Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
Cronaca di un viaggio in un luogo senza tempo
“Chi non è impegnato a risorgere
è impegnato a morire”
(Bob Dylan)
Viaggiando dentro
Quando infine mi consentirai di essere libera, mio amato carceriere.
Quando abbasserai la voce, per ascoltare il mio sussurro.
Quando ascolterai il respiro, per entrare nel mio ritmo.
Quando capirai che la tua vita è solo una fase del viaggio.
Quando accetterai di ridurti, per consentire la mia crescita.
Allora sarò te e tu me ne sarai grato.
(I messaggio)
La pioggia iniziò ad infittirsi mentre l’autobus di linea si avvicinava a Findhorn. Sino a quel momento, era stata soltanto una lieve pioggerella innocua, utile al più a dare al paesaggio circostante i colori abituali.
Come ogni anno, la terza settimana del mese di aprile trova Perugia in piena fibrillazione per il Festival Internazionale del Giornalismo.
Da scribacchina, non c’è evento che potrebbe rendermi più lieta, tranne forse l’istituzione della Festa della Letteratura, o della Scrittura Creativa: finalmente un evento che non riguardi l’alimentazione, o la musica. Niente in contrario a tavolate odorose di prodotti gastronomici o contro scenografiche armonie di ottoni, ma addirittura un festival – termine che sottintende una durata calcolabile in giorni – su uno dei prodotti più alti della cultura umana, è più di quanto potessi desiderare.
ART 3.0: AutoRiTratto di Marcello Scarselli
Written by Catia Giaccherini“Nel suo studio si consuma la sua vita. Aldilà dei gesti e delle parole di un uomo c’è la forza di un artista che lascia tracce del suo vissuto su ogni opera. Così diverso ma così, necessariamente, uguale è il suo stile sia nei dipinti che nelle sculture. Necessariamente perché Scarselli è sempre uguale a se stesso, coerente. Perché è un artista che, in ogni situazione, ha il bisogno, la necessità, di essere in simbiosi con l’opera.
- ART 30
- AutoRiTratti
- Marcello Scarselli
- Filippo Lotti
- Castello dei Vicari
- Palazzo Medici Riccardi
- Chiesa Monumentale di San Francesco
- Medioevo
- Rinascimento
- pittura figurativa
- fotografia
- Burri
- Afro
- pittura informale
- segno gestuale
- La nave della solitudine
- Le rondini curvano
- Aquiloni
- Campi di cielo
- Odore di Scirocco
- mercato d'Arte
- critica d'arte
- Firenze
- Accademia dei Sensi
- Catia Giaccherini
- Il Pickwick
11 ottobre 2006
Alfredo camminava per l’ultima volta su quel marciapiede, vestito di tutto punto, come gli aveva raccomandato la sua mamma. Aveva una falcata stanca ma fiera, come di chi percorre il miglio verde sapendo che alla fine del corridoio lo attende una nuova vita.
Quell’assurda camminata quotidiana era così frustrante. Passare accanto a quelle persone insignificanti, magari urtarle ed essere costretto a scusarsi, Alfredo era arrivato al limite della sopportazione. Quel giorno però sarebbe tutto finito, l’ultimo sforzo e tutto si sarebbe concluso con un fragoroso plauso da parte della commissione d’esame. La sua tesi era frutto di un lavoro durissimo, per sei mesi non aveva mangiato, dormito, persino non aveva scopato pur di completarla. Il risultato però era un capolavoro, frutto di collaborazioni illustri guadagnate grazie al prestigio dell’illustre padre, un argomento così complesso che anche il più brillante dei suoi compagni di corso non avrebbe capito una virgola.
Una lacrima al primo minuto (un attimo di Teatro)
Written by Gianmarco Thierry GiulianaHo sempre odiato il teatro, l'idea stessa che qualcuno davanti a me potesse guardarmi e mentirmi senza preoccuparsi troppo di farlo con discrezione. Ho studiato la storia e le poetiche del teatro con entusiasmo ma, dal vivo, lo spettacolo teatrale mi è sempre sembrato una violenza adulta di cui non ero capace di reggere il peso. Il libro, lo schermo, il quadro: corpi morti rassicuranti le cui menzogne non inquietano. Ma un uomo, una donna, a portata di bacio, impossibili da conoscere, che mi parlano senza rivolgermi mai la parola e senza nemmeno chiedermi come sto! Come accettarlo con serenità? Come emozionarsi davanti a questa oscenità? Come accettare il vile patto e dimenticare l'uomo sotto la sua invisibile maschera per poterne credere la storia?
Marco Orsucci si racconta così prima di rispondere alle nostre domande: “Sono nato 'sfollato' nel '44 ad Altopascio da famiglia livornese. Figlio di orafo, probabilmente il mio destino sarebbe stato quello di intraprendere il mestiere di mio padre. La ventura (non posso dire fortuna) è stata quella di realizzare, da giovanissimo, piccole sculture in creta che hanno suscitato un coro di "ma quanto è bravo! Ma come è creativo! Mandiamolo a studiare a Firenze" e mi sono salvato da un istituto per geometri. A Firenze liceo artistico e accademia: al liceo ho avuto la fortuna di incappare in personaggi come Piero Bigongiari e Quinto Ghermandi che Dio solo sa cosa ci facessero lì.
- Marco Orsucci
- ART 30
- Piero Bigongiari
- Quinto Ghermandi
- Oscar Gallo
- Biennale del Fiorino
- Biennale del Bronzetto
- Donatello
- Auguste Rodin
- Cristo dell'abbandono
- Santuario di Montenero
- Pan di Poggio Valicaia
- critica d'arte
- mercato d'Arte
- Firenze
- Altopascio
- scultura
- exvoto
- Livorno
- Accademia dei Sensi
- Catia Giaccherini
- Il Pickwick
ART 3.0: AutoRiTratto di Roberto Cappellini
Written by Catia GiaccheriniHo molto riflettuto prima di pubblicare questa intervista perché non riuscivo a modificarla editorialmente senza travolgerne il significato. Cambiare una parola, una sfumatura o anche solo la punteggiatura rende sicuramente più fruibile il testo ma non permette di seguire il contorto movimento del pensiero di chi risponde. Questo spazio che il giornale ha offerto al progetto ART 3.0 non è destinato ad uno sguardo critico sul lavoro altrui, ma è una finestra sul modo in cui gli artisti contemporanei affrontano il mondo. Uomini e donne che si raccontano. A tutti piace apparire nel pieno di una luce che ne valorizzi i pregi e minimizzi i difetti, ma non è questo l'obiettivo: compito primario di ART 3.0 è cercare di testimoniare quello che accade in alcuni scantinati fiorentini, quello che accade grazie al lavoro e l'impegno di alcuni giovani artisti (che piano piano diventaranno meno giovani), di coloro che hanno maturato già molta esperienza riuscendo a dialogare con il presente, di coloro che colgono le occasioni che il sistema artistico italiano offre di coloro che, invece, mancano l'appuntamento.
Nel caso di Roberto Cappellini ho deciso di rinunciare a qualsiasi filtro correttivo, lasciando che le parole − la loro forma e il loro contenuto − ne testimonino personalità, carattere, scelte artistiche.
- ART 30
- AutoRiTratti
- Roberto Cappellini
- Prato
- Firenze
- Vincent Van Gogh
- Guernica
- Pablo Picasso
- critica d'arte
- mercato d'Arte
- Accademia delle Belle Arti di Firenze
- Mediolinea
- Sesto Fiorentino
- Michelangelo
- Prigioni
- Nuovo Rinascimento
- Autoritratto
- La colonna
- Ritratto
- Doublefaxwar
- La porchetta
- Ecce pesce
- La battaglia
- Accademia dei Sensi
- Catia Giaccherini
- Il Pickwick
Cammino ormai da ventisei giorni. A giudicare però dal fermento di queste persone, che con me hanno condiviso milioni di passi, dobbiamo essere vicini alla meta.
Non riesco a rendermi conto di dove siamo: il mio senso dell’orientamento si è smarrito poco dopo Burgos, tra distese di campi giallo oro e una strada polverosa della quale non riuscivo a vedere mai la fine. Cotto dal sole di giugno, ho continuato ad avanzare quasi meccanicamente, affastellando pensieri alla stessa velocità dei sassolini negli scarponi logori, lasciandomi trasportare dal flusso di pellegrini come se fossi la spira di un serpente senza capo né coda.
Quasi di riflesso, la mia lingua rosea guizza tra le labbra screpolate come se stesse pregustando il sale dell’Oceano; mentre gli altri accelerano il passo, io rallento per cercare di captare l’odore della salsedine in quella brezza che comincia a sfiorare i nostri vestiti incartapecoriti dal sudore, dall’acqua e dall’impietoso sole.
Nel 2013 ho incontrato Armando Orfeo alla Biennale di Arte Contemporanea di Firenze. Un uomo curioso, attento e ironico di quell'ironia che non è cattiveria, ma consapevolezza. Un artista che mentre ti ascolta già salta in qualche altro luogo dello spazio senza perdere il contatto con la realtà. Non sapevo niente di lui, solo che quelle opere mi erano particolarmente affini dove il protagonista si trova, spesso da solo, in una città che lo sovrasta ma che non gli impedisce di vedere il cielo. Un uomo dalla testa piccola e il ventre rotondo che salta con estrema agilità da un tetto ad un libro per perdersi sul bordo di un labirinto sempre cercando un passaggio per un altro spazio. Una poltrona e il pensiero si riposa mentre attorno resta quello che si riconosce senza conoscerlo mai abbastanza.
- ART 30
- AutoRiTratti
- Le idee migliori sono sempre circolari
- Biennale di Arte Contemporanea di Firenze
- Norbert Niessen
- Moebius
- Vincenzo Sparagna
- sigCozza
- Enrico Baj
- Valvodine
- Folon
- Patafisica
- Fuochi
- Lorenzo Mattotti
- Biennale di Venezia
- critica d'arte
- mercato d'Arte
- Accademia dei Sensi
- alessandro toppi
- Catia Giaccherini
- Il Pickwick
10 applicazioni che migliorerebbero la vita dell'uomo
Written by Alessia CarnevaleGli anni Novanta hanno dato i nativi allo Smartphone, dall’inglese Telefono Intelligente, ma fu così che l’uomo iniziò a diventare cretino.
Un passaggio inversamente proporzionale. Un’affermazione la mia, la nostra, quella di molti, che si giustifica da sé, senza la necessità di spendere troppe parole in merito, perché tutti ormai abbiamo uno Smartphone e sappiamo bene quanto tempo ed energie ci dedichiamo, principalmente in stronzate.
Diremo dunque semplicemente che lo Smartphone è diventato un prolungamento dell’essere umano, e allora ho pensato bene di creare e brevettare applicazioni con cui migliorare l’uomo nella struttura fisica e cerebrale, ottenendo così un’esistenza migliore.
Se ne sta dietro una colonna cercando di non farsi notare. Allunga lo sguardo per qualche istante. Poco più avanti, su un’altra colonna dei portici che incorniciano la piazza, mani non tanto ignote hanno affisso un manifesto scritto fitto fitto con pennarelli colorati. Da dove si trova, la ragazza riesce a intravedere solo le prime due parole a caratteri più grandi: UNIVERSITAS STUDIORUM. C’è anche una fotografia, che subito riconosce. Sorride. Il manifesto goliardico è per lei. Si è laureata in lingue estere, e della parola “lingue” lei pensa che su quel foglio potrebbero esserci le più fantasiose versioni, con tanto di espressioni e disegni allusivi e grevi quanto basta. Le solite cose, immagina. Come da copione. Qualche passante gli lancia un’occhiata di sguincio proseguendo spedito lungo i portici dove filtra la luce di prima mattina. Pochi, per lo più giovani, si soffermano a leggerlo, ridacchiando.
Le giornate a casa con lei passarono piacevoli, ma io non riuscivo a smettere di pensare alla scelta che dovevo fare. Me l’ero messo in testa. Era passata qualche settimana dal mio ultimo delitto e iniziavo a desiderarne un altro. A lavoro ripresi a guardarmi un po’ intorno, ma pensai che sarebbe stato estremamente stupido uccidere un altro paziente della stessa struttura. A quel punto tanto valeva ammazzare direttamente Barbara.
RACCONTI SONORI – I ragazzi di via Alessandro Severo 71a
Written by Mauro ParaciniRemo Anzovino, Igloo − Tregua (feat. Luca Aquino)
La casa in cui, nel febbraio del 1960, mi trasferii con tutta la mia famiglia era di proprietà della municipalizzata dove mio padre lavorava. Si trovava all’ultimo di un palazzone di otto piani e a mia madre non era mai piaciuta. Ma soprattutto non le era piaciuto trasferirsi dal quieto terzo piano della casa di Monteverde, dove vivevamo, ad oneroso affitto libero, vicinissimi a quella stretta cerchia di amici, compari e zie che furono la presenza degli adulti nella mia infanzia. E fino alla sua morte non vi si adattò mai.
- I ragazzi di via Alessandro Severo 71a
- racconto
- anni 60
- Ostia Piramide
- Oggi
- Angelo Domenghini
- Basilica di San Paolo
- Bernardo Bertolucci
- La commare secca
- Pier Paolo Pasolini
- Dino Risi
- Tutti morimmo a stento
- Senza orario e senza bandiera
- fabrizio de andré
- New Trolls
- Abbey Road
- Fabio Capello
- Beatles
- White Album
- Garbatella
- Fucina delle Scritture
- Mauro Paracini
- Il Pickwick
Illustratore di moda, Andrea Mancini ha realizzato acquerelli e ritratti per il catalogo Massimo Alba, collezione primavera-estate 2013. Ama l'acquerello perchè la ritiene una tecnica "lieve ma decisa, pura ed immediata, fatta di velature luminose, a volte quasi invisibili. È indiscutibilmente l’arte della leggerezza".
- ART 30
- AutoRiTratti
- Andrea Mancini
- pittura a olio
- acquerello
- Elisa Favilli
- Libri come visioni
- Quarto Stato 20
- Firenze
- Studio 166
- sperimentazione digitale
- illustrazione pubblicitaria
- pop art
- Rinascimento
- Rinascimento fiorentino
- mercato d'Arte
- critica d'arte
- Young British Artists
- Damien Hirst
- Tracy Emin
- Marc Quinn
- Larry Gagosian
- Charles Saatchi
- Stazione Leopolda
- Il Quarto Stato
- Libri al tramonto
- Donna
- Libri sparsi
- Apetizers
- Bagnanti
- Accademia dei Sensi
- Catia Giaccherini
- Il Pickwick