“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Sunday, 09 February 2014 00:00

Il profumo della ricerca

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Dove nasce una ricerca? Quando nasce? Come si sviluppa? Ricerca è cercare. Cercare è andare. Da A a B. E se invece il percorso fosse inverso? Se il fine si trasforma nel principio? Se il percorso diventa sostanza? Se quell’obiettivo lontano si arricchisce di ruscelli collaterali? Ci si può rendere conto, nel percorso, che la vera ricerca, il vero obiettivo, non è arrivare, ma camminare, la strada percorsa per arrivare al risultato, alla meta.

Sunday, 26 January 2014 00:00

Il tempo ed io

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Sono nato a mezzanotte. Minuto più, minuto meno. Perciò i medici ed i miei hanno deciso il giorno, non è stato il giorno a decidere. Dieci ma poteva essere nove. Meglio guardare avanti, si dice. Giugno ottantasette, il muro di Berlino doveva ancora cadere, le guerre che si studiano a scuola erano finite. Le altre c’erano, sì, ma più quotidiane. Quasi innocue, striscianti. Molto meno importanti.

“M’illumino
    d’immenso”

La leggi: una perla, bella, geniale, ricca, ti apre la mente e il cuore, pensi e senti, vedi in due righe una cultura e una Storia.
Leggi la critica: un attacco di colite acuta.

“Due ternari, il primo dei quali, sdrucciolo, è composto da quattro sillabe. Quattro parole di cui due monosillabi, che, compenetrandosi con il termine che segue attraverso l’apostrofo, danno luogo a due sole emissioni di voce.”

Tuesday, 28 January 2014 00:00

Danza Mistica

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a Klaus Wiese

Se qualcuno di voi in futuro dovesse mai leggere queste righe, mi auguro solo che in quel momento, possa avere la giusta disposizione d’animo, combinata a sensibilità e rispetto per leggere, dall’inizio alla fine, questa mia. Queste parole proiettano la mia essenza, la mia più profonda intimità, la mia più grande constatazione.
B.H.P.


Ballo, ruotando su me stessa. Lo faccio da sempre. Appena attacca la musica, non importa quale sia il genere che sto ascoltando o le frequenze su cui viaggia la melodia, inizio a girare creando una sorta di cerchio. Priva di blocchi non mi preoccupo dei miei movimenti. Le braccia mi accompagnano, staccandosi un poco dal corpo, mentre con le mani disegno linee e circonferenze invisibili, seguendo le variazioni sonore. Sembra strano dirlo ma è la cosa che mi rende più libera da sempre. Come un derviscio giro e mi rigiro e, con me, anche i miei pensieri.

Monday, 27 January 2014 00:00

Ebrei piangenti e ridenti

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Come ha fatto il popolo ebraico a tollerare millenni di angherie e sopraffazioni, culminanti con l’orrore della Shoah? Oltre alla estrema coesione, che ha ad esso consentito di rimanere politicamente e culturalmente forte pur nella diasporica frammentazione, tra le armi di difesa va contata una straordinaria arguzia, interessante per la complessità di fondo che la caratterizza.

Nel 3514, alle porte di Tannhäuser, si giocò una partita che per secoli divenne oggetto di studio da parte di epistemologi ed eminenti scienziati. Le squadre coinvolte erano l’Orion Runners (squadra di casa) e l’Alphane. La partita era valida come semifinale di ritorno di coppa nazionale ed il risultato di andata era stato di 1 a 2 per gli ospiti. Quella partita di ritorno sembrava cosa fatta, una pura formalità dicevano gli esperti di calcio, e invece l’Alphane fece la grande impresa capovolgendo il risultato e dimostrando ancora una volta l’imponderabilità del football, antico gioco creato dai terrestri in un paese chiamato Inghilterra.

Sunday, 19 January 2014 00:00

Cataratta

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Alla terza mano non ne aveva già più voglia.
Guardò sua madre mischiare le carte, con quel suo modo di spingerle le une dentro le altre come se le infilzasse, come se volesse polverizzarle, e si chiese chi fra i due tenesse veramente a quel rito. Se non fosse un altro malinteso dell’amore filiale, come quello che li aveva portati per anni a mangiare padellate di alici fritte, impanate e fritte.
Tutto poteva cambiare, gli anni, le stagioni, i governi, una cosa sola era sempre uguale: una volta arrivato sull’isola, sceso dal traghetto, Paolo telefonava alla madre per comunicarle lo sbarco, e lei non gli lasciava neanche il tempo di fare il biglietto del pullman per il paese che aveva già messo sul fuoco la padella con l’olio. Le alici, si sa, si devono mangiare ben calde.

"Per quanto sia dura la solitudine ti riporta al tuo destino, la legge del grande amore è rude, per chi ha sbagliato strada". Sulle intime note di Jaques Higelin cantate durante una festa, in una serata "a bacio libero", declina lentamente l'atmosfera leggera e, nelle sfumature malinconiche, Romeo e Juliette dissolvono la fragranza dell'amore in un abissale e comune dolore.

Friday, 17 January 2014 00:00

L'arte della danza di Valeria Apicella

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Danzatrici e danzatori si spingono all’estero per cercare una realtà diversa e più stimolante e rincorrere i loro sogni. Così decise anche la danzatrice napoletana Valeria Apicella che, diciassette anni fa, si spostò a Parigi per lavorare con uno dei suoi coreografi preferiti (Paco Décina), poi alla Biennale di Venezia con Carolyn Carlson ed in Germania con Sasha Waltz, il suo “secondo amore” dopo Décina.
Oggi porta a Napoli il debutto di un suo nuovo spettacolo, Elle est là #4, frutto di tre anni di lavoro in residenza ad Epinay sur-Seine, presso la Maison du Théâtre et de la danse (MTD), dove ha lavorato anche ad altre realizzazioni come il trittico Psalm che comprende Psalm a secret song 2011, Travelling 2012, Golden Room 2013, aprendosi ad un lavoro anche sulla voce, il video, l’installazione e la poesia.

Monday, 13 January 2014 00:00

Il quarto nome

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A volte è solo una questione di tempi. La stessa azione muta forma, e senso, da un istante all’altro; però il nucleo resta integro. Vale anche per chi agisce. Gli uomini possono avere fini più nobili e l’illusione di essere migliori di chi li ha preceduti, ma il centro che pulsa e muove è il medesimo, è un fuoco acceso mille anni indietro e che mille anni dopo non si è ancora spento. È l’ambizione, il miraggio, il vantaggio, la voglia di vincere.

Lesti usciamo nella notte delle cinque del pomeriggio, che è già notte. Svoltiamo fra le persone più disparate. Vanno avanti, come noi, seguono la nostra direzione, altri vengono contro, altri ancora tagliano più o meno lontano, a destra, a sinistra, diritto, in obliquo, mentre qualcuno esce da un discount, qualcun altro entra in un palazzo, in farmacia, in pizzeria, dall’alimentari, nel palazzo dell’ASL all’angolo della piazza. Chioschi e bar sono più che illuminati. Molte ma non troppe auto rumoreggiano nel traffico, abbastanza caotiche, abbastanza ordinate, nelle tortuose curve e nelle strade dall’asfalto variamente tappezzato di sottili e doppi, piccoli o ampi rattoppi, a copertura di numerose buche.

Wednesday, 08 January 2014 00:00

Asta per la Ricerca

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“Voglio che ai miei disegni, alle mie incisioni, ai miei oggetti, ai miei quadri, insomma ad ognuna delle cose che hanno reso felice la mia vita, sia risparmiato lo sguardo vacuo di un passante indifferente; voglio invece che vengano sparpagliate dal martello di un banditore”.
Edmond de Goncourt, contemplando la Bellezza con la quale aveva arredato la propria casa, la destinava non alla freddezza professionale di qualche pubblica esposizione affollata bensì al tepore della contemplazione privata, familiare, intima, personale. Per questo – perché quadri e statue ed ogni altro oggetto forgiato dall’Arte potessero viaggiare dalla propria stanza alla stanza di qualcun altro – era solito immaginare un’asta immaginandone gli sguardi puntuali dei partecipanti, la silenziosa tensione, l’attesa fremente, gli sbalzi improvvisi, le mani alzate ad indicare l’offerta, il timore della sconfitta, l’ebbrezza dell’acquisto e certi sbuffi, certi sorrisi, certe piccole o grandi gioie; il tutto ritmato dal secco rumore del martelletto di legno, battuto con forza dal banditore.

Tuesday, 07 January 2014 00:00

Miramontes

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Nella penombra, Luis appoggiò la valigia marrone sul letto della stanza e la riaprì.

Wednesday, 08 January 2014 00:00

Una doccia bollente (un racconto erotico e pulp)

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“Vattene”. La stretta si era fatta più decisa. Lei cercava di liberarsi con grazia, senza farsi troppo male. “Vattene via. Torna da dove sei venuto”. Sapeva bene quello che stava succedendo. Di nuovo, dopo anni, e lei stava quasi per cadere nella rete. Quasi. “Scusa, ma come mi hai trovata? La tua amica si è informata e ti ha mandato fin qui? Cos’è? Non trovi più nessuno in pianura e sei costretto a visitare le isole dell’oceano per avere qualche attenzione?”. Anni prima non ce l’avrebbe mai fatta a parlargli così. Invece adesso non vedeva l’ora di insultarlo come un cane. Un tempo, era lui, il cattivo. Che prendeva, lasciava, quando aveva voglia, quando gli girava, tutte suo territorio. Tutte puttane.
Eppure, una volta, le aveva anche fatto tenerezza. Aveva gli occhi verdi come il mare, profondi e tristi. Poi, un giorno, ci era caduta dentro, e si era accorta che c’era il vuoto.

Sunday, 05 January 2014 00:00

Una vita coi piedi

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Tutti i giorni alle sette e quindici in punto usciva di casa. Dava tre mandate alla porta e controllava che lo zerbino fosse disposto parallelamente all’uscio. Se lo sorprendeva di sbieco, con piccoli movimenti del piede, cercava pazientemente di rimetterlo a posto. Era abbastanza impegnativo, perché per quanto si sforzasse di trovare un equilibrio, gli pareva sempre che il posizionamento non raggiungesse la perfezione voluta. Con fatica si liberava di quell’ossessione, almeno temporaneamente, e si avviava verso l’ascensore.  Purtroppo l’attività mattiniera nel palazzo era frenetica e quindi doveva sempre attendere qualche minuto affinché l’ascensore arrivasse al piano. Nell’attesa lo sguardo si posava sugli zerbini dei suoi vicini: tutti troppo storti! Cercava rapidamente di sistemarli come gli sembrava consono, con movimenti rapidi e furtivi del piede destro, come se stesse commettendo una qualche infrazione. Qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse abusivamente contestando le scelte di posizione altrui, in fondo ognuno aveva il diritto di mettere i propri zerbini come meglio credeva e lui se ne rendeva conto ma non ne teneva poi molto conto. Del resto il tappetino altrui non avrebbe dovuto rovinare la mattinata a quei poveri che credevano ancora in un’etica dei posizionamenti, di cui il nostro uomo si sentiva assolutamente paladino, fiero e capace. Mentre pensava ai pro e i contro di uno zerbino obliquo era già nell’ascensore.

il Pickwick

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