“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 25 November 2013 01:00

Il fischio d’inizio

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Domenica 23 maggio 2010 ore 14:45

Nello spogliatoio l’attività è frenetica. Stefano, il tuo compagno di reparto, non se ne cura, è seduto e guarda dritto davanti a sé. Sua moglie sta per partorire, lui vorrebbe essere con lei. Tu lo odi, sua moglie è bellissima, la tua ti ha lasciato per un portiere e vorresti segnare, daresti qualsiasi cosa, baratteresti anche tua madre per un gol nel derby. Il massaggiatore ti dà una pacca sulla spalla, il Presidente dice che porti fortuna, tu speri, lo speri con tutto te stesso. Durante il riscaldamento, una donna, forse una ragazzina, ti ha lanciato un peluche tascabile e lo tieni ancora stretto tra le mani. È un cagnolino bianco con un occhio nero e l’unica cosa che riesci a pensare è che tu odi la Juve. Lo spogliatoio puzza di sudore, eppure ti sembra piacevole mentre l’allenatore ti ripete per l’ennesima volta che quando gli esterni salgono tu ti dovrai inserire centralmente: hai un ottimo tempo di inserimento, lo sanno tutti, lo sai anche tu. In lontananza si sentono già i tifosi intonare i cori, gridano il tuo nome. Guardi il cane e sorridi. Segnerò.

Domenica 15 settembre 2013 ore 14:45

La tribuna d’onore è piena. Si gioca il derby. I politici, i dirigenti, il Presidente, la moglie del Presidente, il figlio del Presidente, la mamma del Presidente. Se è vero che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, quella madre non doveva aver brillato per grandezza, ma aveva saputo insegnare al figlio il valore dei soldi. Avido come pochi quell’uomo di potere, amante del calcio che avrebbe probabilmente barattato sua madre con un ingresso in Champions League. Madre, strana la vita eh? Tradita dal tuo stesso successo di educatrice. Tu sei seduto davanti a loro e ogni tanto ti giri e li osservi, a volte sorridi, ti rigiri e guardando davanti a te sogghigni. Il loro odore di sigari e Chanel, di tabacco e Big Babol ti disgusta, come le tue scarpe Versace e il tuo tono muscolare. Sono tesi. Un po’ sei teso anche tu. La curva si va riempiendo, qualcuno grida ancora il tuo nome.

Domenica 23 maggio 2010 14:55

È tutto pronto. Siete tutti in fila nel tunnel che porta al campo. Juan ti dice di andare a sorridere all’arbitro. Tu non vorresti, ma sai che devi, sei in diffida. L’attesa per l’ingresso sembra infinita, c’è un bimbo al tuo fianco. Gli tieni la mano e pensi a Stefano, ora gli vuoi bene. Se proprio tu non riuscissi a segnare vorresti che lo facesse lui, in fondo una vittoria è sempre una vittoria, come un figlio è sempre un figlio. L’arbitro odora di Big Babol e vaniglia, l’anno scorso ti ha espulso per un fallo inesistente. Pensi alla moviola in campo, a Blatter, a Platini… Dio quanto odio la Juve! Ti controlli i parastinchi e i calzerotti per la seconda volta da quando sei nel tunnel, la terza lo farai come sempre un attimo prima del fischio d’inizio. I canti delle curve si fanno più forti, intravedi la nebbia di qualche fumogeno. È ora, parte l’inno: si entra.

Domenica 15 settembre 2013 14:55

I giocatori stanno per entrare. Il presidente ha salutato il sindaco e il sindaco gli ha promesso che in Consiglio parlerà del nuovo stadio, per l’ennesima volta. Tu vorresti una birra, ma guardi la tua pancia e pensi che dovresti riprendere ad allenarti. I fumogeni della curva ti fanno rabbrividire, è una sensazione piacevole, per un attimo ti sembra quasi di avere i tacchetti sotto le scarpe. Le tue mani sono sudate e l’odore del sigaro ti è quasi amico, forse dovresti cominciare a fumare i toscani come fa il Presidente. Istintivamente ti controlli i calzerotti e ti sorprendi a fissare quelle maledettissime calze blu di filo. Perché diavolo ti sei messo queste orribili scarpe laccate? La malinconia ti assale, stai per scoppiare in lacrime quando vieni distratto dalla pacca sulla spalla del Presidente. La Provvidenza! Scoppia un petardo, si accende un bengala colorato, parte la musica:­ ­­­i giocatori cominciano ad entrare in campo.

Domenica 23 maggio 2010 ore 15:00

L’arbitro sta contando i giocatori in campo. I guardalinee hanno controllato le porte e stanno per raggiungere le loro postazioni. Gli allenatori sono seduti in panchina. L’inno è quasi finito e la tua squadra ha vinto il sorteggio: batterete voi il calcio d’inizio. Stefano è pronto, anche sua moglie probabilmente, suo figlio chi lo sa. Ti guardi intorno, la curva ti ha dedicato uno striscione "ci mancherai”. Ti viene da piangere ma non lo farai, tu giocherai e Stefano diventerà papà e forse un giorno gli piaceranno la vaniglia e le gomme da masticare a fragola, forse suo figlio diventerà un arbitro, ma mai juventino! Hai sete, fa caldo. Siete ventidue, ora l’arbitro lo sa. Il Presidente non sta più nella pelle, tu non sai neanche se hai ancora una pelle… ecco il fischio finalmente! Ma in un secondo la disperazione ti assale, non hai controllato i calzini e i parastinchi per la terza volta. Non ti dai pace: dopo 15 anni di professionismo come puoi aver dimenticato? È la tua ultima partita e non segnerai.

Domenica 15 settembre 2013 ore 15:00

Vedi gli arbitri entrare in campo insieme ai giocatori. La curva inizia a cantare. Quante volte avrai sentito quell’inno? Ti emoziona sempre come la prima volta, migliaia di persone che intonano la stessa canzone come un rito, come un portafortuna, come se non contasse nient’altro. E una vittoria non sarà mai solo una vittoria, soprattutto se a casa tuo figlio sta tifando Juve e nonostante tua moglie odori di vaniglia o tuo marito di sigaro. È la seconda volta che vorresti piangere, ma è la seconda volta che non lo farai. Infili una mano nella tasca della giacca, c’è il piccolo cane di peluche, lo accarezzi. Guardi ancora una volta la curva e poi in rapida successione il campo, la panchina, i distinti e infine la tribuna d’onore. Sei stordito. Non senti più nulla. Non c’è più nessuno, ci sei solo tu, con le tue scarpe eleganti, le tue calze di filo e una giacca dalle tasche troppo pesanti. Afferri il cane, lo stringi come a salutarlo severamente, lo getti a terra e ti alzi in piedi. L’arbitro ha fischiato l’inizio, i tifosi stanno inneggiando all’idolo di turno, per te è tempo di andare via.

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