“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Tuesday, 22 April 2014 00:00

Le tre vie

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Bisogna che tutto apprenda:

e il solido cuore della Verità ben rotonda

e le opinioni dei mortali, nelle quali non c’è una vera certezza.

Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso.                                                                    

(Parmenide, Sulla Natura, Fr. 1 v.28-32)

 

PREMESSA

Quella che segue è una storia reale. Lo era, lo è e lo sarà sempre nell’eterna immutabilità del divenire. Le tre possibili soluzioni possono essere interscambiabili. Attraverso un’attenta analisi del mio intimo sentire ho deciso di catalogare i tre atti rappresentanti la scelta nelle tre diverse scale palesateci dal filosofo di Elea. Il lettore potrà invece cambiare a proprio piacimento la catalogazione dei suddetti atti, in modo da renderla il più vicina possibile alla propria anima. 

Monday, 31 March 2014 00:00

La mia sera

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È sera, quasi notte.     
Tutto volge allo spegnimento affinché si ridesti domani.          
Le chiacchiere si mischieranno ancora una volta alle tazzine del caffè, alle televisioni, alle radio, al traffico, alle radio nel traffico, alla campanella della scuola, al computer degli uffici, al telefono, al citofono, alle porte, alle finestre, alle saracinesche.         
Sono un soggetto ansioso.     
C’è il postino è arrivata una raccomandata, però secondo me fa più freddo di ieri, devi studiare la scuola è importante, se prenotiamo adesso risparmiamo, tu non hai ancora capito che in questa casa devi collaborare, ma tu non indovinerai mai cosa ho sognato stanotte.        
Come è bello questo silenzio.

 

Carol Oates è una delle più grandi scrittrici americane viventi, da sempre impegnata a raccontare le tante contraddizioni del suo Paese attraverso i numerosi e complessi personaggi dei suoi libri. Laurent Cantet è un regista francese sensibile verso tutte le realtà al margine attraverso le quali è possibile prendere contatto con la vita vissuta e sofferta ogni giorno e non con quella descritta da qualcuno. Foxfire è il romanzo della Oates che Cantet porta sullo schermo affidando il racconto della trama a Maddi, la cronista della gang delle Foxfire.

Monday, 31 March 2014 00:00

Il grande attaccante

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Sono stato un grande attaccante, il terrore delle difese. Ho vissuto e goduto nell’era dei titani. Non so dirvi cosa abbia rappresentato per me veramente il calcio. Forse un modo di amare, ma anche di odiare. Le due cose vanno a braccetto, tutto sommato. Lo hanno fatto per tutta la mia vita. Un’esistenza all’apice, ma silenziosa. A tratti confusa, ma mai urlata. Le mie vicende extracalcistiche erano sempre raccontate sottovoce. Nei corridoi, nelle palestre, durante le docce. Gli sguardi sinistri e beffardi li ho sentiti sul collo da quando avevo 12 anni, li ho accettati, spesso a malincuore.

Friday, 04 April 2014 00:00

Sull’origine o diario filosofico 4

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Il problema dell’origine è un problema immediato. Mi sta davanti, cioè, senza mediazioni: non c’è niente tra me e ciò che mi è gettato davanti, come dice anche l’etimologia. Problema è infatti ciò che insiste e persiste sullo spazio del mio cammino, ostacolandolo: mi sta di fronte (pro) come se qualcuno ce l’avesse messo d’improvviso (-blema  viene da ballein, mettere, porre, gettare). Buffo che questo problema mi stia sempre davanti all’improvviso, come se dovessi inciamparvi: il carattere di sorpresa si mantiene nel tempo, finché il problema è problema. Non possiamo ancora lasciarlo andare: il cammino è bloccato da una presenza inesorabile. Il problema rimane tale, cioè, fino a quando mi è presente, fino a quando impegna la mia coscienza e la mia attenzione.

Sunday, 30 March 2014 00:00

Pt. 03: Questione di cuore

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Soggetto & Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China: Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale: Simone Pretelli

Friday, 28 March 2014 00:00

Garibaldi

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Mia moglie si lamenta.
Non tutte le mattine, alcune mattine sì, altre no, secondo me dipende da come ha dormito.
Ma si lamenta sempre, anche quando non lo dice. Del resto, lei non approva. Non sopporta, dice “questa puzza nauseabonda di cadavere”, dice proprio così.

Monday, 24 March 2014 00:00

Infradito

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Avrei voluto fare il centravanti, come tutti. Ma non avevo né la velocità, né l’agilità, né la precisione; perciò mi dovetti accontentare di un ruolo che oscillava tra terzino e mezzala. Provai anche a stare in porta, ma non avevo nemmeno l’altezza, anche perché era difficile calcolare l’altezza di una porta immaginaria, perciò tutti i tiri che non venivano presi erano considerati dentro. Provai centrocampo, ma il nostro concetto di centrocampo era molto vago, alla fine o stavi in mezzo e non facevi niente, o ti improvvisavi attaccante, e litigavi con quelli che attaccanti lo erano sul serio. Quindi, mi rassegnai. Ogni tanto provavo a risalire le fasce laterali, e quando giocavamo con quelli del nostro livello ci riuscivo anche; ma quell’estate arrivarono i napoletani.

Thursday, 20 March 2014 00:00

Un volo inaspettato

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Rimuginare ultimamente le dava fastidio. Doveva convertire l'incazzatura in qualcosa di utile. Scrivere? Fotografare? Cucinare? Ecco, avrebbe cucinato un bel pollo alla cacciatora. Anzi no. Le costolette di maiale allo zucchero di canna. Era troppo arrabbiata, le mani le tremavano mentre tritava l’aglio per la marinatura. Voleva ucciderlo. Se fosse stato qui l’avrebbe sicuramente preso a calci. Ma tanto valeva. E, soprattutto, ne valeva la pena? Eh. Mah. Eh. Mah. E tutti i ma del mondo.

Thursday, 20 March 2014 00:05

La provincia

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La provincia è un accendino rotto, un preservativo bucato.
È il sogno americano davanti al bar, il tipo che lavora otto ore al giorno pagate male però, dice, farà il salto e si prenderà uno yacht.
È una partita a carte mentre qualcuno decide cosa comprerai, chi voterai, come starai.

Monday, 17 March 2014 00:00

Gazza’s Superstar Soccer

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Un giorno noi amici d’infanzia ci trovammo tra le mani una cassetta con un gioco di calcio nuovo per il commodore 64. Si chiamava Gazza’s Superstar Soccer, dal soprannome di un giocatore inglese che non conoscevamo ancora. Era divertente perché potevamo scegliere le squadre di club europee più prestigiose e le nazionali che avevamo da poco visto nel mondiale italiano. I giocatori piccoli, il campo di calcio enorme, non c’era proporzione. Quando ti mettevi in posizione diagonale rispetto alla porta, poco prima dell’area di rigore, e caricavi il tiro, era sempre gol: il portiere che sembrava un granchietto era anche lui troppo piccolo per la porta, e la palla allora, se angolata, non la prendeva mai. Io giocavo col Real Madrid, perché il Napoli non aveva più Diego, perché Diego era scappato, perché vedevamo i suoi gol su VHS come piccoli new romantic del pallone: qualcosa, senza saperlo, era quasi finito.

Sunday, 16 March 2014 00:00

pt. 02: vita da umani

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Soggetto & Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China: Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale: Simone Pretelli

"La cultura è una notte incerta dove dormono le rivoluzioni di ieri, invisibili, replicate nelle pratiche; ma le lucciole, e qualche volta dei grandi uccelli notturni l'attraversano, comparse e creazioni che tracciano la possibilità di un altro giorno. Questa notte oceanica mi affascina e mi interroga. È l'umanità vissuta dall'uomo ma non conosciuta da lui. Il sogno dove parla senza saperlo".
Apro questo pezzo con le parole di Michel de Certeau, gesuita e storico francese nato a Chambéry agli inizi del '900, appassionato studioso di psicoanalisi, filosofia, scienze sociali; continuerò raccontando di Gaetano Di Vaio "guaglione 'e mmiez' 'a via", nato a Napoli nel 1969, oggi affermato produttore, anche regista, sceneggiatore, attore e scrittore con uno stile e una personalità straordinaria, "dannatamente sincera".

L’arrivederci

A mezzanotte si sentiva a pezzi. Vedeva spazi alberati. Palazzi gentiluomini. Ufficiali di terracotta. Fermi e infermi. Dolori senza urla. La casa di zucchero e marzapane. Una storia senza pane. Forni spenti e la voglia di accendere un fuoco. Divampò. Avvampò e poi andò. Verso altri spazi.

 

Il viaggio e il ritorno

Appese il lume della ragione in strada e aspettò. Le onde del mare così alte non le aveva mai viste. D’altronde la sua era una città a picco sul nulla e il mare non c’era. Riuscì a scorgere un gabbiano, di cartone. Un vento così lui non l’aveva mai incontrato. Del resto la sua era una città ferma e il vento non soffiava, restava a guardare. Non aveva mai visto una luna così sorridente. Sulla sua città sogghignavano le nuvole. Toccò il cielo con un dito, il mare con i piedi e si lasciò accarezzare dalla brezza. Ore ed ore. Albeggiò. Mise il lume in tasca e si sedette in strada, ad aspettare che il sole tramontasse ancora. Era così lontano pochi secondi prima… Ora gli occhi fissi sull’asfalto e contava i secondi. Quattrocentoventi secondi di cammino lo separavano da casa.

 

L’addio

Sciolta. La casa si era sciolta. Dissolta. Un fiume dolce. Ritornare. Controcorrente anche lo zucchero diventa sale. Scale, niente più scale. Nessuna casa sopravvissuta, neanche la sua. Avrebbe dovuto pensarci prima di divampare. Affanno. Non sarebbe più stato lo stesso, non era più se stesso. Un lume senza casa è senza ragione. Pensò alle onde del mare. Ne prese una. Non sarebbe più tornato. Né lì né altrove.

Saturday, 22 March 2014 00:00

Roulette russa

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La signora Bianca è due stanze più avanti, mi aspetta distesa sul lettino della sala visite. Sono venuta di qua per poter leggere le sue lastre del torace sulla lavagna luminosa.
Il suo dolore alla gamba è il mio nemico degli ultimi giorni, un nemico più tenace di quanto mi aspettassi. Lei mi guarda con quegli occhi liquidi, azzurrissimi, velati dal dolore che la attanaglia e le toglie il sonno, ma non la speranza. "Lei è il mio angelo" mi dice.
Io non vorrei essere un angelo, vorrei non avere cuore e anima e pelle. Vorrei non sentire nulla, a volte.
Se non portiamo più sangue al suo piede rischia di perdere la gamba. Il chirurgo si rifiuta di operare, dice che è troppo rischioso, che ha poche possibilità di riuscita. Sono andata a protestare dal mio primario: "È lui che rischia, è lui che decide".
La signora Bianca ha quarantotto anni e quegli occhi imploranti avvitati nel mio cervello come una vite da dieci.

il Pickwick

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