“immagino il teatro come un non finito, / non finibile. / nella sua natura credo sia l'imperfezione / l'imperfezione come aspirazione / l'imperfezione esatta, netta, giusta, precisa / l'imperfezione simile al difetto / il teatro come difetto. / assolutamente imperfetto”.
“Si domandava che cosa fossero i ricordi, questi brandelli di fatti notevoli che non si capiscono più. Il ricordo rimane indietro e non la smette mai di ripetere quello stesso identico spettacolo che metteva in scena al momento in cui lo avevamo lasciato, quando non era ancora un ricordo”.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure / E cancello il tuo nome dalla mia facciata / E confondo i miei alibi e le tue ragioni, i miei alibi e le tue ragioni”
“Se dopo che io sarò morto vorranno scrivere la mia biografia, non c'è nulla di più semplice. Ho solo due date − quella della mia nascita e quella della mia morte. Tra l'una e l'altra tutti i giorni sono miei”.
da "Sporcarsi le mani", a cura di Maricla Boggio
Written by Il PickwickRuggero Jacobbi: “Figuriamoci se non sono sensibile a queste cose, le capisco benissimo, anche perché qui nessuno fa il critico e basta. Tutti siamo più o meno coinvolti in operazioni teatrali”. Roberto De Monticelli: “No, io faccio solo il critico, se dio vuole...”.
“Erano uomini che potevano sognare, non governare; rovinavano la propria vita e quella degli altri, erano dissennati, deboli, futili, isterici, buttavano via occasioni, evitavano di agire, passavano notti insonni a progettare mondi che non avrebbero mai costruito: ma − dice Čechov − felice il Paese che può produrre questo tipo di uomini”.
“Teatro e ancora teatro, è la mia sorte. Che altro mi resta se non incantarmi dei bianchi ceroni, dei rossi tondini sulle guance e di questa irrisione di morte? Come scope di rusco sono irte le parrucche, sgocciano sangue i nasi di cartapesta, aspetto miracoli e trucchi: che altro mi resta? Vivere sotto una ribalta, rincantucciato, bevendo le aspre luci, i riflettori di fuoco, abbandonarmi abbindolato a ciò che può ancora salvarmi, a questi detriti di un grande giuoco”.
“Tutti noi riusciamo a vivere solo perché, a un certo punto, ci rifugiamo in una menzogna, una qualsiasi. Lui invece non si è mai rifugiato in un asilo che potesse proteggerlo: è assolutamente incapace di mentire, come è incapace di ubriacarsi. Franz è senza il minimo rifugio, senza un ricovero, perciò è esposto a tutte le cose dalle quali noi siamo al riparo. È un individuo nudo tra individui vestiti”.
“Sì, dimenticheranno. È il nostro destino, non ci si può fare nulla. Ciò che a noi sembra serio, significativo, molto importante, col passare del tempo sarà dimenticato o sembrerà irrilevante. Ed è curioso che noi oggi non possiamo assolutamente sapere che cosa domani sarà ritenuto sublime, importante e cosa meschino, ridicolo. E la nostra vita, che oggi viviamo con tanta naturalezza, apparirà col tempo strana e scomoda, priva di intelligenza, forse addirittura immorale”.
“Il teatro è l'unico posto in cui possiamo essere in silenzio, in coro”.