
Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
Porta il tuo dolore al di là del fiume
Un doloroso momento
e il suo volto sorge dal vuoto.
Proprio la casa ora è il fronte dove una resistenza è impossibile
Si può solo attaccarsi l’un l’altro con un filo di refe.
I
Rumori lontani nel bosco,
fruscio di foglie a terra
e rami calpestati.
Intorno nebbia, mentre tenace
il sole non si arrende.
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Sono stato preso in giro alle medie
Strattonato nell’imbarazzo di
Insegnanti esauriti troppo distratti
E compagni esaltati dalla vergogna
Al sesto squillo del campanello ci affacciammo alla finestra del salotto, dal terzo piano vedevamo con facilità chi fosse in strada davanti al portone del palazzo, centottanta secondi dopo era in casa nostra a fumarne una, la rullò in tempi record, “fa troppo ridere come le chiamano qui, galinhas, vi rendete conto? Galinhas!”, e a raccontarci che non era andato a Milano da suoi genitori perché non ne aveva avuto voglia, non era in buoni rapporti con loro. Questa era una parte di verità, l’altra è che si ritrovava sempre a corto di denaro, il suo stipendio, poco meno di mille euro mensili che percepiva come i suoi colleghi italiani assunti in uno dei tanti call center presenti in città, lo sperperava in divertimenti e vizi vari e l’acquisto di un biglietto low cost andata e ritorno non rientrava tra le sue priorità.
Lettera aperta a Marco Travaglio
Scritto da Venceslav SoroczynskiEgregio Marco Travaglio,
anche la stima, evidentemente, deve subire il destino di tutte le cose che, prima o poi, finiscono. Crolla come crollano gli amori, i ponti, le deleghe senza rappresentanza. La mia stima nei suoi confronti è crollata la sera del 28 agosto scorso, quando ho letto il suo pezzo intitolato Chiamate la neuro, nel quale lei scrive cose, a mio parere, tremende.
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Immaginate questo. Io e i mei amici che abbiamo frequentato scuole pubbliche non ci siamo mai tolti dalla testa che a quei ragazzini costretti dai genitori a relegarsi in istituti scolastici privati fosse stata sottratta la capacità di esprimere liberamente sé stessi. Ed è andata così fino alla maturità. Poi ognuno di noi ha preso la sua strada. Da parte mia, in piena coerenza con l’orizzonte al quale non ho mai cessato di orientare il mio pensiero, ho rinunciato ad accedere all’università.
L’argomento che necessariamente con frivolezza oggi si affronta riguarda i mille e un bonus a disposizione del cittadino italiano, nell’astratta estate del 2020.
È d’obbligo premettere che la platea delle agevolazioni fiscali oggi percepibile è l’atto finale di una lunga serie che ebbe il suo inizio con il bonus Salvezza dell’anima, il cui primo utilizzo avvenne nell’Unico/33, e che non richiese né l’uso di mezzi di pagamento tracciabili, né la minima formalità documentale. Nei secoli, le detrazioni si sono fatte via via più numerose e meno spirituali, abbandonando le aree animistiche e spostandosi progressivamente verso quelle finanziarie, peraltro perdendo in semplicità di applicazione.
L’argomento ha a che fare non col romanzo di Guido Morselli – che peraltro consiglio per le oculate citazioni – ma con la non ancora sufficientemente dibattuta questione del perché il genere umano non intenda lasciare che il genere umano scompaia. Ci si chiede, insomma, perché venga opposta tanta resistenza all’autodistruzione.