“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 12 October 2014 00:00

La sora Cesarina e i ragazzi di via Panisperna

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Lo spettacolo di cui parlerò si inserisce all'interno di un progetto ambizioso e lungimirante. Si tratta del progetto CO_SCIENZE di Le Nuvole, che da anni porta avanti l'idea innovativa di una 'drammaturgia scientifica'. Voglio precisare che chi scrive fa parte di quella vasta categoria di persone che appena sente nominare all'interno di un discorso la parola 'Scienza' viene affrontata e vinta da un malcelato panico del tipo: 'è-inutile-continuare-tanto-non-ci-capirò-nulla'. Fortunatamente, al posto di un sacchetto di carta dove praticare una respirazione 'anti-panico', Morena Pauro (anima e colonna portante di Le Nuvole) ha scelto di affidarmi alle rassicuranti parole di Salvatore Fruguglietti (Responsabile progetti scientifici).

L'idea di base, spiega Salvatore, è proprio quella di far leva sul teatro e sulla parola per attivare un dialogo tra "gli 'esperti' in materie scientifiche e i 'profani' ovvero il pubblico", al fine di dare vita e necessità a concetti astratti, avvicinandoli allo spettatore anche grazie ad un linguaggio 'semplice' ma non per questo meno corretto. In un epoca di iper-specializzazione culturale e sopratutto scientifica chiunque non sia un 'addetto ai lavori' è inevitabilmente tagliato fuori dalla comprensione di certe tematiche, per questa ragione la scrittura scientifico-divulgativa è l'unica via per aprire una comunicazione tra chi ha delle competenze e chi non le ha, al fine di far comprendere ai secondi l'importanza e l'utilità di quello che c'è dietro ad una competenza scientifica, che per quanto possa sembrare lontana mille miglia dai problemi del quotidiano, in realtà non lo è, toccandoci e riguardandoci molto più da vicino di quanto si possa pensare.
Con lo spettacolo Processo alla sora Cesarina, il cui testo ha vinto nel 2008 la quarta edizione del premio di drammaturgia scientifica CO_SCIENZE, la sfida è quella di aprire un dialogo tra la fisica e gli spettatori, e per garantire che il flusso di informazioni da trasferire giunga al destinatario senza perdersi per strada si è scelto un 'mediatore' molto particolare. La bravissima Nunzia Schiano si è calata nei panni di una portinaia vissuta in quei munifici anni '30, dove è stata non solo testimone, ma inconsapevolmente complice, della scoperta scientifica destinata a cambiare il mondo.
Cesarina ci accoglie nella sua casa che si trova al Rione Ponti di Roma, per terra ci sono vecchi giornali e ritagli di personaggi di un mondo epico. Si tratta dei 'ragazzi di via Panisperna', quelli del Regio Istituto di Fisica, luogo in cui lei per anni ha prestato servizio come portinaia e luogo in cui sembra aver lasciato il suo cuore. Una radio dalle dimensioni geologiche trasmette canzonette lontanissime, lei abbassa la musica e inizia il suo racconto.
Da subito la sua gergalità semplice e vernacolare coinvolge e rassicura. Erano le tre del pomeriggio, lo ricorda benissimo, aveva appena finito le sue pulizie quando all'improvviso entrò Lui in Persona, 'Er Papa', 'Er Cardinal Vicario', ovvero, sua maestà Enrico Fermi. Con una strana e poco rassicurante insistenza iniziò a bersagliare la poverina di domande che avevano a che fare con i secchi che lei utilizzava per pulire e con le fontane dell'acqua da cui lei attingeva la materia prima per lustrare i pavimenti dell'Istituto: "Appoggiate i secchi di zinco sempre sullo stesso tavolo di marmo?". In un primo momento pensò che fosse ubriaco – cosa che tra l'altro poteva trovar conferma nella domanda che spesso e volentieri gli rivolgeva Orso Mario Corbino (detto il Padreterno): "Fermi, come vai con la bottiglia?" – poi, però, quando vide le reazioni di giubilo incontrollato alle risposte che lei gli fornì, pensò che fosse completamente matto. È così che Cesarina ci racconta attimo per attimo come quel giorno del 22 ottobre 1934, anche grazie ai suoi secchi, Enrico Fermi fece il primo passo per il futuro sviluppo della bomba atomica, che gli valse "er premio Nobile!" il 10 dicembre 1934. Il professore aveva promesso a Cesarina che al ritorno da Stoccolma le avrebbe portato un bel regalo. Ma lei sapeva già che il professore da quel viaggio non avrebbe mai fatto ritorno in patria. In Italia correvano tempi duri per gli ebrei, e nonostante Fermi non fosse ebreo, sua moglie lo era. Quindi, con la scusa del premio 'Nobile', il professore lo mise 'in saccoccia' al duce.
Ora i ragazzi di via Panisperrna non ci sono più, chi se n'è andato in Russia, chi in America, chi è salito su un traghetto dal quale non è mai più sceso, e alla sora Cesarina non restano che i ricordi di un tempo glorioso che non tornerà. Perché la nostra Cesarina è una donna semplice di cuore e di intelletto, e nonostante i tanti anni passati in mezzo agli scienziati, ancora non ha capito che in fondo il tempo 'è relativo': qualunque cosa questo concetto possa significare.

 

 

 

Processo alla Sora Cesarina
testo Maria Pina Settineri
regia Fabio Cocifoglia
con Nunzia Schiano
oggetti di scena Luciana Florio
didattica a cura di Salvatore Fruguglietti
foto di scena Amedeo Benestante
lingua italiano
durata 30'
Napoli, Teatro Galilei 104 – Le Nuvole, Città della Scienza, 9 ottobre 2014
in scena 9 ottobre 2014 (data unica)

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