottrarre all’inevitabile confezionamento di una canzone. O di un album. O di una serie di album. Insomma, ognuno metabolizza con i propri tempi.
Quando a cantare la fine di un amore è Renato Zero, però, tutto si colora di nuove e broccate tinte.

"Un paese è bello quando ti fa capire come ciò che conta è sempre fuori di noi... la nostra anima è sempre un luogo un po' fosco e in fondo anche un po' banale, la meraviglia del mondo è negli alberi, nelle nuvole nella terra su cui poggiamo i piedi". (Franco Arminio). L’incanto della natura lentamente si svela a chi non ne teme i silenzi, e la verità si palesa appena smettiamo di indaffararci per cercarla, come risposta gentile per chi sa attendere. Nello stesso tempo si piega lo sguardo nell’"anima fosca" e gli esseri umani si scoprono negli occhi di un asino poco più che riflessi tra immense orbite di terra e infiniti raggi di cielo.

Tuesday, 04 February 2014 00:00

Genialità erotica nel Don Giovanni di Mozart

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Sin dai tempi più antichi gli eroi nati dalla genialità artistica hanno sempre esasperato la duplice natura umana nelle sue sfumature virtuose (l’epica greca) e viziose (i protagonisti di tutta la produzione post-classica, romantica nel senso hegeliano del termine). Siano questi appartenenti alla categoria omerica o byroniana, sono stati egualmente trasformati in idiomi, simboli che nel corso dei secoli hanno costituito le radici della cultura occidentale come odiernamente si presenta. È ovvio quindi l’inevitabile parallelismo tra Mito e Rito, se con ciò intendiamo la ritualizzazione di tali figure, il culto nato attorno ad esse.

Gennaio, storpio e umido, è (s)finito e ci ha colto totalmente impreparati. Terremoti, nubifragi, grandi schifezze e americanate, chiacchiericci fastidiosi come i pettegolezzi dal parrucchiere, cos’altro? Qualcuno diceva che “troppa comunicazione fa male”, io in primis sono vittima di un sistema dove il limite tra comunicazione ed esibizionismo/ostentazione è fin troppo labile. La colpa è dei tempi che corrono, che poi, in realtà non corrono… zoppicano e la nostra ebefrenia con loro.
E allora, sorridendo tra me e me, mi sono detta che forse le statistiche socio-musicali hanno sempre avuto ragione. Anche io voglio regalare un po’ del mio odio al mondo (e non solo al mio analista), quindi ridiamoci su.

Ho visto diversi film negli ultimi mesi girati da registi italiani, nei più belli sprofonda il nostro triste Paese sempre più corrotto, sempre più fragile, sempre più dilaniato da contraddizioni e incapace di sollevarsi. Bei film per aggrovigliarsi nell'amarezza della rassegnazione, per trincerarsi nel pensiero, per ammuffire negli accomodamenti del "non c'è niente da fare", per rifugiarsi nella "media-crazia" o nella "medio-crazia" che offre sempre una soluzione allo sconforto e un motivo conveniente per dissuadere da qualsiasi tentativo di ribellione.

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il Pickwick

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