“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 17 October 2021 00:00

Jeorge

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Sta arrivando? Quante volte affacciandomi dal balcone, quando lo invitavo a casa mia per pranzare insieme e scambiare quattro chiacchiere, ho visto la sua figura slanciata prendere forma sulla strada che lo portava da Desio, dove abitava in un monolocale, per venire qui da me a Vimercate. Il solo fatto di vivere in Brianza, i cui abitanti, in generale, hanno un forte senso di appartenenza lo faceva sentire sicuro di sé. Su questo lui non aveva dubbi.

Si chiama Jeorge. Era convinto di avere fatto la scelta giusta.
Ma quale scelta? Semplice: è passato ormai un anno da quando, il mio amico ha spiccato il volo dal Perù’, dove è nato e viveva, separandosi dalla moglie, di famiglia ricca, che non ha potuto, o meglio voluto, emigrare anche a causa della contrarietà dei suoi genitori che minacciavano di diseredarla.
Non gli mancava un lavoro al suo Paese, ma era scarsamente retribuito, ciò che non riusciva ad accettare, data la sua aspirazione ad emergere ed essere considerato persona benestante.
Pensò allora di trasferirsi all’estero, dove riteneva fosse possibile realizzare il suo sogno. E poiché era stato informato che in Italia, nonostante i danni causati dal Covid, per le persone ambiziose come lui c’erano le condizioni socio-economiche per avere successo, decise di partire per Desio dove vive un gruppo di peruviani emigrati, alcuni dei quali di sua conoscenza.
Io e Jeorge ci siamo conosciuti per puro caso. Era ottobre, una giornata umida. Proposi a mia moglie Susanna di andare a pranzare al ristorante sotto casa, come era nostra abitudine quasi ogni domenica. Lei disse che, dato il brutto tempo, era preferibile farci portare il pranzo a casa. Poco dopo venne un cameriere con il cibo che avevamo ordinato. Il cameriere era Jeorge, che colse l’occasione per parlarci di sé. Disse che era sua intenzione proporre al proprietario del ristorante di diventare suo socio di minoranza assicurandogli di ampliare il servizio con l’aggiunta di gustose specialità peruviane, che a suo dire avrebbero sicuramente contribuito a rendere il ristorante stesso più apprezzabile.
Da allora diventammo amici. Ed ebbi la possibilità di conoscerlo come si deve. Non solo mi fu subito chiaro che era ambizioso, ma ebbi anche l’occasione, parlandone, di rendermi conto che era particolarmente interessato al genere femminile. Ricordo quel giorno in cui eravamo in un bar a prenderci un caffè quando entrarono due o tre ragazze particolarmente graziose. Io dissi che erano belle, e da parte sua lui aggiunse: “Sì, davvero belle... e da portare a letto”.
Poi le sue visite a casa nostra furono più frequenti, finché un giorno si presentò con una giovane donna peruviana molto avvenente che si chiamava Miriam. Susanna ne fu particolarmente felice perché la presenza di Miriam le permetteva di scambiare idee e sensazioni al femminile con una nuova amica.
Al ristorante le cose andavano bene, fino a quando fu assunto un nuovo cameriere, il quale già dall’inizio chiarì che non intendeva soltanto servire ai tavoli ma voleva anche contribuire a migliorare il menu.
Jeorge ebbe subito la sensazione che con l’arrivo del nuovo cameriere il suo ruolo rischiava in un certo senso di essere ridimensionato. Cercò allora di farselo amico, ma l’altro non si aprì più di tanto.
Passavano i giorni, e gradualmente il ruolo di Jeorge perdeva consistenza. Mario, il nuovo cameriere, non ebbe difficoltà a diventare il numero due in termini di importanza, ciò che Jeorge stentava ad accettare. Perse ore e ore a riflettere su cosa avrebbe potuto fare o ideare, quali iniziative prendere, quali nuovi piatti ideare. Il tutto per riconquistare la posizione di numero due del ristorante. Fu inutile, e a un certo punto ebbe come l’impressione di essere considerato semplicemente il cuoco.
Le ristrettezze economiche e sociali dei diversi Paesi dell’America ispanica, tra cui il Perù, l’avevano portato a cercare una personale supremazia all’estero. Sta di fatto però che la dinamica della vita non cambia radicalmente passando da un Paese all’altro. Ed è quello che Jeorge non fu in grado di intuire quando lasciò il Perù per venire a Desio.
Il rapporto con Mario non dava segni di sviluppo, né di miglioramento, finché nella mente di Jeorge iniziava a prendere consistenza la possibilità di tornare in Perù e, una volta ottenuto un prestito bancario, aprire un ristorante. Ne parlò a Miriam, proponendole di seguirlo, e diventare poi sua moglie. Lei chiese tempo per pensarci, pur essendogli sentimentalmente legata, e volle anche sapere che ne era stato della sua prima moglie.
Jeorge le rispose che non ne aveva notizie, e che comunque di quella non gliene importava assolutamente più nulla.
Ieri Jeorge e Miriam hanno preso l’aereo per Lima. Ora io ne sto parlando con Susanna: ci stiamo chiedendo se il nostro amico è finalmente consapevole che il vero senso del nostro vivere risiede nel come, e non nel dove.

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