“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Fronte, bocca, petto

Saresti gentile se m'ammazzassi
come una madre troppo innamorata
o una vergine che ne ha il dovere.
Se aprissi la bocca e uscissero parole,
di quelle che accadranno presto,
forse potrei volare
come un Icaro malato del suo desiderio
e saltare da un pensiero ad un altro
con la leggerezza di chi al mattino fa colazione.
Ho un segno sulla fronte
uno sulla bocca 
ed uno chiaro e crocifisso sul cuore.
Prego che questo tormento della carne giovane
venga indebolito dai passi lenti 
di chi sogna un posto dove star bene.

 



Scatole della Memoria


Un posto nell'armadio
per le scatole della memoria
piene di parole d'amore
di animali di plastica
e anche qualche colore.

Ben nascoste per fare spazio
alle nuove partenze.
Milioni di meduse migrano
e la pelle brucia dove non speri
nei luoghi umidi delle attese
dove le speranze si piegano:
sono carta anche loro.

Avrò un giardino pieno di scatole
dove i fiori della memoria potranno appassire,
non dovrò nascondere nulla
e sorriderò per il loro disordine
e piangerò sugli steli della memoria.

 

4° GIORNO

"Che puzza"
E' la frase che JJ dice più spesso. Non a torto, anche se credo che gli slavi non è che sanno 'e gelsomino.
Al secondo posto: "Just in case", c' piace assai. All'inizio pensavo che sta Justine fosse una di Discovery.
Al terzo: "Wait, wait, wait“ l’aspetta, aspetta, aspetta che conosciamo bene.
Ma da quando siamo arrivati s’è presa la fissazione di parlare male di Greenpy. "Ha poco idee, ma confuse. Si agita. Non é operativa. Confonde lo staff".
Eppure mi ricorda qualcuno…
Certo in questi giorni Peace è stata poco presente e guardava Jenadostovic con lieve diffidenza, perché mai? Ma stasera nel fietaxi Julia mi ha raccontato che hanno un po' parlato, e lei si è sfogata, poverella, abbandonata da settimane qui a Taiwai da Audio International, la nostra casa madre. È tanto carina Green. (Oh! sta rientrando ora in albergo, è tutta contenta per il banco; quasi quasi le faccio leggere cosa si dice in Serbia di lei). L'unica sua grande pecca è quella di non sapersi alliccare il Cliente. Cosa che JJ e io sappiamo fa talmente bene, che oggi ho rischiato di vomitare. La Tzetzelchia, infatti, ci adora e stamattina quando ci ha visto, ci ha riempito di complimenti, ha detto che siamo le prime due persone di Discovery very professional. La nostra presenza è un grande regalo. Immaginatevi la reazione di Juliuzza: una serie di pompe idrofobe sono ancora al lavoro per prosciugare il Mant.
'Ste giornate iniziano troppo presto e finiscono troppo tardi, chiuso ind' a chillu Museo, che non sono riuscito ancora a visitare, sto facendo 'a fine e Lobeltino. Oggi altre talantelle con Jena che mi scoccio pure di raccontare. Le stesse che avvengono quando siamo in Vaticano, cambiate solo lo Stato e la lingua e ricordatevelo bene: non comprende nulla di quello che le si dice. Ogni volta che chiedo di tradurre inizia sparata, poi si blocca, dice che il concetto non è chiaro, poi mi chiede che ne penso... ma se non agg' capito che ne posso pensare?
Alla fine le sue ultime parole:"Just in case.. wait, wait, wait".
Sto fatto mi puzza.
Oggi 'a birreria (Joyce) ha tradotto il modulo di iscrizione per la GloupInToul Cald in cinese: sfizioso assai, me lo sono fotocopiato, lo metterò nel curriculum, vicino alla foto col Papa.
Verso le 19 di stasera, con Greenpeace, ci siamo messi a vedere il suo booking System, brava. Mi ha chiesto dei consigli. Io le rispondevo e JJ rideva per il mio Inglese. Green Peace comunque capiva cosa dicevo, non so come, ma capiva. Non contenta, JJ ci ha fotografato, foto niente male: Green, il computer ed io che 'mmane ind' e capill’. Ma ciò non ci distraeva e allora JJ ha iniziato a scaricare le foto che abbiamo fatto fino ad ora, e ce le ha fatte vedere. Ma Green ed io abbiamo ricominciato a parlare e allora JJ continuava a ridere (la famosa risata-poor Luca was trying so hard-). Noi tranquilli, Pace a chiedere ed io a rispondere. Allora la slava si è messa a cercare foto mie che aveva sul computer.
"Luca vieni a vedere!”.
"Je', un momento sto parlando co' chesta".
Quindi ha deciso di venire lei da noi, si è seduta sulle mie gambe e ha cacciato dal cascione una foto a tavola a Roma con voi (è stato bello rivedervi), la grande capa Marta e Andrew 'o chef! A questo punto Greenpeace l'ha inserita nella nostra conversazione, che poi è diventata inesorabilmente la loro.
Poco male, c'aggia fa’. I' so' suggelitole. E ormai il mio grado di attenzione era finito da tempo. Diciamo che dopo le 17 faccio una fatica a rimanere sveglio. Nu suonno esagggerato!
Sono le 21 ed il banco GIT del Mant, quello che ha ridato il sorriso alla girl-friend del giovane Woody Allen è pronto. In sole sei ore (tre ieri e tre oggi) è stato costruito, non assemblato, proprio costruito dal nulla dagli opelai del museo. Fanno paura 'sti cinesi. Sei metri, laminato in nero, trentadue cassettoni ad incastro e scomparsa, con chiusura a chiave. Tutti gli spazi preparati per inserire i nuovi rack EJ con le prese di corrente nel retro, già attivate.
In sole sei ore la macchina opelativa taipanese ha realizzato la più imponente e mastodontica opera cinese dai tempi della Muraglia.
A proposito: e se ci facessimo costruire una bella muraglia al posto delle Mura Vaticane?
“July, perché non ne parli a Bullonelli?”.

(CONTINUA)

Saturday, 02 August 2014 00:00

La terrazza sullo stretto

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La scala era piccola, ma molto luminosa. Portava lentamente al piano superiore attraverso una bella porta intarsiata. Il profumo di incenso l'aveva investita non appena varcato l'uscio. Le piaceva quel retrogusto di non so che, sembrava di annusare il mare. Il legno degli scalini le scricchiolava sotto i piedi e la luce che entrava dalla finestra sopra di lei rendeva l'ambiente leggermente rarefatto creando un'atmosfera paradisiaca. Le venne in mente la Divina Commedia. La finestra sulla sua testa altro non era che un quadratone in vetro cemento che spiava dal tetto piano.

3° GIORNO

C’è il sole, finalmente c’è il sole, anche qui esiste, palliduccio, giallino, con i raggi storti, ma esiste.
Inizia la giornata della pazienza.
Stamattina avevamo i primi gruppi da servire, ancora non è partita la cosa ufficialmente ma già ci sono degli EJ, i nuovi modelli di Gruppintour, che vengono utilizzati. Jenadostovic corre a destra e sinistra cercando di organizzare lo staff. Non ve la descrivo perché l'abbiamo vista un sacco di volte in Vaticano; però qui si spala la posa e i cinesi l'ascoltano, non sanno a cosa stanno andando incontro; io la evito, sorrido, cerco di fuggire dalla sua ansia a mille. Tutto ciò davanti la Tzetzelchia, la vicedirettrice del Mant che vuole vedere con cronometro alla mano, se siamo veloci a servire un gruppo.
Juliuzza è allenatissima, ha passato tutta la notte ad attraversare i semafori.
La mia sopportazione stava già a mille. Pensate che poi, tra un ansiolitico ed un altro, faceva pure la spiritosa, spiritosa poi… faceva ‘e cretinate che faccio io; tipo scendeva in ascensore con lo staff e parlava con lo specchio. Nel suo inconscio devo essere il suo mito. Sta messa proprio malestovic.
Comunque il top lo raggiunge poco dopo. La Tzetzelchia, che tra l'altro è stata calinissima con noi due, mi chiede di far vedere alle guide come si utilizza il GIT. In quel preciso istante la selba mi dà una gomitata e si mette al posto mio... una gomitata! Da espulsione, da rosso diretto! Sono rimasto allibito, mi sembrava una di quelle ragazze del college che mettono il topo nell'armadietto della loro rivale di studi. Grande pazienza, mi allontano sorridendo. Ma una capata alla Zidane sarebbe stata più onesta.
Intanto arriva Chatlee Basilin, il tecnico che vuole delucidazioni sui nuovi radio sistemi; mentre mi inizia a parlare fa un rutto esagerato! Non mi sembra vero. Guardo fuori alla finestra pensando che stia ricominciando a piovere. Potevo mai immaginare che qui è una cosa normale?
Dopo 10 minuti e 7 rutti, mi chiama Julia in ufficio con la voce strozzata dalla paura: "Lu…ca pu... oi venire subi… to che stanno arriv… ando altri 3 grup…ppi?".
"Ok, arrivo! Chatlee, have you anything to say to Julia?”.
Ve lo immaginate se anche il nostro tecnico di Roma fosse così?
"Luca ce stanno 2 GIT riparati (rutto), e poi ce sarebbe da fa er inventory (rutto), chissà se sta a piove ad Edimburgo (doppio rutto).
Tolno dalla Jenadostovic che mi racconta una strana storia sulla Tzetzelchia, che è felicissima della nostra presenza (è vero), che ci ha invitato a pranzare con lei (è falso), e che si è fatta dare i soldi da lei per comprarci il cibo (è vero). In realtà si era solo prodigata a farci acquistare qualcosa di diverso dal solito, magari commestibile… Infatti tornando più tardi nell’ufficetto troviamo due piatti take-away e 2 coche.
"JJ, ma non dovevamo mangiare con la direttrice?". Silenzio.
Il fatto è che in questi giorni ho scoperto che serbo-poco-ma-serbo comprende l'Inglese ancora meno di quanto comprenda l'Italiano. Già in altre occasioni quando parlava con Shampoo e Greenpy aveva capito fischi per fiaschi, o come si dice qui a Taipei, rutti per tuoni.
Nel pomeriggio apriamo i pacchi con i nuovi EJ che sono di due famiglie diverse. Ne parlo con Chatlee che (tra un rutto e un altro) si mette subito al lavoro. Riferisco a JJ che dice ok, spalandosi la posa con Shampoo e Greenpeace; ad un certo punto, però, si incarta talmente tanto tra canali, famiglie, sistemi, frequenze, che "Wait, wait, wait July !”. La blocco e chiarisco la cosa a Peace.
Da quel momento inizia un pomeriggio diverso, con Jenadostovic più tranquilla, che non ti interrompe, che non ripete la stessa cosa che hai detto, che non chiede il suggelimento e poi lo fa passare per una sua deduzione.
Shampoo dopo poco parte per Londra, mi dice “Thanks for your help!”.
Le ricordo che mi sta per scadere il contratto e che Isidora vorrebbe farmelo partire dalla befana... Sto scherzando non le ho detto niente!
Le ho solo risposto: “It's my job". Eh? Mesi e mesi di incomprensibili corsi serali d’Inglese per dicere sta frase.
Al Mant c’è una ragazza che fa la Site Manager ed un’altra che gestisce le prenotazioni. Sono Lilly e Joyce, hanno il nome di un caffè ed una birreria, ma sono carine, nel senso di gentili e si danno veramente molto da fare. Insieme a loro e agli ab-bo-na-tiell, 1000 ricevitori GIT trovano un'anima ed una batteria. Devo dire che gli ab-bo-na-tiell oggi ci hanno piacevolmente sorpreso. A parte che si facevano le foto con me, e questo già mi ha reso felice; ma poi si mettono là e fanno quello che gli dici; hanno montato un caricatore rack enorme con una velocità disarmante, delle vere e proprie folmiche opelaie... fanno paura sti cinesi.
Anche oggi la giornata è stata tutta al Mant. Cena con Pizza Hut nell'ufficio e Woody Allen che fa foto allo staff e che magna!
Poi Julia dice vado a fumarmi una sigaretta fuori. Dopo un minuto suona l'allarme antincendio. No, non era stata lei. Erano gli operai che stanno costruendo il banco GIT. Sei metri di legno laminato con cassetti enormi, predisposizione ai collegamenti elettrici e all’inserimento di caricatori; e lo stanno costruendo con una velocità impressionante: fanno veramente paura sti cinesi!
"Luca, sai che ti dico? Ci facciamo dare il nome della ditta e ci facciamo costruire un banco uguale per il GIT in Vaticano, tanto a gennaio deve venire in Cina il direttore dei Musei Vaticani Bullonelli, e glielo facciamo approvare da qui!”.
"E poi c'o mettimm' ind' a valiggia".
Breve incontro anche con il direttore del Mant che con casco bianco da minatore è arrivato per controllare lo stato dei lavori. ‘Na cosa piccolina, cu 'na cravatta improbabile. Lo salutiamo con l’inchino, il migliore: l’inchino Brodino. Sì, il famoso inchino che JJ fa ogni volta che incontra a San Pietro S.E. Mons. Brodino, e che il prelato ripete quasi sincronicamente, credendo si tratti del saluto tipico delle aziende multinazionali.
È tardi, l'ora del consueto taxi, l'ennesimo tassista cinese con la sua foto sulla licenza che non gli somiglia mai; la musica classica; i sedili in pelle consunta; il lieve fetore; la strada sempre diversa, e l'ultima serbata della giornata:
"Luke, ma lo sai che mi ha detto Lilly?!? Che lo staff non viene pagato ad ore. No. Pensa che cosa assurda! Loro poverini possono lavorare quante ore vuoi e prendono sempre lo stesso compenso al mese!”.
"Jena, da noi si chiama contratto a progetto...".

(CONTINUA)

Friday, 25 July 2014 00:00

Sulla meditazione o diario filosofico 5

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Uso, di tanto in tanto, andare a correre. È un tramonto più o meno scuro, a seconda della stagione, quello che ritrovo di fronte alla mia porta; i rumori seguono invece il profilo del paesaggio, della campagna piena d'ombra e del centro urbano, fino al mare che ancora si vede dal marciapiede. Il gesto del mio movimento è, del resto, tanto ripetitivo da farmi dimenticare l'asfalto. C'è soltanto il suolo: una stabilità pura, secca, dove poggiare il piede. Tallone, punta e slancio, mentre l'altra gamba comincia già a distendersi. Agito le braccia per dedicarmi alla percezione: soprattutto vento, qualche volta mattoni o ringhiere che sfioro – una volta, quasi, una macchina in corsa.

Soggetto e Sceneggiatura: Domenico Di Francia / Keneru 
Matita e China: Domenico Di Francia / Keneru 
Colorazione digitale: Ivan Ferrara

Oltrepassato l’ottavo bivio e dopo aver valicato centinaia di Torii del Fushimi Inari Taisha, mi sovvenne un pensier sublime: dove cazzo sono?!
Già, ero perso. Ero solo, in Giappone, senza sapere assolutamente il giapponese, quasi senza soldi, e non avevo la più pallida idea di dove stessi andando e tanto meno di come tornare indietro.
È in questi istanti che viene da rivalutare la colonizzazione e la globalizzazione: cosa non darei per un dannatissimo cartello in inglese! Non solo ero perso, ma ero anche stanco, anzi esausto!
E tuttavia non potevo assolutamente fermarmi, dietro di me una odiosa vecchietta sorridente con non uno ma bensì due bastoni stava come me salendo verso la cima e stava per superarmi.
“Vecchia, non avrai mai questo piacere, non ti porterai via quel poco che mi rimane d’orgoglio!”.

2° GIORNO


Il risveglio è il momento più bello. Vuoi vedere che mi so' sognato tutto? Sono in uno dei letti di Roma o in quello di Napoli? No! Apro gli occhi e sono davvero a Taiwai, e' tutto vero! Anche il gelato agli spinaci di ieri sera non l'ho sognato: io lo mangiavo con faccia schifata e shampoo Clear mi fotografa divertita. Ed è vero anche questo letto matrimoniale alla cinese. L'unico al mondo con la larghezza più lunga della lunghezza! Stanotte ho dormito parallelo ai cuscini.

Thursday, 17 July 2014 00:00

Il tempo e i cani

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Il riflettore punta sopra una sagoma, la sagoma sta legata ad una sedia. Pian piano la figura apre le labbra – prova prova sa – però il microfono manca, – sa prova prova – la luce è immaginaria.
"Ti stanchi mai? Ti domandi cosa stai costruendo? Quando dicono il cameriere lo può fare chiunque, quando dicono questa roba sapevo scriverla anch’io".
L’ombra si svela a se stessa essere umano, uomo a cui si spalancano ventate di ricordi nella testa.

Tuesday, 15 July 2014 00:00

Giorni d’esilio

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Attraversando un paese sconosciuto
− Dove sono? Cos’è successo?
Anna si bagna con la lingua le labbra secche, con la coda dell’occhio si accorge di perdere sangue da un braccio: lo sente scivolare sulla pelle come un languido serpente scarlatto.
Intorno ci sono strade grigie, anonime. Non un cartello, non un’anima viva.
C’è un silenzio doloroso, quasi come se qualcuno avesse reso muto questo luogo.
In realtà sembra che le case, le strade, i marciapiedi vogliano esplodere, espandersi, rompere la quiete del giorno.
C’è una strana stasi, l’aria è come sospesa, soffoca e trema.

Bangkok – 1° GIORNO

A Fiumicino in attesa di JJ, la mia responsabile Julia Jenadostovic casualmente in ritardo di soli quaranta minuti, l'hostess del check-in ha cercato in tutto i modi di farci volare in business, solo perché l'avevo fatta ridere. Non c’è riuscita, però è stata affettuosa. Il viaggio è andato, Julia tranquillissima fino a quando non ha deciso che doveva riposare. Allora ha preso cinque camomille, tre melatonine, quattro sedativi più i due calmanti che aveva ingerito a casa. E da quel momento non ha trovato pace. Il tempo è infinito, dopo cinque ore vorresti scendere che non ce la fai più di film che non capisci, giochi dalle istruzioni impossibili e musica che non sentiresti neanche con Pizzarco, il mio fratello che si spaccia per critico musicale.

Friday, 11 July 2014 00:00

La tragedia dello sviluppo

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Essendomi ormai ritirato in via definitiva nell’universo etereo e onanistico della speculazione letteraria, sociologica e (Dio mi aiuti) economica, provo un disagio sempre maggiore nei confronti della mia incapacità e del mio disinteresse a relazionarmi col mondo materiale che mi circonda, disagio reso più acuto dalla presenza dei “muratori in casa”, che costantemente mi ricorda l’inattitudine dell’intellettuale contemporaneo al mondo ‘reale’. Nonostante parte della mia famiglia sia costituita da fattivi partecipatori della vita sociale costruttiva e restaurativa (cfr. parenti esperti in impiantistica, mattonistica, cementistica, lamieristica etc. che seguono i muratori passo dopo passo dando consigli di sorta [e, sospetto, rompendo il cazzo]), io prendo atto della mia ignoranza abissale e del fastidio insuperabile alla vista di polvere, calcinacci, cambiamenti, gente fra i piedi e rumori molesti che mi svegliano prima del tempo e mi parano davanti un’altra giornata a ingobbirmi su, mettiamo, La condizione urbana di David Harvey.

Monday, 07 July 2014 06:04

Quei fumetti che non ti aspetti

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Oggi parliamo di Luciop, Prenzy e Batawp, e cioè tre ragazzi di Palermo che da qualche anno hanno deciso di unirsi sotto il vessillo del Pee Show (ditelo ad alta voce!). Un concetto di fumetto del tutto personale, dove tre matite differenti danno vita a un'armonia unica e diversa da tutto quello che finora avete visto sul web. Una nuova realtà composta da tre persone che disegnano da sempre, che portano avanti il proprio personale progetto, ciascuno con un background diverso e anche un po' insolito. Un progetto con uno scopo: andare avanti, non fermarsi mai e approdare, un giorno, sulla carta stampata.

Sunday, 06 July 2014 00:00

La pallina della vittoria

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La domenica mattina è soffice e bianca come le nuvole, su cui si affacciano mille lucine paradisiache.     
La fiaba della mia infanzia viene ricordata su quelle nuvole, dove ci sono le voci di una piazza nel giorno di festa, le campane della chiesa, il rumore delle stecche del biliardino accanto al jukebox.  
In inverno c’era odore di pizza, in estate la voglia di gelato.      
Poi si passò dalle duecento lire alle cinquecento e infine al gettone che dovevi cambiare alla cassa.     
La pallina della vittoria, chi segna vince.                            
La domenica era il giorno in cui rivedevo mio padre, ci bussava alla porta verso l’ora di pranzo.                            

Saturday, 05 July 2014 00:00

Trent'anni fa...

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5 luglio 1984. Un pomeriggio che segna l’inizio di una storia che si confonde con l’epopea e che, nel suo svolgersi e nel suo mai concludersi, intreccia a doppio filo la vita di un uomo e di una città.
Tre parole ne avevano annunciato l’arrivo, strappate da un’impressione rilasciata a mezza bocca: “Yo soy feliz”, il commento del Pelusa a chi gli chiedeva le sensazioni sul suo trasferimento dal Barcellona al Napoli, espresso col candore quasi ingenuo del ragazzo non ancora diventato grande.

il Pickwick

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