Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
Gli anni zitti
(2014-2015)
Quando è morto mio marito
non avevo ancora quarant'anni,
e ho sperato, sì, per giorni e per anni,
di trovare un amore, una carezza,
qualcuno da incontrare a metà settimana.
... l’ultima immagine di quel viso e di quelle cangianti ciocche svanì fra le trame sovrapposte di bianchi merletti. Anche quelli, a poco a poco, si dissolsero del tutto. Sulla parete dei morti, poco oltre una profonda crepa tra le lastre di marmo, il ritratto di un uomo corpulento e non troppo anziano, con baffetti da sparviero ed un elegante cappello da chef, di quelli morbidi che scendono dolcemente su di un lato della testa, mi sorrise in modo galante. Di nuovo avvertii la musica girarmi intorno ed ebbi di fronte il soffice copricapo bianco, inghiottito da uno sfarfallio di nubi opalescenti, sfrangiate sullo sfondo di un cielo terso, in pieno giorno. Sotto quella luce accecante, d’un tratto, l’argenteo grigio di un masso calcareo si frantumò in una miriade di piccole pietre...
Silvio Talamo. Un artista napoletano a Berlino
Written by Alida AiraghiSilvio Talamo è un musicista, producer e cantautore napoletano, oggi residente e operante a Berlino. Il suo repertorio spazia tra musica elettronica e acustica, pop e techno. Come performer di successo si esibisce in teatri, trasmissioni radiotelevisive, club, festival e street stations. Ha pubblicato nel 2017 il disco Living in a Bubble, e quest’anno il libro Poesie/Gedichte in un’elegante versione bilingue delle edizioni ProMosaik.
- Silvio Talamo
- Living in Bubble
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- Gary Snider
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- Christian Friedrich Hölderlin
- Carl Gustav Jung
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- La mia casa è Babilonia
- Machine & Voice improvisation
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- Interviste
- Alida Airaghi
- Il Pickwick
Succede dopo che hai letto certi libri. Non sei più quello di prima.
Quanto sto scrivendo è parte della mia storia. Della mia vita, insomma. L’ho già detto in altre occasioni: quando avevo poco più di tredici anni mi è capitato di leggere Martin Eden di Jack London. Da lì ha avuto inizio il mio rapporto con la letteratura. Ma non solo come lettore, bensì − e forse in modo quasi ossessivo − come aspirante scrittore. Con quali risultati in termini qualitativi fino a ora non spetta a me dirlo. Sta a chi mi legge giudicarmi.
La vita ha il suo corso. Allo soglie dell’adolescenza non potevo permettermi di dedicare tutto il mio tempo a scrivere. C’era da studiare e, una volta terminate le superiori, non ho potuto sottrarmi al mio dovere di essere d’aiuto alla famiglia cercandomi un lavoro. Nel tempo libero, tuttavia, ero chino in buona parte sulla Lettera 22 che mi aveva regalato mio padre.
... I miei occhi erano ancora all’altezza di quelli dell’anziano canuto, fin quando delle due sagome rimase solo una lieve traccia. Poi il mio sguardo venne attratto dalla sofisticata acconciatura di lei. Si trattava di un tre quarti, forse degli anni trenta del Novecento. Una donna matura dai tratti piuttosto decisi e vivaci, mora, con i capelli raccolti in diverse trecce che terminavano annodate sulla nuca, e con qualche etereo, sottile boccolo lasciato sciolto ad incorniciarle il viso. Una di quelle ciocche iniziò ad ondeggiare lieve al sospiro del vento, dipartendosi da un volto improvvisamente ringiovanito, mentre le note di Satie sfumavano in quel soffio e tutt’attorno ai boccoli il colore dell’aria virava rapidamente nello scurissimo bleu della notte...
Percoto Introspettiva
Ministorie adolescenziali e non solo: introspettive, noir e surrealiste.
Ambientate nel cortile della Percoto e non solo e con i soliti protagonisti: Dario, Ale, Seo, Qualli ed altri...
Colloquio di lavoro. Parte Undicesima
Mi avvicinai alla parete di loculi sospesa nella nebbia, al di sopra di quelle fosse che si datavano a non più di un secolo prima, ma avevano l’aria di appartenere a tutt’altra epoca. Il muro bianco dava le spalle alle strutture in vista del cimitero, che affacciavano sulla parte interna, verso il viale di cipressi. Il posto non godeva dello stesso livello di manutenzione della zona più nuova, si vedevano alcune crepe sparse qui e lì lungo gli spazi fra le lastre di marmo e talvolta anche sulla superficie delle stesse. C’era qualche pianta rampicante. Pensai che quell’angolo per così dire “ameno” fosse degno argomento del più evocativo dei racconti d’ispirazione romantica, e decadente.
Gli è parso di essere stato preso da una sorta di smarrimento. Da dieci anni un matrimonio felice con Jenny. Successo sul lavoro che desta l’invidia dei colleghi. Stimolanti amicizie con gioiose frequentazioni. Tutto quanto un uomo possa desiderare per una pienezza di vita. C’è voluta la nascita del piccolo Andrea per dargli la carica necessaria a liberarsi dalle incertezze e lanciarsi alla ricerca del suo quadro esistenziale.
Mi trovavo nel piccolo e solitario paese, nel suo più puro ricordo d’inverno. Ero arrivata già da due giorni e mi ero sistemata per bene nella casa anticipatamente fredda di neve, di quella che non era ancora caduta e che il meteo preannunciava per la settimana seguente. “Qual buon vento?” l’interrogativo più comune, tra gli sparuti abitanti rifugiati nelle proprie case, era questo. Ognuno trovava il suo personale modo per domandarmi la ragione di quel soggiorno. Qualcuno mi chiedeva della famiglia, voleva sapere quanto mi sarei trattenuta in quel nostro tranquillo villaggio. “E viene anche tuo marito?” mi chiedevano, affrettandosi poi a sapere “come stanno i ragazzi?”.
Fortuna che me ne sono accorta in tempo. O meglio, l’ho percepito casualmente andando a rivedermi le sue più recenti interviste che tanta materia del contendere avevano dato nel campo televisivo − e anche di certa stampa − sulla funzione culturale dell’intrattenimento.
Percoto Introspettiva
Ministorie adolescenziali e non solo: introspettive, noir e surrealiste.
Ambientate nel cortile della Percoto e non solo e con i soliti protagonisti: Dario, Ale, Seo, Qualli ed altri...
Colloquio di lavoro. Parte Decima
La tipica giornata di un fascista
Written by Gianmarco Thierry Giuliana(Sketch comico di Luis Régo)
Amici della giustizia, e del fascismo, buongiorno. Freunde der Giustiz, un da Fascismus, Heil Hitler! Sì, lo so, lo so bene, che l’estrema destra non è il fascismo. Lo so... Ma cazzo si avrà pur il diritto di essere fascisti senza essere di estrema destra!
Siamo in democrazia, approfittiamone, quando l’estrema destra sarà al potere forse non avremo più il diritto di essere fascisti!
- La tipica giornata di un fascista
- Sketch comico di Luis Régo
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È il 2010. Settembre. Sto guidando l’auto, e ascolto una delle canzoni di Van Morrison che da sempre prediligo. Con Cristina ci siamo appena salutati. Un addio, senza alcun rimpianto da parte di nessuno di noi due.
Ci siamo conosciuti in un incontro conviviale nello chalet dell’Oltrepò Pavese del mio amico Alex. Una serata resa allegra e vivace quanto basta da una cena squisita accompagnata da abbondanti libagioni. Ogni tanto i nostri sguardi s’incrociavano. Ma niente più.
Non avevo ancora compiuto diciott’anni, quando una mattina ho deciso di trasformare la mia stanza da letto nella cella di meditazione. Domandarmi il perché era del tutto inutile. Una perdita di tempo. Ho cominciato presto, dalla prima adolescenza, ad avvertire una forte esigenza di immaginare il mio futuro percorso di vita. E per quali finalità. Così come se mi fosse stato possibile dare sostanza al mio eventuale obiettivo a dispetto di quello che avevo già intuito, ovvero il dover fare i conti con la casualità o gli schemi tradizionali.
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