“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Sunday, 02 March 2014 00:00

Arte e Ricerca, a Lucca

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Nasce con il duplice intento di mettere in rilievo qualità artistica ed importanza della ricerca scientifica. Nasce avendo lo scopo di generare ammirazione per le opere ed interesse per l’impegno scientifico. Ha come fine lo stupore di chi osserva tele e sculture, consentendo a chi prova questo stesso stupore di non dimenticare mai che la ragione, l’occasione, il presupposto è ricordare quanto sia importante la conoscenza medica, il suo approfondimento necessario, la sua innovazione costante.

Il punto di partenza di questa intervista potrebbe essere un racconto o meglio: un racconto di sé e del proprio lavoro. Per i lettori de Il Pickwick: chi è Vittorio Matrisciano e quando comincia a fotografare la scena?
Mi chiedete chi è Vittorio Matrisciano ma, più che parlare di me, preferirei parlare del progetto che, insieme alla mia compagna Gabriella Nugnes, abbiamo voluto fortemente e parlando del progetto si arriva a capire anche come si è arrivati sulle scene.
Vivendo in una città come Napoli, dove i drammi e le commedie quotidiane vengono accentuati e vissuti in modo totalmente unico, partimmo col fotografare le scene di vita della città, delle persone e dei luoghi “dimenticati” dai più ed ecco il perché ci chiamiamo “olvidado”, traduzione in spagnolo di “Dimenticato”. Spesso ci hanno chiesto perché lo abbiamo tradotto in spagnolo, beh, la risposta è semplice: abbiamo voluto riportare alla luce la natura spagnola della città, anch’essa dimenticata. Così nel 2008 nacque Olvidado Photographers, spagnolo e inglese fusi insieme, proprio come son fuse le diverse culture che creano Napoli, nel 2012 aprimmo Olvidado Photo Studio.

Monday, 24 February 2014 00:00

10 Accendini Neuro

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(storia mal raccontata di un personaggio che in gioventù era chiamato Uanem’ ‘e Jeppson)

Non andavo di fretta quel giorno e nei miei occhi, sono sicuro, brillava una luce particolare. Ne sono sicuro soprattutto per un motivo: quel giorno lì, per una serie di coincidenze terrene favorevoli, non dovevo correre in su e in giù per tutta la città al fine di racimolare quello che solitamente mi serve per pagare l’affitto, bere e mangiare (l’ordine non è puramente casuale, la casa è al primo posto, perché per la strada, c’ho provato, creperei dopo troppo poco tempo e in definitiva c’ho ancora voglia – di campare si intende, al secondo posto metto il bere, la trovo un’attività che non soltanto regala bei momenti, anche brutti chiaramente, ma che dà anche il suo apporto organico di calorie, non fa sentire freddo e a volte sembra che sazi, infine mangiare soltanto al terzo seppur onorevolissimo posto perché mangiare veramente e mangiare bene costa, e non era quello il periodo in cui me lo potevo permettere).

Tuesday, 25 February 2014 00:00

Una serata impegnativa

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“Devo andare in bagno”. La cena proseguiva spedita, ma lei aveva bevuto decisamente troppo. E poi aveva bisogno di un paio di minuti di pausa per rispondere ai messaggi. Questa cosa stava diventando peggio di un lavoro. Avere troppi galli nel pollaio era decisamente un toccasana per l’autostima, ma la stava snervando.

"Respiro, furbo, angoscia, senza filo logico, street of conscious, lacerazione, sfuggente, virtuoso artigiano, dubbioso, viaggio allucinogeno, bipolare". Queste sono alcune parole dette a chiusura dibattito dopo aver visto il film di Terrence Malick To the Wonder, ottavo film previsto in rassegna. Un "anti-film" come dice Mirko, socio dell'associazione, con "la forma narrativa assolutamente destrutturata" senza né inizio né fine, pochissimi dialoghi, e ogni parola detta, espressione di un pensiero singhiozzante, poco chiaro.

Soggetto & Sceneggiatura : Domenico Di Francia / Keneru
Matita & China : Domenico Di Francia / Keneru
Colorazione digitale : Simone Pretelli

Wednesday, 19 February 2014 00:00

L'appartamento

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Quel giorno l’appartamento non era come lo ricordava. Gianni l’aveva portata là varie volte, e non aveva mai notato quella porta. Una porta bianca, anonima, come le altre.
− Gia’, ma questa porta?
Nessuno rispose. Gianni stava prendendo le misure in cucina, aprendo finestre, alzando tapparelle. C’era da verificare la possibilità di realizzazione di un nuovo bagno, e per quello erano in attesa dell’architetto.

Monday, 17 February 2014 00:00

En la jugada de todos los tiempos

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Ahi la tiene Maradona. Le marcan dos. Pisa la pelota Maradona.
Il campo è una pozzanghera di fango e terreno, un’informe distesa marrone su cui l’erba ha deciso di non crescere: come a non voler dare illusioni, vantaggi, un minimo di comodità; come a non voler concedere neanche un po’ di bellezza a questo morto pezzo di terra di una morta periferia meridionale.
Assenti le linee di fondo, il cerchio al centro del campo, gli spigoli negli angoli, l’aria del portiere; assente il dischetto, lo si misura coi passi: uno, dos, tres, cuatro, cinco…

Tuesday, 18 February 2014 00:00

Fine sia purché ci resti speranza

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Di canzoni sulla fine di un amore ne esistono a centinaia. Arrabbiate, velenose, disperate, da zerbino; urlate, cantate sottovoce, seppellite da gorgheggi e controcanti, minimaliste.
Quando l’amore finisce, è poco ma sicuro, si soffre, e chi possiede una naturale attitudine alla poesia sembra quasi non potersi sottrarre all’inevitabile confezionamento di una canzone. O di un album. O di una serie di album. Insomma, ognuno metabolizza con i propri tempi.
Quando a cantare la fine di un amore è Renato Zero, però, tutto si colora di nuove e broccate tinte.

"Un paese è bello quando ti fa capire come ciò che conta è sempre fuori di noi... la nostra anima è sempre un luogo un po' fosco e in fondo anche un po' banale, la meraviglia del mondo è negli alberi, nelle nuvole nella terra su cui poggiamo i piedi". (Franco Arminio). L’incanto della natura lentamente si svela a chi non ne teme i silenzi, e la verità si palesa appena smettiamo di indaffararci per cercarla, come risposta gentile per chi sa attendere. Nello stesso tempo si piega lo sguardo nell’"anima fosca" e gli esseri umani si scoprono negli occhi di un asino poco più che riflessi tra immense orbite di terra e infiniti raggi di cielo.

Sunday, 16 February 2014 00:00

La Dama

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A quei tempi non avevo ancora vinto il concorso, così lavoravo da sola, in proprio insomma. Cioè a dire il vero il concorso lo avevo anche vinto, ma aspettavo che mi chiamassero. Scorrimento della graduatoria, così si dice. Prima chi vogliamo noi poi tutti gli altri, così dico io. Comunque, nell’attesa continuavo a fare il giro delle case, tutti i giorni. Avevo un motorino, un Ciao scassato che sopportava paziente i miei capricci e i miei chili. Non so perché, ma quelle che fanno il mio lavoro, e lo fanno bene come me, sono sempre belle in carne. Così ero io, e ancora oggi non so se sono io che ho scelto il mio lavoro, dandoci dentro con arancini e sfoglie ripiene, o è il lavoro che ha scelto me, proprio a causa di questa mia passione per i carboidrati, come si chiamano adesso. Pane, pasta, pizza, dolci, insomma.

Monday, 10 February 2014 00:00

Ambidestro

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Ero un ragazzino di nove anni felice quando un signore barbuto mi raccattò per strada dove stavo giocando con amici più grandi di me mi tirò per il braccio nonostante gli amici urlassero e lo prendessero a maleparole e mi buttò in macchina con forza e io resistevo ma invano lui il signore barbuto mi stava rapendo e io il ragazzino sudaticcio magro con la maglia strappata e il pantaloncino azzurro e le scarpe consumate che siamo tutti così quando giochiamo in strada non perché manchino i soldi ma perché le cose non ci mettono niente a consumarsi dicevo io venivo rapito nel bel mezzo di un pomeriggio estivo e per me non c’era nulla da fare ero vittima di uno stupratore che in macchina si accendeva il sigaro e faceva partire la musicassetta dei Santana dico io i Santana che sarebbe stata la prima e ultima volta che li avrei sentiti e li sentivo mentre quel signore barbuto mi avrebbe toccato e mi avrebbe costretto a fare cose brutte come solo chi le vive sa: io però non lo avrei saputo.

Monday, 03 February 2014 00:00

Difesa e contropiede

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A volte rischio di promuovere oleograficamente il calcio a metafora di una nazione, me ne assumo la responsabilità, ma la stanchezza e l’implosione hanno coinvolto in contemporanea le pareti del corpo statale, partiti e parrocchie, e questo sport vissuto alla maniera dei Boniperti e dei Viola.
Un calcio da album delle figurine, da foto di gruppo in piedi e accosciati, da bianco e nero inteso come unico accostamento di colori possibile date le tecnologie a disposizione. Le poche trasmissioni erano gestite come una pesca a premi alla festa di fine estate. Vi smanettavano con un foglio di appunti che riportava le occasioni principali delle partite, o forse la lista della spesa da fare appena sfuggiti dallo sguardo indiscreto della telecamera, personaggi strapaesani che credevo confinati a discutere nei bar e nelle panchine dei parchi.

Tuesday, 04 February 2014 00:00

Genialità erotica nel Don Giovanni di Mozart

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Sin dai tempi più antichi gli eroi nati dalla genialità artistica hanno sempre esasperato la duplice natura umana nelle sue sfumature virtuose (l’epica greca) e viziose (i protagonisti di tutta la produzione post-classica, romantica nel senso hegeliano del termine). Siano questi appartenenti alla categoria omerica o byroniana, sono stati egualmente trasformati in idiomi, simboli che nel corso dei secoli hanno costituito le radici della cultura occidentale come odiernamente si presenta. È ovvio quindi l’inevitabile parallelismo tra Mito e Rito, se con ciò intendiamo la ritualizzazione di tali figure, il culto nato attorno ad esse.

Gennaio, storpio e umido, è (s)finito e ci ha colto totalmente impreparati. Terremoti, nubifragi, grandi schifezze e americanate, chiacchiericci fastidiosi come i pettegolezzi dal parrucchiere, cos’altro? Qualcuno diceva che “troppa comunicazione fa male”, io in primis sono vittima di un sistema dove il limite tra comunicazione ed esibizionismo/ostentazione è fin troppo labile. La colpa è dei tempi che corrono, che poi, in realtà non corrono… zoppicano e la nostra ebefrenia con loro.
E allora, sorridendo tra me e me, mi sono detta che forse le statistiche socio-musicali hanno sempre avuto ragione. Anche io voglio regalare un po’ del mio odio al mondo (e non solo al mio analista), quindi ridiamoci su.

il Pickwick

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