Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
"Una notevole autoironia avvicina Pv ai grandi. Sul rapporto tra i due sessi riesce ad essere sarcastico nei confronti di un certo femminismo e spietato nei confronti degli uomini tutti. Insomma, che dire, godetevi queste gocce di saggezza. Magari non tutte in una volta, perché sono davvero un concentrato di intelligenza e irriverenza e andrebbero lasciate sedimentare un po' di tempo prima di poter dire: Beh, questa l'ho capita" (Claudio Bisio).
Daniela Corsini supera il filtro pseudorealistico dell’obiettivo, portando alla stampa il modo in cui il soggetto posto al di là della macchina fotografica le si presenta per ciò che ella stessa conosce ed è. Noi, il pubblico, siamo spettatori dei suoi vissuti. Come tali, c’è da chiedersi se ci sia consentito di cogliere quanto ci viene proposto o se si possa vedere solo ciò che il filtro della nostra percezione ci permette di elaborare rispetto all’elaborazione del filtro dell’artista.
Visto da lontano, l’Istituto universitario dalla forma similgotica dove ha sede il mio dipartimento ha un che di misterioso.
La struttura dell’Istituto, culminante nella volta grigiastra dalla quale fuoriescono due spuntoni di diversa lunghezza − che vorrebbero rappresentare la sintesi di una guglia slanciata e piramidale senza tuttavia riuscire a dare all’intero complesso un credibile coronamento estetico − mi è sempre parsa come un’opera concepita da un architetto dalle idee stravaganti. Poi è successo che quasi d’improvviso nel mio modo di osservare quell’edificio qualcosa è cambiato. Sarà che da un po’ ho preso a recarmi in ufficio alle prime luci dell’alba, ossia nell’ora in cui il giorno si presenta carico di promesse. O più probabilmente perché ho in mente un piano così eccitante che ogni luogo che mi capita sotto gli occhi mi appare in armonia con tutto il mio essere.
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Il Circo(lo) Volante Pickwick - ultimissima puntata (registrazione del 2013)
Written by Magliottolo&SagliuoloÈ stato ritrovato per caso nelle cineteche l’ultimissima puntata de Il Circo(lo) volante Pickwick, mai andata in onda a causa della violenta retorica sovversiva dei due autori e soprattutto perché era una gran cazzata, non faceva ridere più nessuno e aveva rotto le scatole ai telespettatori, i quali rischiavano così di disamorarsi allo strumento e al dispositivo della televisione. Decidiamo di mandarla in onda soltanto oggi perché è estate, c’è scarsità di programmi e qualsiasi ributtante vecchia robaccia fa brodo e non pesa sul bilancio. Scusate per la porcheria che state per legger… ehm guardare!
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ART 3.0: AutoRiTratto di Gabriele Erno Palandri
Written by Catia GiaccheriniGabriele Erno Palandri nasce a Pistoia nel 1970, consegue il Diploma di Arredatore e la Maturità d’Arte Applicata all’Istituto d’Arte 'Petrocchi' di Pistoia e il Diploma di Grafico Pubblicitario. Inizia negli anni ‘90 la sperimentazione delle tecniche pittoriche, pastelli, acrilici, olii fino all’esecuzione ad aerografo. Inizialmente parte da una base surrealista che sfocia sempre piu’ nel figurativo. Cerca sempre immagini che diano un messaggio e non fini a se stesse.
- ART 30
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Umberto Eco alla domanda “Cos’è la filosofia” ammette di non trovare altra risposta di quella che diede Aristotele nella Metafisica: “È una risposta a un atto di meraviglia”. Da quando ho approfondito i miei studi nell’ambito universitario questa risposta così perfetta, ma anche problematica, ha ossessionato come un dèmone la mia mente. Dopo tre anni posso affermare che essendo una fervente amante della filosofia e della poesia la mia risposta differisce di poco: la filosofia è la risposta a un atto di meraviglia che mi risponde lasciandomi però la meraviglia.
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Aldo Bassi Quartet, "Nove rose"
La moto rombava nella notte. Il nastro scuro della strada, lungo i suoi dolci saliscendi, era squarciato dalle sciabolate di luce del suo faro, che rendevano visibile l’umido lattiginoso dell’estiva salsedine marina.
“Mi accompagni?”
Era stato il semplice invito di Aldo. Poi come a rendere più appetibile la richiesta di condivisione del viaggio “... andiamo a conoscere Carmen, una mia amica...”, “una spagnola?” chiosai. “No no è romana...” e a seguire uno sguardo con quel suo tipico allargamento di palpebre accompagnato da un movimento assertivo della testa come a dire “verace e…”, tosta, pensai.
UNA DOMENICA PARTICOLARE
Anche se il tuo silenzio non è sufficiente per udirmi,
non fare sforzi per conseguirne uno più grande.
Sii consapevole e cerca la dolce quiete, ma non evitare il rumore.
Non dedicare al mondo uno sguardo fuggevole,
ma amalo senza fuggire di fronte al dolore.
Non cercarmi perché io sono già in te
ed è vano fuggirmi perché siamo legati.
Ma, finché vi è uno che desidera e che cerca,
l’incontro non si può realizzare.
(II messaggio)
Il mattino seguente aprii gli occhi prima delle sei e, come sempre, non potei fare altro che alzarmi e uscire dalla stanza, cercando di non fare il minimo rumore per non svegliare le tre persone presenti e ancora immerse in un sonno profondo.
L'immagine fluida nelle sue articolazioni pare che nasca per un travaso da quella che l'ha preceduta e per tanto si rinnova, in un'eco prodigiosa, i movimenti dell'opera che l'ha generata e ne condensa ad un tratto la forma colta nell'attimo della massima maturazione creativa. Per cui vien fatto di pensare che sia impossibile e soprattutto inutile attardarsi a valutare quale delle opere eseguite da Chilleri sia la migliore; in quanto ciascuna esprimendo di volta in volta il meglio o una maggiore completezza della precedente, si rende pedina del rapido progredire di una tecnica già raffinata di suo e di una conquista veloce di traguardi estetici rilevanti. Ma forse è il mio modo personale di esaltarmi agli accenni topici via via individuati in un'opera d'arte, a pormi in sintonia con il rapido evolversi degli intenti dell'autore e a indurmi a sognare situazioni virtuali che nella realtà inventata da Chilleri probabilmente non esistono.
"Arte come comunicazione, ed è proprio nelle robotiche immagini di queste Donne-Automi senza volto, che i corpi si animano di una tensione al di là dello spazio e del tempo mentre l'essenzialità delle composizioni sottende il mistero di un, possibile, percorso erotico. Vaga sensualità che diventa allusione, evidenziata dall'uniformità del colore, come fuga di aperta luce in chiaroscuro e, suggestione d'attesa". (Umberto Putzu)
Emiliana Lippi ha iniziato gli studi artistici diplomandosi all’Istituto d’Arte 'A.Passaglia' di Lucca e, subito dopo, ha consolidato la sua passione per l’Arte e, in particolare per la pittura, laureandosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Allieva di Ugo Capocchini e Gustavo Giulietti, di cui ha un ricordo carico di affetto e di gratitudine.
“Forse non si desiderava tanto essere amati, quanto essere capiti”
(George Orwell)
Da quando mi sono imbattuta in questa frase ho riflettuto spesso sul suo significato, su come nella struttura stessa del periodo due parole apparentemente affini si trovino, in realtà, in netta subordinazione l’una con l’altra. Essere amati e essere capiti. Amare non vuol dire forse capire, comprendere, essere empatici con l’amore e il dolore dell’altro? E capire non vuol dire forse trascendere la propria dimensione per abbracciare la mente dell’altro, i suoi pensieri, la sua prospettiva, i suoi stranieri bisogni? Forse a una prima lettura potrebbero essere scambiati per sinonimi, una sorta di sintesi senza la quale le relazioni sarebbero monche in partenza.
Davide Bonazzi è nato a Bologna nel 1984. Dopo la maturità classica e la laurea in Lettere Moderne all'Università di Bologna si diploma in illustrazione allo IED di Milano e all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente lavora come illustratore freelance nel settore editoriale e pubblicitario. Tra i suoi clienti The Wall Street Journal, The Boston Globe, Scientific American, Wired, Fortune, Il Sole 24 Ore, Einaudi, Paramount Pictures, Gatorade e tanti altri.
Il suo stile combina digitale e tecniche miste.
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"Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera".
(Pablo Neruda)
Credo che a nessuno di voi sia mai venuto in mente che questo nostro tempo tecnologico esprima alcuni concetti del Buddhismo meglio di qualsiasi insegnamento mistico, e che noi Occidentali, pur senza averne la minima consapevolezza, stiamo evolvendo così rapidamente che fra non molto ci ritroveremo a essere tutti dei perfetti yogi. Come loro, dormiremo beati su morbidi letti di ferro e cemento dopo una ricca cena a base di radici di faggio succulente e biologiche e, come loro, saremo dimentichi della disoccupazione, dell’inquinamento e di quella un tempo epica, sempre retorica e ormai praticamente giornalistica faccenda umana che proprio non vuole sradicarsi dal corpo livido e cicatrizzato dell’umanità: la guerra.
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Quello che volevo fare con questo articolo, all'inizio, era cercare di raccontare in poche parole quello che ho visto, sentito e vissuto nei quattro giorni del Napoli Comicon. Un reportage semplice e diretto.
Lungo la strada, però, ho cambiato idea: sabato 2 maggio si sono tenuti i Premi Micheluzzi, un po' gli Oscar del fumetto per intenderci, e, tra le categorie premiate, il miglior fumetto è stato Le ragazzine stanno perdendo il controllo. Niente di che, direte: l'ennesimo prodotto di qualche grande casa editrice che vede premiato un buon marketing (in stile La grande bellezza di Sorrentino per intenderci): beh, sbagliato. Prima di tutto, la trasparenza della giura era innegabile, e poi il fumetto firmato da Ratigher è autoprodotto, le copie fisiche sono terminate – pare – per sempre, ma ve lo potete scaricare gratuitamente e legalmente seguendo il link nel suo blog.
- Napoli Comicon 2015
- Premi Micheluzzi
- Oscar del fumetto
- cosplay
- Le ragazzine stanno perdendo il controllo
- Ratigher
- La grande bellezza
- Milo Manara
- Claudio Curcio
- free hug
- Cosplay Challenge
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- Maccio Capatonda
- The Jackal
- Nirkiop
- Marvel
- DC
- Tre allegri ragazzi morti
- Mostra d'Oltremare
- Alessandro Auriemma
- Il Pickwick
Per inizare, una citazione: “La critica non è morta, né è in via d’estinzione, se non nella forma che il recente passato ha conosciuto e codificato. La critica teatrale è semplicemente in fase di evoluzione e di adattamento alla contemporaneità. Il tempo presente, complice la pervasività, la velocità e la potenza della comunicazione digitale, ne sta elaborando forme nuove. Scritti ingenui di riflessione personale si affiancano su Internet a messaggi promozionali spacciati per recensioni, ma anche a serie prove di scrittura critica, appassionata, lucida e ben documentata. Non è più possibile ignorare il fatto che le recensioni latitino sulla carta stampata (e spesso non è possibile distinguerle da celate operazioni di marketing) mentre fioriscono sul web. E il pubblico, quello reale e quello potenziale, le legge. Il problema, del resto un problema generale dell’informazione sul web, è quello di riuscire a stabilire criteri di rilevanza, di pertinenza e di affidabilità, diversi dagli algoritmi semplici di ricerca di Google”.
- Georgios Katsantonis
- Università di Patrasso
- Le opere di Eduardo De Filippo sul palcoscenico greco
- Critica teatrale: codici di lettura scenica
- Verlag Editore
- Edizioni Accademiche Italiane
- Intervista a Georgios Katsantonis
- critica teatrale
- strutturalismo praghese
- Teatrologia
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- Franco Quadri
- Oliviero Ponte di Pino
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