
Lo spazio. Il tempo. Il nome. Idee, nient’altro che idee al galoppo della fantasia. Perché qui protagonista è l’incontro, la necessità di stare insieme per rischiare. In gioco c’è l’umanità, tutta piena di incomprensione, di solitudine, eppure di rigenerante ironia.
Lo spazio di un appartamento, più precisamente, di una stanza. C’è tutto (o quasi) per questa sopravvivenza desiderata. Nell’acqua che scroscia nella conca di un lavello, acqua (non sempre pura) che ristora. Nell’aroma del caffè appena salito che disperde i suoi effluvi in ogni angolo della sala, sbloccando un meccanismo di ricerca ancora sopito (disinibiti, d’ora in poi, gli applausi che ne verranno).
Dal 9 giugno 1870 un’ombra si aggira tra le pagine della letteratura mondiale. Assente finanche dalle petulanti fascette dei libri – dove tutto è detto e tutto è chiarito – quest’ombra si aggira, furtiva quanto furtiva dev’essere un’ombra, tra le pagine di romanzi, racconti, novelle e saggi, monografie, biografie; atti di convegni di studio, articoli rilegati in volume, piccole o grandi brochure di piccoli o grandi tavole rotonde e accademiche.
Gran bel disco L’Ultima Thule di Francesco Guccini. Rotondo, pieno, tutto cantato e a lungo, finalmente in una generosa forma-canzone (che fa giustizia dei piccolo commerciale cabotaggio italiano) lenta e cupa, profonda e ricca di luminescenze di quell’Apennino (Pavana), estrema terra dei fuochi e del gelo.
Due lupi famelici divorano la carcassa di un grosso animale e ululano alla luna piena. Uno dei due poi si allontana dai boschi dirigendosi verso la zona industriale. Passa davanti alle recinzioni di una grossa centrale elettrica e delle luci lampeggianti ci accompagnano alla scena successiva dove a farla da padrone è un ingombrante cavo. Prima davanti ad un ascensore, poi all’ingresso di un multicinema.
Domenica 23 dicembre si è tenuta al Godot Art Bistrot di Avellino la decima e ultima tappa del tour di Gianluca De Rubertis, la voce maschile del duo Il Genio. Salentino di origine ma milanese d’adozione, De Rubertis ha esordito nel mondo della musica con gli Studiodavoli, quartetto formatosi nel 2001 e scioltosi nel 2006 dopo aver pubblicato due cd: nel 2004 Megalopolis e nel 2006 Decibels for Dummies.
Nello stesso anno forma con Alessandra Contini Il Genio, progetto che si afferma presso il grosso pubblico tramite l’accattivante singolo Pop Porno, incluso nell’album Il Genio del 2008. Il pezzo diventa un vero e proprio tormentone, grazie alla sua accattivante e ipnotica melodia.
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Nel profondo. Nell'abisso. Seguendo labile traccia poetica d'un percorso che dall'abisso intende ripartire per suggerire punti di ri-inizio, di ri-costruzione. Si scende nelle viscere per ripartire dalle viscere.
Il Museo del Sottosuolo è interfaccia voluta ed ideale per un viaggio che arpeggia sul limite sfumato del tenue confine, quello che separa il visibile dall'invisibile, il sensibile dall'intangibile, in bilico lungo la linea di demarcazione che sottilmente separa superficie ed abisso.
6. “E ora motiviamoci!”
Ed è in questa circostanza che il nostro piccolo eroe tentò una prima valutazione di quanto accaduto quella mattina al Centro Direzionale. In realtà provava fatica a ordinare gli eventi, a costruire una sequenza che fosse minimamente lineare, e soprattutto provava difficoltà a renderli credibili a persone che, seppur soltanto di una trentina d’anni abbondanti più anziane di lui, non riuscivano proprio a comprendere tali modalità e rischiavano di intenderlo come uno scherzo o finivano per preoccuparsi per la sua salute mentale (“è molto scosso”, disse sussurrando il padre alla madre, non appena lo videro tutto trafelato e con il volto rubizzo entrare dalla porta d’ingresso, “è sempre più scosso!” gli fece eco lei, sinceramente preoccupata ma riuscendo a nasconderlo al figlio, mentre il piccolo signor F combatteva con il giubbotto di jeans cercando di sfilarlo dal suo corpo ingrassato).
In una strada di campagna buia che anche il navigatore satellitare fatica a trovare, dietro un cancello anonimo che si apre al pubblico non prima delle 22.30: “Scusate, ragazzi… siamo in ritardo con il sound check… tornate più tardi”. Dove meno te lo aspetti, insomma, dietro l’apparenza ingannevole di approssimazione organizzativa, è lì che suona la musica. Il luogo è il “First Floor” in Via Romani a Pomigliano D’Arco, già da anni noto, sotto altre denominazioni, per la forte predisposizione alla promozione musicale locale: atmosfera fumosa da club alternativo, impianto audio da studio professionale.
"Enrichetta Blondel, nata a Casirate l'undici luglio 1791 e morta a Brusuglio il 25 dicembre 1833" (Enciclopedia Biografica Universale).
“La storia delle vittime è di per sé la storia di Dio. Solo che m’accorgo adesso di non averlo saputo dire. O meglio, debbo rimpiangere d’averlo compreso soltanto adesso, a libro stampato e quando non v’ha più modo di rimediare. A meno che Qualcuno non abbia voluto che io dovessi mancare un libro per poterlo dire”.
Fa bene Carlo Cerciello a dare al suo spettacolo la temporalità del c’era una volta, a trasformare il divenire di quel lungo giorno, il ’68, in storia, in mito; con presa diretta sui fatti del giorno, tra tele-discese in campo e tic ‘choosy’ di Fornero, è giusto si parta dal presente, intervenendo con empito sullo schema lineare del tempo: “fu un martedì che scoppiò il Sessantotto”, dice la voce col parlare rapido e compulsivo di quegli anni, una grossa mela verde sull’impiantito a centro scena, vinili, mangianastri Penny e megafono a cornice dell’amaro aide-mémoire per le musiche originali di Paolo Colletta e per quelle, assai più cattive, da The Rokes, Mal dei Primitives, Creedence Clearwater Revival, sino a Beatles e New Trolls.
- c'era una volta il '68
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