Schierati sul proscenio si trasformano in pupi dall’armatura ferrata che guerreggiano in equilibrio sulle assi incerte della vita: un immenso puparo, infatti, muove i fili delle anime di questo e dell’altro mondo. Sbracciano e saltano in un luogo comune dove il limite tra la vita e l’aldilà è valicabile.
L’abitudine a far convivere i fantasmi coi vivi è un fatto ricorrente e prezioso nella poetica di Emma Dante che dopo la toccante esperienza di Vita mia (2004) ritorna con Le sorelle Macaluso (2014) a parlare della perdita con onestà insolita: la morte s’installa nella quotidianità della famiglia Macaluso, nell’intimità giocosa del suo nucleo, nelle macchie parentali e, goccia dopo goccia (ché così appaiono gli episodi di questa breve saga), diventa la sorgente di chi è rimasto in vita. Sette sorelle – Serena Barone, Elena Borgogni, Italia Carroccio, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi – ora schierate in abiti colorati beffeggiano un padre severo che è morto tempo addietro e rivivono i momenti che hanno segnato, per sempre, la loro infanzia; ricordano la madre che hanno perso, una donna elegante che ha insegnato loro a pretendere la felicità; la sorella più piccola stroncata da un gioco infantile; il nipote ammazzato da una passione. E il mare che ai loro occhi era la libertà, quel mare che sempre ha luccicato nei loro animi. Al ritmo dei loro ricordi appaiono questi fantasmi che sembrano vivi quanto i vivi stessi così da confondere il nostro cuore in un climax di gesti ripetitivi, quasi un rituale della memoria. Affoga in apnea la piccola Antonella e le convulsioni la spostano fino al fondo della scena, abbandona la schiera. Corre acrobatico Davidù – Davide Celona – incitato da una madre troppo cieca. In un amplesso eterno i genitori – Sandro Maria Campagna e Stephanie Taillandier – restano, illuminati da luce d’oblio, a vegliare sulle figlie. Ognuno di loro ha dei tic che li fa continuare a esistere sul palcoscenico della realtà, figure ingombranti, anche dopo la fine. Tardi scopriamo di trovarci di fronte al funerale di una delle sorelle, Maria, il capofamiglia, che se ne va ossessionata da una danza lieve e sfrenata insieme, spogliandosi di tutto ciò che l’ha trattenuta fino ad allora, ora che può finalmente togliersi le vesti costrittive del padre e realizzare il suo sogno mai compiuto di diventare ballerina classica. Con l’apparizione di quella croce traballante che ciclicamente dà inizio e fine allo spettacolo, la danza di Maria si fa celebrativa, sacra sospensione di qualcuno che è rimasto attaccato alla vita fino all’ultimo respiro.
Dopo aver ricevuto il Premio Ubu nel 2014 Le sorelle Macaluso è ancora in tournée in tutto il mondo, adorato dai pubblici più disparati, in virtù di quella passionale vicinanza allo spettatore che tutti, critica e non, vi ritroviamo. Tornato in Sicilia è stato ospite al Teatro Vittorio Emanuele di Messina in dicembre.
N.B.: su Le sorelle Macaluso si vedano anche:
Michele Di Donato, La danza delle ombre, in bilico fra vita e morte – Il Pickwick, 27 gennaio 2014
Alessandro Toppi, La vita che ti uccide – Il Pickwick, 9 maggio 2015
Valentina Mariani, In danza oltre la morte – Il Pickwick, 19 maggio 2016
Le sorelle Macaluso
testo e regia Emma Dante
con Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
luci Cristian Zucaro
armature Gaetano Lo Monaco Celano
organizzazione Daniela Gusmano
produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National – Bruxelles, Festival d’Avignon, Folkteatern – Göteborg
in collaborazione con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale
lingua italiano, napoletano, dialetto palermitano, dielatto barese
durata 1h 10'
Messina, Teatro Vittorio Emanuele, 16 dicembre 2016
in scena dal 16 al 18 dicembre