Il'ja Grigor'evič Ėrenburg, su Marina Ivanovna Cvetaeva
Written by Il Pickwick“La sua vita fu un gomitolo di illuminazioni e di sbagli”
“Non dimenticare che il teatro può essere fatto male senza che il pubblico se ne accorga, a prima vista. Se ne accorge sempre dentro, nel tempo, nel peso di ciò che gli resta nel cuore o nel cervello, ma non sempre nell'attimo dell'applauso, e noi sappiamo bene che basta poco per ottenere un applauso, un consenso. È una delle grandi possibilità di essere disonesti nel nostro lavoro senza che nessuno lo sappia”.
“Non ho mai il senso ultimo di quello che faccio. Vorrei che niente fosse mai finito. C'è sempre qualcosa che ritorna e scompare a cui non saprei dare un nome. Questo stesso enigma, però, mi spinge fino in fondo alle cose”
“Aspetta. È ancora presto, sono in prova. Sto scegliendo le parole da scrivere nel testo, i colori della voce, le finte pause a effetto. Esco fuori, chiudo gli occhi, apro le mani e soffio piano, piano, piano piano, dalla pelle, dalle vele, le mie tele. Resto allora attento ancora nel costume della scena, giro in tondo, in tondo in tondo, per la piazza, se non piove, se ne ho voglia. Qui dal palco posso tutto. Ho buio, luce, buio, luce, suoni e immagini irreali. Lo sai già che non ti sbagli? Che non cadi nella rete? Non ti faccio confusione, non ti sono di disturbo? Dimmi solo se ci credi, se ci credi a quel che senti, se ci credi a quel che vedi”
“Possa la vita sfamarti d'amore”
“Alla fine del cinema muto / sulle panchine dei grandi viali, / quei vecchi attori bestemmiavano al troppo sole / che ha il potere di bruciare le ali, / e si perdevano in discorsi accademici / sulla storia e il suo occhio di lince, / per capire se è vero che chi perde ha torto / e che ha sempre ragione chi vince, / poi a sera rivestiti da maschere, / si accontentavano di illuminare / il buio delle sale / che non riuscivano a dimenticare...”
"Adesso tocca a noi, agli uomini senza talento. È arrivata la nostra ora!"
”Le parole mancano, ci sono delle volte in cui perfino loro mancano. Non è vero Willie? Non è vero che perfino le parole mancano, a volte? E che cosa si deve fare, allora, aspettando che tornino?“
“Scrivi scrivi / se soffri adopera il tuo dolore: / prendilo in mano, toccalo, / maneggialo come un mattone, / un martello, un chiodo, / una corda, una lama; / un utensile insomma. / Se sei pazzo, come certamente sei, / usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada / usali come piume per farne materassi; / o come lenzuoli pregiati / per notti d'amore; / o come bandiere di sterminati /reggimenti di bersaglieri”.
“E come è sacro per me il ricordo di un bambino di due anni e mezzo che, tornando da fuori tutto agitato, senza che facessimo neppure in tempo a torgliergli il cappuccio, mi si avvicinò e mi disse: Papà, ho scoperto che i cavalli non hanno le corna!”