
Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
ART 3.0: AutoRiTratto di Davide Pavlidis
Scritto da Catia GiaccheriniNon era sicuro che avremmo fatto questa intervista perché Davide Pavlidis stava lavorando alle stagioni e non voleva scrivere prima di averle ultimate. Un mese, ancora un mese, un mese ancora, ma alla fine troviamo un accordo e in attesa dell'inverno proviamo a fare la sua conoscenza. Guardando il profilo non si comprende con chi si abbia realmente a che fare: un uomo intelligente è sicuro, ma anche ironico, ma non solo ironico, anzi l’ironia sembra una maschera per difendere i buoni sentimenti da sguardi indiscreti, un modo per spostare l’attenzione da lui ad un altro oggetto. Se sia timidezza o astuzia non si comprende, ma una frase risuona mentre si racconta al Il Pickwick: “Ecco, direi di stare attenti ed essere consapevoli rispetto a quel che si cerca di proporre perché quella cosa ci esprimerà”. Un corpo traforato, un cervello traforato, un padre traforato ma che con mani solide tiene la sua creatura quasi felice di dissolversi in essa, la visione delle opere ci lascia lì a chiedersi perché, cosa c’era fuori o cosa mancava dentro? Era una rete per unire mondi diversi? Era un processo inevitabile di trasformazione? La leggerezza nella forma e armonia nel cambiamento? La materia che prende vita per tornare materia?
Lasciamo quindi che sia lui a raccontarsi ai lettori, avvertendoli fin da adesso che non troveranno qui la risposta, ma solo cercando nelle sue opere.
ART 3.0: AutoRiTratto di Cici Egidio Peis
Scritto da Catia GiaccheriniI suoi dipinti sono l’amore viscerale per la Sardegna: per la sua terra, per le viscere della sua terra, le miniere. Ama quei dipinti perché valorizzano la forza e l’orgoglio di un popolo che soffre, che lotta e che resiste, da sempre.
Per un teatro politico e violento. Intervista a Licia Lanera
Scritto da Francesca Saturnino"Non le sembra che le cose non vanno poi così bene, non le sembra che il mondo è pieno di matti, di stupidi? A noi sì, a me, a lui, a tutti quelli come a noi, sembra che questo mondo, anziché andare avanti, va indietro e non si deve meravigliare se due teste di cazzo come a noi, che tengono i nervi a fior di pelle, rapiscono un vegano come a lei… come a te!"
(Lo splendore dei supplizi, Fibre Parallele)
"Giorno e notte mi affligge un solo pensiero molesto: io devo scrivere, io devo scrivere, io devo.[…] È così sempre e non ho pace da me stesso e sento che sto consumando la mia esistenza e che, per dare del miele a qualcuno nello spazio, io rubo il polline ai miei fiori migliori, li strappo e ne calpesto le radici. Non sono pazzo? I parenti e gli amici mi trattano forse come uno sano?"
(Il gabbiano, Anton Čechov)
"Non si può continuare a prostituire l’idea di teatro, poiché il suo valore risiede esclusivamente in un rapporto magico e atroce con la realtà e con il pericolo".
(Il teatro della crudeltà, primo manifesto, Antonin Artaud)
Quando una persona brucia di passione esercita su di me un fascino magnetico e Bruno Bozzetto brucia di passione per il disegno e per il cinema da quando aveva sedici anni.
È un visionario, ma uno di quelli che sa esattamente cosa vuole, dove cercarlo e come ottenerlo. Inutili i tentativi di farlo desistere, la sua sembra più una missione che una passione e forse neppure si interroga troppo sulle conseguenze, perché l'unica conseguenza possibile è raggiungere l'obiettivo. In quest'ottica le difficoltà si affrontano, si aggirano e comunque si superano proprio perché non esiste un'alternativa.
Stare due ore con lui dovrebbe essere consigliata come pratica terapeutica per il buon umore e il pensiero positivo. Ha una voce che trasmette la voglia di essere gioiosi e un'ironia rara. I suoi pensieri ti passano tra le orecchie come anguille di cui puoi percepire la consistenza e il movimento fluido, a volte la traiettoria, ma come le anguille inutile tentare di fermarle a mani nude.
Non ho faticato ad immaginare Piero Angela che, nel cuore di una notte newyorkese, spiega al telefono come si muove un moscerino affinché Bruno Bozzetto, in Italia, possa disegnarlo. E mi sono divertita moltissimo quando parlando di mercato dell'arte, mi ha confessato che uno dei guadagni è venuto alla Sotheby's e non appena ho mostrato il mio stupore carico di congratulazioni, si è affrettato ad aggiungere: “Sì. Li hanno rubati e quindi ho avuto il rimborso dall'assicurazione”. O come non manifestare solidarietà al padre Umberto che, per evitare che si rompesse l'osso del collo nel tentativo di fotografare i disegni, gli ha costruito una “macchina verticale” con l'asse da stiro. Mai una volta in tutta la conversazione ha parlato dei numerosi premi vinti, mai una volta un accenno nostalgico: progetti, futuro e ancora progetti e futuro. Il tempo è volato in fretta e poi Beelen lo ha reclamato. Chi è Beelen? No, questo non lo scrivo in questa introduzione all'intervista, ma se date una sbirciatina al suo profilo...
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ART 3.0: AutoRiTratto di Isabella Bianchini
Scritto da Catia GiaccheriniIsabella dipinge da sempre: su muro, tela, cartone e tavole.
Isabella Bianchini nata a Roma il 26 novembre del 1956 è figlia d’Arte, sua madre, Liliana Mariotti, era pittrice attiva negli anni '70. Isabella, dopo il liceo Artistico di Roma a via Ripetta, frequenta la bottega di restauro di Everardo Pavia a via Margutta, lavora ai disegni per tessuti a Como nello studio Farkas e nella grafica pubblicitaria con Mario Puzo a Roma. Frequenta il corso di tromp l’oeil con Roberto Lucifero e quello di restauro, tenuto da Marco Pepoli e Gian Luigi Colalucci. Realizza grandi dipinti murali in Italia e negli Stati Uniti (in New Jersey e Florida) restando attiva nel restauro fino al 2013.
“Nelle mie opere desidero comunicare la grande passione per il disegno e per l’eros, da cui scaturisce l’opera con i colori. Amo fare ritratti dal vivo: corpi nudi, paesaggi e sogni, utilizzando spesso colori acrilici, seppia, carboncino e grafite. Li trasferisco sulle mie superfici: muri, legno, carta o tela per far uscire fuori quelle figure che ho nella mente e che devo far vivere per placare la mia necessità di espressione, plasmando la materia con tutta la mia energia”.
Di lei scrive Paolo Nuti, artista: “Ciò che mi incanta, nelle sue opere, è la loro eccezionale freschezza, questa leggera spontaneità che dà l’impressione che ogni linea si crei istantaneamente e che il disegno si compia sotto i nostri occhi. La sua grande capacità sta nel cogliere “il capriccio al volo…”; dico che si tratta di una facoltà molto bella perché io sono uno di quelli che si aspettano molto (tutto, forse) dai messaggi dell’inconscio”.
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Tutto è nato da un'immagine nella quale si proponeva la trasformazione del mausoleo di Ciano, a Livorno, nel deposito di Zio Paperone. Solo un livornese poteva pensare una cosa simile, ma tutto sarebbe finito lì se mio marito, non avesse letto che l'idea aveva incuriosito le maggiori testate giornalistiche e che il progetto era di uno dei miei disegnatori preferiti: il creatore di Luana la bebisitter, Fava di Lesso e Don Zauker.
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Il teatro, la lingua, questa città. Intervista a Latella
Scritto da Francesca SaturninoNapoli, 13 ottobre 2015.
Dopo oltre tre anni dal primissimo debutto al Napoli Teatro Festival del 2012, la riscrittura visionaria della Sceneggiata C’è del pianto in queste lacrime torna allo Stabile. A un paio d’ore dalla prima, incontro Antonio Latella nel foyer del San Ferdinando. Seduti di fronte alle teche con i costumi di scena di Eduardo, Scarpetta e Viviani, ha inizio una lunga chiacchierata.
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ART 3.0: AutoRiTratto di Giuliana Bacciu
Scritto da Catia GiaccheriniGiuliana Bacciu nasce nel 1960 a Brunella, un piccolo paese della costa nord orientale della Sardegna. Già dalla primissima infanzia dimostra una spiccata curiosità verso qualsiasi forma d'arte e una naturale inclinazione verso il disegno e la pittura. Dopo aver conseguito gli studi della scuola dell'obbligo, intraprende gli studi artistici, iscrivendosi all'Istituto Statale d'Arte nella sezione di ceramica, materiale che sperimenterà anche in seguito per suo diletto personale. Lo studio della storia dell'arte influenzerà successivamente i suoi orientamenti artistici.
Dopo il diploma consegue la laurea in materie letterarie con indirizzo archeologico-artistico. Nei ritagli di tempo tra gli studi e il lavoro stagionale si dedica al disegno e alla pittura, e più tardi alla poesia, alle fiabe e alla narrazione scritta.
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Vincenzo Albano o l'ostinata dedizione al teatro
Scritto da Alessandro ToppiIn questa intervista ci diamo del “tu” ma, in realtà, io non conosco Vincenzo Albano. Non so quanti anni abbia, dove abiti precisamente, quale sia la sua formazione; non so quale sia il teatro che ama, anche se posso intuirlo, né conosco la teatralità che invece non lo convince o che non gli interessa. Vincenzo lo incontro nei foyer dei teatri napoletani – di solito prima di qualche messinscena proveniente da Sud: Puglia, Calabria, Sicilia – e detengo con lui un rapporto strettamente professionale, quella “giusta distanza” che mi fa recensore di alcune delle opere che ha ospitato e proposto a Salerno. Una volta ho preso – in sua compagnia – un caffè, in vista di un progetto di cui sono stato spettatore. Qualche chiacchiera in attesa dell'inizio di uno spettacolo, un saluto – spesso sbrigativo – subito dopo, quando ho l'esigenza di scappare dal teatro appena visto, portandomene dubbi, suggestioni, gesti e parole.
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“Luciana la conosco da tempo immemore, oserei dire da più di venticinque anni e il suo etereo candore è rimasto pressoché immutato da allora. Questa 'Poetessa visiva dell'Anima' (non so come altro potrei definirla) è un'artista profonda che, come Re Mida, riesce a far vibrare di emozione ogni cosa che tocca e che manipola: che sia un foglio di carta, un ramo di un albero o una corda comune. Che sono, guarda caso, proprio alcuni degli oggetti che l'artista usa comunemente nelle sue opere.
Come un'alchimista provetta, Luciana infonde nelle sue opere una sorta di spiritualità sacra che traspare in modo leggero ma pregnante in tutte le sue opere. Potrei parlarvi per delle ore delle 'molteplici anime' che albergano in questo essere minuto, discreto, riservato è pieno di sublime meraviglia che è Luciana. Ma non voglio essere di parte e lascio ai fortunati che riusciranno a conoscerla, il piacere di scoprirla a piccoli passi. Discreti, leggeri ed evanescenti... proprio come è lei” (Pietro Vanessi, vignettista).
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