“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Marco Sarli

Mio amato carceriere (Epilogo)

FINO IN FONDO

 

 

Non avvilirti per la modestia dei tuoi progressi.
Ho gioito per gli sprazzi di luce che hai prodotto,
tra le crepe del muro che ci divide.
Ho udito il silenzio che hai creato
e per qualche istante ti ho parlato.
Non essere impaziente di conoscermi,
Perché per me una vita è come un battito di ciglia.
              (VII messaggio) 


Quel mattino dovevo essere impaziente anche nel profondo di alzarmi, perché aprii gli occhi che fuori era ancora buio pesto e un rapido sguardo all’orologio mi informò che mancava qualche minuto alle cinque, la stessa ora in cui mi da molti anni mi alzavo a casa mia.
Non avevo alcuna intenzione di alzarmi a quell’ora impossibile e riuscii a rinviare la mia uscita dal letto fino alle sette, ora a partire dalla quale era consentito l’uso del bagno.

Mio amato carceriere (VI capitolo)

ANGELI CONFUSI

 

 

Sii dolce con te stesso, mio amato carceriere
ed io vedrò più spesso la luce quando tu sei sveglio.
Quante notti ti ho chiamato per condurti con me,
ma la lotta della vita rende troppo denso il tuo corpo.
Se smetti di lottare e di resistere al corso delle cose,
sarai più leggero di una piuma e volerai con me.
            (VI messaggio)  

 

Dopo alcuni giorni di latitanza, quel mattino la mia sveglia interna riprese a funzionare ed aprii gli occhi molto prima del dovuto, scivolando silenziosamente fuori della stanza, ma ben deciso ad evitare anche quel giorno la meditazione dinamica.
Appena possibile, mi recai nella sala da pranzo dove mi servii una colazione molto ricca, iniziando a sperimentare anche alimenti che sino a quel giorno avevo evitato, con lo scopo di allungare la mia permanenza in quel luogo per cogliere gli eventuali sviluppi del dibattito in corso nella Comunità.

Mio amato carceriere (V capitolo)

ALLA RADICE DEL RITMO

 

 

Segui il messaggio che proviene dagli occhi,
non badando a chi è indossarli.
Perditi nel profondo di quei laghi
e punta diritto alla loro fonte.
Consenti alla loro purezza di essere la tua
e che il loro mondo divenga il tuo mondo.
             (V messaggio)

 

 

Aprendo gli occhi quel mattino, ebbi modo di verificare che la scappatella della sera precedente qualche segno lo aveva lasciato, dal momento che l’orologio sul comodino segnava che erano già le otto meno qualche minuto.

Mio amato carceriere (IV capitolo)

GLI ANGELI DEL FIUME 

 

 

Non devi evitare il desiderio,
ma ricordarti che tu e lui non siete la stessa cosa.
Abbandonarsi al desiderio è meglio che resistere,
sfrutta la sua grande energia ed osserva.
Nasce, cresce e ti travolge,
ma alla fine ti lascia e scompare.
       (IV messaggio)


 

Il mattino successivo fu la mia sveglia interna a risolvere i miei dubbi sulla partecipazione al corso di meditazione dinamica. Aprii, infatti gli occhi alle sette, la stessa ora di inizio del corso.

Mio amato carceriere (III capitolo)

GIOCO COME LAVORO E LAVORO COME GIOCO

 

Non resistere e scoprirai come è dolce seguire il corso delle cose.
Non contrastare il desiderio, ma osservalo quando sorge.
Non perderlo di vista quando cresce impetuosamente.
Sii presente quando infine raggiunge il culmine,
Cercando di scoprire dove va quando scompare.
                       (III messaggio)

Anche il mattino successivo la mia sveglia interna funzionò perfettamente e, in punta di piedi, sgattaiolai dalla stanza, tentando di non disturbare il sonno profondo dei miei tre compagni. Ero indeciso sulla meditazione dinamica, che forse aveva avuto una parte nelle mie reazioni del giorno precedente, ma decisi che era il caso di fare un’altra prova e mi avviai, dopo la razione mattutina di nicotina, verso la dependance.

Mio amato carceriere (II capitolo)

UNA DOMENICA PARTICOLARE

Anche se il tuo silenzio non è sufficiente per udirmi,
non fare sforzi  per conseguirne uno più grande.
Sii consapevole e cerca la dolce quiete, ma non evitare il rumore.
Non dedicare al mondo uno sguardo fuggevole,
ma amalo senza fuggire di fronte al dolore.
Non cercarmi perché io sono già in te
ed è vano fuggirmi perché siamo legati.
Ma, finché vi è uno che desidera e che cerca,
l’incontro non si può realizzare.
            (II messaggio)


Il mattino seguente aprii gli occhi prima delle sei e, come sempre, non potei fare altro che alzarmi e uscire dalla stanza, cercando di non fare il minimo rumore per non svegliare le tre persone presenti e ancora immerse in un sonno profondo.

Mio amato carceriere (I capitolo)

Cronaca di un viaggio in un luogo senza tempo

 

 “Chi non è impegnato a risorgere
  è impegnato a morire”

 (Bob Dylan)

 

Viaggiando dentro

Quando infine mi consentirai di essere libera, mio amato carceriere.
Quando abbasserai la voce,  per ascoltare il mio sussurro.
Quando ascolterai il respiro, per entrare nel mio ritmo.
Quando capirai che la tua vita è solo una fase del viaggio.
Quando accetterai di ridurti, per consentire la mia crescita.
Allora sarò te e tu me ne sarai grato.             

                 (I messaggio)

 

La pioggia iniziò ad infittirsi mentre l’autobus di linea si avvicinava a Findhorn. Sino a quel momento, era stata soltanto una lieve pioggerella innocua, utile al più a dare al paesaggio circostante i colori abituali.

il Pickwick

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