“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 26 February 2014 00:00

Da un corpo all'altro

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Può succedere, dopo uno spettacolo, di lasciare la sala portando via nella testa un’immagine, una riflessione, una battuta pronunciata. Qualcosa di fatto, detto e per questo destinato a morire nell’evento effimero del teatro continua, invece, a vivere nel nostro corpo, tra i pensieri e i nervi.
“Nessuno vi farà del male” dice un padre ai propri figli prima di morire, lasciandoli soli al mondo. Non vuole che si separino ma che restino insieme ad affrontare la vita. Così accade nello spettacolo di Mario Gelardi e Fabio Rocco Oliva messo in scena al Teatro Sanità. La vita è davanti ai nostri occhi, dall’infanzia alla maturità di due fratelli e una sorella.

Assistiamo ai primi giochi e alle liti, alle feste e alle gelosie adolescenziali, alle esperienze universitarie e alla malattia. La sorella, infatti, si ammala. Scopre di dover ricevere un trapianto di fegato a causa di alcune cisti che le bloccano le vie biliari. I tre sono uniti, però, e nessuno farà loro del male. Su un altro piano, separato dal palcoscenico, parla il chirurgo. Lui non è della famiglia, ha un altro sangue. È impassibile e severo, sa quello che va fatto e la sorella non può lasciare l’ospedale. Deve attendere pazientemente che arrivi un organo adatto. Viviamo con lei e con i suoi fratelli gli interminabili giorni di paura e speranza racchiusi nei pochi minuti dello spettacolo.
La scena è semplice. Dei cubi legno bianchi fungono, di volta in volta, da sedia, tavolo o letto. La musica sottolinea ogni cambio d’umore e incalzando ci mette in attesa di cattive notizie. La luce bianca dei neon ci apre gli occhi facendoci rendere conto della realtà. Assaporiamo l’amore che lega i tre protagonisti. Gli attori che li interpretano sul palco sembrano avere davvero lo stesso sangue nelle vene. Ci mostrano la gioia della famiglia e poi la disperazione della perdita, l’angoscia per la possibile morte di una persona amata e tutto quello che si sarebbe disposti a fare pur di salvarla. Ci fanno attaccare con loro alla speranza di un fegato nuovo, unica soluzione possibile.
Lo spettacolo patrocinato dalle associazioni AIDO e AITF e dal Policlinico di Napoli, esteriormente semplice, ha una complicata missione da svolgere: rivelare la necessità della donazione degli organi e abbattere ogni riserva mentale che impedisce agli uomini e alle donne di affermare senza paura: “voglio essere un donatore”. Lavorando sulle nostre emozioni vuole svegliare la nostra ragione.
Più volte, durante la messinscena, i fratelli ripetono di non stare desiderando la morte di nessuno. Non ci si augura, per salvare se stessi, che qualcun altro muoia. Ricevere un organo nuovo, poi, non dà la certezza della sopravvivenza. Il chirurgo, sull’altro piano della professionalità, giura con Ippocrate che non arrecherà mai danno ad alcuno volontariamente. Nessun medico lascerebbe morire un uomo per salvarne un altro. Dovremmo superare paure e scaramanzia per riflettere con maturità sulla vita, la malattia e la morte. Forse è un pensiero scomodo da fare con largo anticipo. Sarebbe più facile se in Italia si attuasse la legge del silenzio-assenso, per la quale chiunque non dichiara esplicitamente di non voler donare gli organi viene considerato automaticamente un donatore. Non è così però. Ognuno deve recarsi all’Asl e dichiarare il proprio consenso o diniego.
Se si vuole far provare ad una persona un’esperienza lontana dalla sua quotidianità, se la si vuole mettere a contatto con una realtà diversa e magari più dura non c’è mezzo migliore del teatro in cui i corpi degli attori non sono protetti da nessuno schermo e sono lì davanti a noi come i corpi dei nostri amici o dei familiari. I loro occhi guardano i nostri occhi. Né troppo lungo, né troppo breve Nessuno vi farà del male riesce nel suo intento di rassicurare su alcune paure e portarci ad una riflessione: che sacrificio ci comporta permettere ad un nostro organo di vivere in un altro corpo dopo la nostra morte? Una parte di noi, come una parola, una battuta, un’immagine che dal teatro resta a vivere nella testa di qualcun altro.

 

 

Nessuno vi farà del male
drammaturgia Mario Gelardi, Fabio Rocco Oliva
regia Mario Gelardi
con Carlo Caracciolo, Gianluca D’Agostino, Cristiana Dell’Anna, Alessandro Galllo
scene Flaviano Barbarisi
aiuto regia Carlo Geltrude, Mariano Coletti
foto di scena e grafica Carmine Luino e Mariarosaria Piscopo
con il patrocinio di AIDO – Regione Campania – il valore della donazione, AITF – Regione Campania, Azienda Universitaria Policlinico Seconda Università di Napoli
durata 50'
Napoli, Nuovo Teatro Sanità, 22 febbraio 2014
in scena dal 21 al 23 febbraio 2014

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