“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 14 April 2021 00:00

Rimorso

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[...] con “materia oscura” si definisce un’ipotetica componente di materia che, diversamente dalla materia conosciuta,
non emetterebbe radiazione elettromagnetica e sarebbe attualmente rilevabile solo in modo indiretto attraverso i suoi effetti gravitazionali. [...]
Il concetto di materia oscura ha senso all’interno dell’attuale modello standard della cosmologia, basato sul Big Bang, per due ragioni fondamentali:
1)
non si potrebbe altrimenti spiegare la formazione di galassie e ammassi di galassie nel tempo calcolato dall’evento iniziale del Big Bang stesso
2)
in uno scenario cosmologico come l’attuale, che prevede come unica forza cosmologica la gravità, non si spiegherebbe come le galassie si possano mantenere integre, dato che la materia visibile […] non è in grado di sviluppare una sufficiente attrazione gravitazionale.
(Dal sito it.m.wikipedia.org)


“Il più grande piacere della mia vita è quando mi ascolto parlare”
(Sheldon Cooper, dalla serie televisiva The Big Bang Theory)

 


 

Con le mani appoggiate sulla balaustra, Sceldoni scrutò giù verso il fiume.

“Non può essere!” – esclamò rialzando il capo e lanciando al maresciallo un’occhiata in tralice – “Dopo la morte di sua madre (compianta neurologa), io, è vero, ho continuato a trascurarlo come sempre, impegnato com’ero nella mia lotta sacrosanta per diventare uno scienziato di grido. Però non credo assolutamente che lui ne abbia sofferto. Perché anzi è un giovane dal carattere forte, mio figlio. Pretendere, dunque, che si sia buttato da qui, mi sembra, lo ripeto, un autentico spropo...”.
“Eppure l’hanno visto saltare” – interloquì secco il maresciallo – “E non di gioia. Poi la corrente lo ha trascinato per due chilometri. Ora, se vuole seguirmi all’obitorio...”.
Sceldoni si guardò intorno: lì su ponte Garibaldi, la volante era accostata al marciapiede e il traffico svampito della domenica mattina rumoreggiava piano.
“Assurdo” – bofonchiò – “È vivo. Certo che è vivo! E io, per quanto meno della cosmologia e del mio ego (com’è ovvio che sia), lo amo sinceramente. Per questo condividerò con lui la mia giusta gloria, non appena le mie ricerche sulla materia oscura che, sebbene invisibile e intangibile, non cessa mai di circondarci e orbitare attorno al corpo di ciascuno, saranno giunte a pieno compimen…”.
“Dobbiamo andare, professore”, lo interruppe di nuovo il maresciallo, stavolta in tono quasi esasperato.
Ma Sceldoni insistette: “Amico mio, glielo spiegavo già in macchina: la materia ordinaria non è in grado di entrare in contatto con le particelle che formano quella oscura (e che risultano, pertanto, di difficile individuazione o rilevabilità). Ciononostante io ho ragione di ritenere che la chiave del problema siano le onde cerebrali: sì, la mente umana le produce, mentre è impegnata a pensare, e secondo la mia ipotesi (che al momento non è corroborata, purtroppo, dall’osservazione sul campo), sono esse ad avere il dono d’interagire coi corpuscoli di materia oscura; più precisamente, quest’ultima le riflette, rimandandole alla fonte. E quando dico ‘corpuscoli’, intendo ovviamente le particelle WIMPs, che della materia oscura sono gli elementi costitutivi e, fra virgolette, la struttura di fondo; come di fondo (e qui, maresciallo, stia attento a non perdersi tutto il lirismo delle mie parole) è la radiazione che permea di sé l’universo intero, sin dai tempi primordiali del Big Bang”.
Sceldoni tacque, concedendosi una pausa di silenzio ispirato; ma di colpo i suoi occhi luminosi s’incupirono e, dopo qualche istante, prese a passarsi convulso le mani fra i capelli, come a spidocchiarseli con violenza o magari scavarsi il cranio a volontà, per estrarne, freneticamente, un che d’intruso ed invasivo.
“All’improvviso” – annunciò trafelato – “io pure sono permeato di qualcosa. Un pensiero di morte, in cui mi getto dal ponte anima e corpo; mi è balenato pochi attimi fa, non so per quale buffo motivo, e adesso mi ritorna ininterrotto nella testa un secondo via l’altro”.
Colto, poi, da un’intuizione repentina, s’immobilizzò del tutto, smettendo di martoriarsi, e mentre il maresciallo lo fissava allibito, balbettò pieno d’entusiasmo: “Forse... è il riscontro... il riscontro sperimentale che mi mancava, cioè la prova inoppugnabile che un agglomerato di materia oscura mi sta transitando accanto proprio ora, riflettendo le mie onde cerebrali! E più le riflette, più io rifaccio, quindi rivedo, quel pensiero di morte! Maresciallo, ha capito? Tutti i fenomeni di déjà-vu, ma anche le idee ossessive che tormentano di continuo i pazzi e i monomaniaci, sono effetto della materia oscura! Oscura, oscurra, oscurrà! Ecco una scoperta ulteriore che, con quella (appena confermata) su come localizzare gli aggregati di WIMPs, mi renderà famoso e intramontabile! Sarò un astrofisico ricordato nei secoli! Un neurologo invidiato nei millenni! Oscurrà!! Urrà!!! Urrà!!!! Urrà!!!!!”.
E saltando di gioia incontrollabile, persino sguaiata, si ritrovò a balzare (“Chissà perché?”, si domandò) oltre il parapetto.

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