“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Giorno 03

Nel terzo giorno del Salone Internazionale del Fumetto, che si è tenuto a Napoli dal 1° al 4 maggio, già dal mattino un cielo plumbeo e nuvoloso ha accompagnato la nostra traversata, seguito a ruota da una pioggia piuttosto fastidiosa, che non ha, però fermato tutti. Nonostante parte delle persone abbia abbandonato la mostra, i padiglioni interni si sono comunque riempiti di tutti quelli che, tra una spallata e uno "scusi, permesso", si affollavano davanti agli stand di fumetti per cercare i loro supereroi preferiti. E proprio di questi ragazzoni con i superpoteri hanno parlato Giuseppe Camuncoli, uno dei disegnatori più apprezzati in Italia e che ha collaborato con le più importanti case editrici, Marco Marcello Lupoi, il direttore publishing della Panini Italia, Diego Malara, giornalista e curatore di 9L, Alessio Danesi, Direttore editoriale di RW-Lion (cioè quelli che pubblicano i fumetti DC Comics in Italia) e Stefano Perullo, esperto e appassionato di fumetti, di cui scrive da molti anni, e titolare della fumetteria Comix Factory.

Wednesday, 07 May 2014 00:00

Città, via, interno

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[…] È questa la pietas verso l'intenzionalità, l'accettazione
del misterioso piacere che ci lega alle cose, nel quale
vibra sempre la ricerca dell'essenza,
della continua correzione, dell'armonia.

(Enzo Paci, 15 aprile 1956)

 

 

 

Città

 

 

Vetro, vetro,
interrompi la discesa
nel calice trasparente.
Sopra, niente. Assemblaggio di nuvole.
Uovo spettrale, sul mare,
hai già tutto generato?
Scorticato, aleggi senza ora,
e io, granello, pure non sono figura.
Vetro, dammi lo spazio
e il mio riflesso:
la pelle si piega e il cemento non si sfilaccia.
Perciò, io e questi miei compagni di ora camminiamo in esso.
Sul suo sfondo sfumato,
l'autobus è già lontano.
Vado nella tromba del suo rumore.
Questa discesa è già il fondo eterno.

 

 

•••

 

 

La palma, dov'era la mia casa,
descrive archi di circonferenza,
produce rumori compositi:
come tutto.
Tutto è in questo blu convesso,
concavo è l'umido dove calco le mani.
I colori non sono delle cose,
sono delle vernici, e ogni settore,
comunque, ricorda l'arancione.
Sotto, forse, c'è il fondo
che Prometeo ha nascosto,
l'amaro eterno naufragio di questo giorno.

Con questo libro aperto
evangelizzo i lampioni e gli agri strascichi.
Pure, versi screpolati,
taciuti e consegnati a questo organo.
Pure, un'eco selvaggia si frange
(non so dove):
pure, questo non sono io - forse sono lei.

 

 

Via

 

 

La forma
della mia mano?
Chiedendo andavo,
scuotevo corpi,
occhi invetrati
d'uno stupore solo antico.
Tra aria verde o grigia andavo.

Ora la mia domanda è come pietra
e il cielo è come stagno.
Sgorga sorgiva fino a te,
o altro fertile di luce.

La tromba dei simboli
si chiude vorticando
sulle nostre spalle.
Qui possiamo sentire
acqua ampia, fuoco pieno,
tempo aperto.

 

 

•••

 

 

Andavo per strada, in antica trasparenza.
Così antica com'è antico sorgere,
e le foglie accanto alla strada sorgono perché tremano.
Nascono, come sgorgare:
vengono dall'ombra che non dico, forse tornano.

Allora nascono,
e lo spazio s'è ammaccato
come un imbuto o altri squilibri.
Allora la strada non è pittura:
ci sono, vivo nei muri duri e nelle macchie nuvolate.

 

 

•••

 

 

Non toccare il mare.
Lascia che s'acchittino steli neri,
travi e profili, e
lascia nell'occhio bianco spirare
cementi severi.

Ma già è sera.

 

Interno

 

 

Più non rammemoro,
sfugge alle mie labbra ferme
il movimento, il vascello divino delle orbite e dei pianeti.
L'ombra inceppa i meccanismi
(dove sono? non più al centro)
e quasi a lato, fuggitivo,
guardo un pianto al muro che scanso.
Ma tutto è aderente sull'occhio,
sul corpo fermo già via da lì
(dove sei, mia grazia?).

Piange.
Un altro piccolo buio la scuote,
la supplica senza saperlo
(forse foglie volano rotte?).
Sono arreso,
impolverato e incartato dal cemento.

Ma bianca stridi e giungi dove non sono,
mi generi senza sforzo allo spazio, al tempo,
al fiore che lontano
esplode or ora dalla terra.

 

 

•••

 

 

Metafisico,
tendi lo sguardo sul mare.

Pensi alla sera,
quando il fabbro ha deposto il martello
e con mani grezze riposa, cinge altre spalle
nel letto bianco.
Quando il mondo s'è stretto nella notte,
solo respiri e circolazioni,
dispersi frinii;
chi pensa, chi lega,
chi vedrà il giorno nuovo?

Scuotiti per scacciare
le sfere luminose.
Forse ribolle,
l'intelletto, acqua, o forse
è questo vento, quello che respiri tu,
respiro io,
respira esso.

Metafisico,
cerca il respiro più fresco.
Sorridi alla tua notte e torna a scrivere.

 

 

 

 

 


NB. Immagine di copertina: Edward Hopper, Night Windows (part.)

 

Monday, 05 May 2014 00:00

Lo stopper che si commuove

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Sono uno stopper e tra i più bravi della serie B. Anzi il più bravo. Per chi non lo sapesse, lo stopper è quel difensore che sta incollato all’attaccante avversario, che non lo fa respirare, che lo tocca di continuo, gli “morde le caviglie”, come si dice, che non se lo perde nemmeno negli spogliatoi. Io, in tutto questo, sono il migliore del mio campionato, e da tempo aspetto di giocare in serie A.
Ormai di anni ne ho trentaquattro, l’età giusta per smettere, l’età media in cui i calciatori “appendono le scarpette al chiodo”, come si dice.
Voi vi chiederete perché non smetto. E io vi rispondo che voglio la serie A, voglio togliermi lo sfizio, voglio marcare Maradona, Van Basten, Klinsmann, Roberto Baggio e tutti i migliori al mondo insomma, perché il Calcio, quello vero, si gioca in Italia, e io voglio dimostrare che me lo merito. Prima o poi ci arrivo in serie A. Voi vi chiederete come mai, se da anni sono il migliore, nessuna squadra della massima serie mi abbia comprato. E io vi dico che un motivo forse c’è, perché altrimenti proprio non me lo spiego.
Il motivo non c’entra col calcio giocato. C’entra con i sentimenti.

Sunday, 04 May 2014 00:00

Pt. 04: Abduction

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Soggetto & Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China: Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale: Simone Pretelli

Friday, 02 May 2014 23:18

Sulle tracce dei Templari

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In Campania, in provincia di Benevento, esiste un borgo antichissimo che nel corso del VI secolo fu intitolato a Sant'Agata, santa catanese, in seguito nel 1300 divenne feudo della famiglia De Goth grazie a Papa Clemente V, ovviamente un De Goth.

Sunday, 04 May 2014 00:00

Pickwick goes to Comicon! Parte #1

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Giorno 01
Parola d’ordine: 20.000.
Questo il numero minimo di persone che il 1° maggio hanno varcato i cancelli della sedicesima edizione del Napoli Comicon, il salone internazionale diretto da Claudio Curicio, che quest’anno ha come tema principale il contatto tra fumetto e cinema. Già nella prima parte della mattina ogni fascia di età immaginabile ha iniziato a invadere tutti gli ingressi messi a disposizione dall’organizzazione dell’evento.

Non c'è stato tempo per il dibattito dopo il bel film Round Midnight previsto per la penultima serata della rassegna dello Zia Lidia Social Club. "Ma non tutto ha bisogno delle parole" dice Dale Turner, protagonista del film e sax tenore di un talento eccezionale. Michela alla fine del film riprende questa frase per riservare al maestro Spiniello, artista avellinese, di profonda umanità, le uniche parole sulla serata.

Tuesday, 29 April 2014 00:00

Festival delle Idee Politiche

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Il 31 ottobre 1972, su Il Gazzettino, Goffredo Parise spiegava la genesi del Sillabario n. 1 (Einaudi, 1972), il primo dei due volumi di racconti dei Sillabari (l’altro sarebbe stato pubblicato dieci anni dopo): “Il libro nasce così: negli anni tra il ’68 e il ’70, in piena contestazione ideologica, in tempi così politicizzati, udivo una gran quantità di parole che si definiscono comunemente difficili. Difficili anche a pronunciare. Per esempio: Rivoluzionarizzare. Ecco, non esprime nulla. Sentivo una grande necessità di parole semplici. Un giorno, nella piazza sotto casa, su una panchina, vedo un bambino con un sillabario. Sbircio e leggo: l’erba è verde. Mi parve una frase molto bella e poetica nella sua semplicità ma anche nella sua logica. C’era la vita in quell’erba è verde, l’essenzialità della vita e anche della poesia. Pensai a Tolstoj che aveva scritto un libro di lettura non soltanto per bambini e poiché vedevo intorno a me molti adulti ridotti a bambini, pensai che essi avevano scordato che l’erba è verde, che i sentimenti dell’uomo sono eterni e che le ideologie passano. Gli uomini d’oggi secondo me hanno più bisogno di sentimenti che di ideologie. Ecco la ragione intima del sillabario”.

Monday, 28 April 2014 01:21

Il rapimento di Lalo Schifrin

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Before you read please play http://www.youtube.com/watch?v=gwbI-V-Toy4

Rapire il maestro Lalo Schifrin non fu la cosa più facile del mondo. Ma l’uomo che poteva farlo, farlo in quel modo, ero io. Dieci anni nel Mossad avevano affinato tutti i miei sensi; tranne quello del dovere. E così, dopo aver incontrato Selima che vendeva saponette colorate all’angolo di una stradina della parte vecchia di Nablus, ero uscito dai Servizi. Da noi, mai innamorarsi del nemico.

Il genere documentario nasce dalla volontà di raccontare attraverso l'audiovisivo un aspetto della realtà rappresentato soggettivamente. In Italia il genere documentario è nato in ritardo rispetto ad altri Paesi d'Europa a causa dei vincoli fascisti imposti. Il genere documentario si basa sulla realtà e implica una notevole responsabilità morale dell'autore che talvolta sacrifica la creatività all'impegno di verosimiglianza. Il mese di marzo dello ZiaLidiaSocialClub, dedicato al tema della legalità e della giustizia sociale, si è concluso con la visione del documentario L'udienza è aperta di Vincenzo Marra.

Wednesday, 23 April 2014 00:00

Passeggiando con Barbara Santoro

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Dopo la bella mostra che FiorGen ha voluto dedicare alla città di Lucca sul tema Lucca, le storie, le mura, nella quale ben quaranta artisti toscani contemporanei hanno arredato – con la propria arte, con il proprio stile – le sale del Palazzo Guinigi, incontrando il favore del numeroso pubblico accorso, nuovamente la gran torre lucchese ospita la bellezza, la creatività, l’inventiva con l’esposizione FiorGen Arte Lucca − II Edizione, offerta pubblica degli autori che, da anni, dedicano la loro attenzione e parte delle proprie creazioni alla ricerca biomedica FiorGen.
Per l’occasione tentiamo un esperimento: farci guidare dalla curatrice della mostra, la dottoressa Barbara Santoro, perché i lettori de Il Pickwick possano traversare, sala per sala, l’intera mostra, guidati dai suoi passi, dalla sua voce d'inchiostro.

Saturday, 03 May 2014 00:00

Se devo avere un Dio

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Pioggia in litri d'opinioni, spesso inutili come scrivere cento lettere troppo lunghe da leggere o discutere del buco nell'ozono tracannandoci il sabato coi mozziconi a terra. Che poi dirle è facile quanto comprare il pane (avendo i soldi per farlo) e condannare il male fuori di noi (riguardo quello dentro ognuno ha le sue sacrosante, validissime ragioni).
Se devo avere un Dio lo voglio sentire in un tuono, rimbombarmi nella pancia quanto sono infinitesimale.

Saturday, 19 April 2014 00:00

Non c’è niente da capire

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Hai la barba di una tonalità più chiara, forse sei anche un po’ ingrassato.
Mi racconti del tuo ultimo viaggio in Norvegia, dei fiordi, della bicicletta, di quanto sia bello vedere il tramonto costeggiando in bicicletta i fiordi. Ho sempre avuto paura di cadere, io, dalla bicicletta.
Non gesticoli molto ma ti piace accompagnare le parole con qualche piccolo scatto, intrecci le dita della mani per poi allontanarle e posizionare il palmo destro sopra il dorso della sinistra.

Wednesday, 30 April 2014 00:00

Discorso di un manager ai lavoratori

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In una sala mensa, davanti a decine e decine di lavoratori, impiegati e operai.
“Buon giorno, sono il vostro nuovo capo”.

 

L’inattesa coincidenza tra una sala cinematografica affollata e l’impossibilità di uscirne costituisce la rottura dell’equilibrio iniziale di questa storia dal sapore antico. Il film in cartellone non è privo di spunti interessanti e probabilmente verrà annoverato tra i classici del XXI secolo.
Per tale ragione, lo slargo davanti al cinema è affollato di giovani studenti, professionisti stimati, lavoratori di concetto e derivati. Tutti gli avventori, chi più chi meno, chi per onesta convinzione chi per devota applicazione, hanno una chiara coscienza sociale, un gusto artistico articolato e l’ambizione a un lavoro adeguatamente remunerato. Quasi tutti, hanno delle famiglie di sani principi alle spalle, dei sani principi sulle spalle e il progetto di costruire una famiglia di sani principi. Tutti, tranne due.

il Pickwick

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