Teatro La ribalta di legno
«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».
Sarbadori Loi. Questo è il mio nome. Il nome che mi è stato dato. Questo è il nome che ho trovato in fondo alla tasca dei miei calzoni. I calzoni che mi sono stati dati. Alessandra Asuni è l’accabbadora. Ci accoglie tutti insieme, consegnandoci un pezzo di carta da musica (il pane azzimo sardo), il corpo di Cristo.
Al centro della media cavea del teatro greco di Siracusa. Il sole del tardo pomeriggio accarezza dolcemente le gradinate di calcarenite. Qualcuno si ripara con ombrelli colorati, saranno lì da ore forse. La folla affluisce lentamente, cuneo dopo cuneo le gradinate, protette da tavolati di legno, si riempiono. La gente prende posto, oggi come duemilacinquecento anni fa. Oggi come allora un popolo di cittadini, ma forse oggi solo di spettatori, si riunisce a celebrare il rito della catarsi.
Lo spazio circolare dell’orchestra è coperto di sabbia chiara, al centro un’apertura circolare, un buco. La scena rappresenta Tebe e le sue mura, grigio scuro, monolitiche, cupe e opprimenti.
- Antigone
- Sofocle
- Cristina Pezzoli
- Anna Beltrametti
- Maurizio Balò
- Nanà Cecchi
- Stefano Bollani
- Natalia Magni
- Ilenia Maccarrone
- Valentina Cenni
- maurizio donadoni
- INDA
- Istituto Nazionale Dramma Antico
- Siracusa
- teatro greco
- Atene
- Rappresentazioni classiche
- tragedia
- tragedia greca
- Tiresia
- Creonte
- Tebe
- Eteocle
- Polis
- Natura e Legge
- Giocasta
In un versante di Pompei discosto ed eccentrico rispetto alle mete consuete del turismo archeologico e del devozionismo mariano, l’aria della domenica a mezza sera è pregna degli odori acri che pungono l’olfatto esalando dal Sarno; lì, nei pressi del fiume, insiste lo spazio del PompeiLab, varcato il cui cancello d’ingresso s’avverte la gradevole sensazione che le narici di colpo non siano più punzecchiate dal lezzo che suppura l’aria; eppure siamo all’aperto, eppure il Sarno è ancora li accanto; eppure, il luogo che ci accoglie reca impressa sul cancello una dicitura che lo qualifica come sede dell’apparato fognario… Avvertiamo netta la percezione di un contrasto.
Reportage nel varco del tempo ("Kairòs, sussurri del tempo")
Written by Anita LaudandoNapoli, 25 maggio 2013. Sessanta persone divise in tre gruppi. Il tempo è incerto, quando nell’atrio del complesso ospedaliero Incurabili di Napoli, proprio lì dove i medici illuministi lavoravano instancabili per la cura della città, la sintesi di Krònos e Kairòs appare in carne ed ossa nel corpo di Federica Altamura. Tic tac tic tac se “le vostre orecchie riescono ad ascoltare solo ciò che i vostri occhi riescono a vedere” che la visita teatralizzata, proposta dall’ Associazione Culturale NarteA, abbia inizio.
- Ospedale degli Incurabili
- Kronos e Kairos
- Carlo VIII
- Regno di Napoli
- Maria Lorenza Longo
- sifilide
- Sara Oliviero
- Chiesa di Santa Maria del Popolo
- Katia Tannoia
- Maria d'Jerbo
- Giovanni da Nola
- Luigi Montalto
- Gennaro Rispoli
- Museo delle Arti Sanitarie
- sindrome di Stendhal
- Lorenzo Salandra
- Donato Massa
- Bartolomeo Vecchioni
- Domenico Cirillo
- Repubblica Napoletana
- Raffaele Ausiello
- Carlo Sellitto
- Convento delle Pentite
- Arturo Armone Caruso
- Il Faro di Ippocrate
- Associazione Culturale NarteA
- Giuseppe Moscati
- Domenico Cotugno
- Valerio Napoli
- Febo Quercia
- Anita Laudando
Il Teatro, arte delle arti nella misura in cui le contempla tutte per formare la propria, usufruisce del contributo pittorico per rifinire suoi molteplici aspetti: la luce, ad esempio, perché una scena, uno spazio, un’intera vicenda drammatizzata si svolga tra decisi equilibri di chiaro e di scuro; lo spazio, perché la tridimensionalità di una tela possa accrescere la tridimensionalità di un palco suggerendo il posizionamento opportuno di oggetti e di arredi; il rapporto tra le figure, perché vi sia una correlazione studiata non solo tra l'espressione singola ed il singolo atto ma tra gli atti degli interpreti in relazione tra loro, la posizione assunta in assito, la distanza tra i corpi.
- Teatri 35
- Gaetano Coccia
- Francesco De Santis
- Antonella Parrella
- teatro e pittura
- Palazzo Reale
- Maggio dei Monumenti
- Domenico Stanzione
- Andrea Vaccaro
- Luca Giordano
- Marinus Claesz van Roymerswaele
- La strage degli innocenti
- Cristo deposto
- La Vergine annunciata
- Gli esattori delle imposte
- scenografia
- travestimento
- maschera
- quarta parete
- imperfezione
- Tableaux Vivants: l'arte prende vita
Mentre da un’oscurità che s’immagina lontana sciabordar d’acque annuncia equorea visione proiettata sul fondale, lentamente il buio degrada e lascia veder sorgere dai docili flutti, come ninfa dei mari, figura di donna avvolta in un manto. Scarna la scena, accessorio inessenziale al compiersi di un racconto per voce sola e polimorfa: Lucia Zotti “veste” la scena della sua presenza, dopo averla spogliata del velo bianco, unico drappeggio in ribalta che avvolge una sedia; tirato via il velo della realtà, comincia l’incanto della favola.
Attendiamo la rappresentazione nel piacevole fresco del vico del Fico al Purgatorio ad Arco, cullati dalle note ipnotiche di un valzer. Il TIN, Teatro Instabile di Napoli, è decisamente sotto il segno di Pulcinella. Alle finestre del palazzo di fronte un bambolotto pende tristemente, appeso a testa in giù. Doveva essere stato un bel palazzetto quello di fronte, o forse l’ingresso laterale del palazzo su via dei Tribunali, prima di essere chiuso da brutte superfetazioni che lo hanno trasformato in un cortile cieco. Vico del Fico al Purgatorio ad Arco. Un vicolo. Con i panni stesi, sugli stendini per strada, con le piante, per strada, con delle vuote fioriere, sembra appena collocate, ancora mezze avvolte nel cellophane, speriamo presto riempite di belle piante prima che di immondizia... Doveva esserci una cappelluccia poco più avanti del teatro, lo immaginiamo dal cuore di Gesù al centro di ciò che resta di un frontone in stucco che sormonta una porticina di legno chiusa, si direbbe, da tempo immemore.
Lo stupore e la meraviglia. Le sensazioni suggerite dalla Cappella Sansevero spaziano veicolate da un un binomio inscindibile: lo stupore e la meraviglia che suscita la visione del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, quel marmo che pare quasi respiri nell’atto d’esalar l’ultimo fiato; lo stupore e la meraviglia del fantastico, del magico, del sogno alchimistico di Raimondo di Sangro, del miraggio eterno della pietra filosofale.
- È del poeta il fin la meraviglia
- lettura teatralizzata
- Museo Cappella Sansevero
- Cristo Velato
- Giuseppa Sanmartino
- Andrea Renzi
- Antonella Cilento
- Giuseppe Montesano
- MeravigliArti
- Rosa Montero
- Anna Maria Ortese
- Giovan Battista Marino
- Giordano Bruno
- Francisco de Quevedo Villegas
- wunderkammer
- meraviglia e stupore
- Sogno barocco
- Una lunga notte
- La pazza di casa
- L'infanta sepolta
- Principe Raimondo di Sangro
Siamo esseri umani cittadini. Siamo abituati a vedere gli alberi in un piccolo quadrato di terreno, intrappolati nel cemento di un marciapiede, così quando Le Nuvole ci invita a visitare la foresta di Cuma non possiamo che sgranare gli occhi, allargare le narici e catturare immagini, odori e sensazioni di quella passeggiata in un bosco in riva al mare. Accarezziamo le piante oleose e profumate, stiamo attenti alla pianta stracciabraghe e alle sue spine, tocchiamo le foglie spesse o pelose di altre, ammiriamo l’eucalipto, il pino e tutti gli alberi rimasti bassi per difendersi dalla salsedine. La guida ci spiega tante cose e non c’è differenza tra noi e i bambini. Ascoltiamo con attenzione e tutto ci incuriosisce.
- Tempesta nella foresta
- william shakespeare
- rosario sparno
- massimiliano foà
- luca iervolino
- paola zecca
- Massimo Cordovani
- antonella romano
- riccardo cominotto
- Gaetano di Maso
- Silvia Viparelli
- Le Nuvole Stabile di innovazione ragazzi
- teatro stabile di napoli
- Foresta Regionale di Cuma
- prospero
- calibano
- ariel
- miranda
- teatro shakespeariano
Icona e anti-diva, emblema di romanità, voce calda e graffiante: Gabriella Ferri è uno di quei personaggi che in un ideale immaginario culturale si ritagliano un posto speciale nei cuori della gente. La si celebra non con l’elegia d’un rituale agiografico, ma con un garbo ed una misura che dal palco alla platea trasmettono la cura amorevole con cui di una figura cara si mantiene lustra la memoria.
Teatro. Theatrum. Theatrom. Theaomai (vedere). In principio era teatro, ciò che credevamo di andare a vedere. L’appuntamento era innegabilmente presso un teatro, la Galleria Toledo. C’è un regista, c’è una compagnia, insomma tutti i presupposti (mai presupporre, si rischia di diventare supponenti...) per una rappresentazione teatrale. Verrebbe da porsi, ci si sarebbe dovuti porre, ci si dovrà porre la domanda: cos’è il teatro? Cos’è oggi qui teatro? Narrazione? Sembrerebbe di no. Denuncia? Chissà. Pura espressione? Forse. Ma per il momento fermiamoci con queste elucubrazioni, ché alla partenza eravamo bendisposti, sicuramente curiosi, accolti con un bicchiere di vino da Woyzeck in persona (ma non lo sapevamo...).
- Woyzeck
- Souphiène Amiar
- Collettivo Cercle
- Site Specific
- galleria toledo
- Stazioni di Emergenza
- Chiesa SGiuseppe delle Scalze
- Museo HNitsch
- ALTRAdefinizione
- Coordinamento Le Scalze
- Arte contemporanea
- teatralità
- antirealismo
- multidisciplinarità
- body art
- Pittura
- drammaturgia
- performance
- suggestine
- spaesamento
Sono anni questi ultimi in cui si è imparato a prendere confidenza col termine “monnezza”, nato dialettale, derubricato nell’uso comune; altro termine – questa volta d’acquisizione anglofona – con cui abbiamo preso confidenza in questi tempi di “monnezza” è “trash”, che poi vuol dire tutto sommato la stessa cosa, con la differenza che lo si può spendere ammantando la “monnezza” d’un allure esterofila.
L’elemento di scena che contraddistingue davvero Eleonora: ultima notte a Pittsburgh non è lo scrittoio, di legno sbiadito e contenente vecchie carte, vecchi libri, vecchie penne; non è il letto, distesa di lenzuola sul fondo che racconta con le grinze gli incubi, i pensieri terribili, gli affanni notturni; non è il cumulo di valigie di lato, coperto dalla polvere e recante all’interno cappelli e vesti di scena (che sono l’unica vivacità colorata, l’unica testimonianza che esistono ancora il lilla, il granata, il celeste); non è la poltrona posta nel centro, quasi in ribalta, su cui Eleonora s’adagia piegandosi tra cuscini e pizzi e cordoni da vecchia sartoria manuale. L’elemento di scena che dà, alla scena, l’intero tono dell’opera è il drappo che pende, dall’alto a sinistra, e che – in apertura del sipario del Teatro Nuovo – è un leggerissimo velo di tulle o cotone che tutto ricopre e che viene tirato: un secondo sipario dunque che, trascinato dal davanti sul fondo, sparisce senza mai sparire davvero.
- Eleonora ultima notte a Pittsburgh
- Ghigo de Chiara
- Maurizio Scaparro
- Anna maria Guarnieri
- Eleonora Duse
- Simonpietro Cussino
- Barbara Petrecca
- Gino Potini
- Alice Guidi
- Andrea Messana
- Teatro della Pergola
- Teatro Nuovo
- Gabiele D'Annunzio
- Martino Cafiero
- Matilde Serao
- Enrichetta
- Sarah Bernhardt
- vita e teatro
- napoli
- Pittsburg
- Romeo e Giulietta
- Casa di bambola
"Perché non vi siete ribellati alla morte?"
Written by Caterina Serena MartucciLa pizza fritta della signora Fernanda concilia l’animo e lo prepara alla visione. Il tripudio dei cicoli, del pepe e della ricotta miracolosamente avvolti nel loro dorato involucro di pasta, sono il viatico migliore per affrontare un lungo viaggio, anche nel deserto.
Mentre prendiamo posto Omar Suleiman è già in scena, sdraiato per terra su un fianco, e in mezzo al nostro rumore nel prendere posto risuona distinto un suono, un battito si direbbe, il battito di un cuore, sempre più forte.
Lo spettacolo di Sergio Bini, in arte Bustric, è una divertente parodia di come non si fa teatro. Il palco e le scene – la Cappella Sansevero con le sue sculture e i suoi dipinti – sono stati per così dire "infangati" per una sera dalla comicità dell'attore fiorentino.