“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 23 May 2020 00:00

Sognando utopie

Written by 

A Michele è sempre piaciuto invitare a cena i suoi amici. Quelli con i  quali condivide il gusto del rischio. Che consiste nel viaggiare col pensiero, ognuno secondo la propria inclinazione, elaborando stati di vita improbabili. Sua moglie Serena cucina piatti tanto fantasiosi quanto gustosi, e partecipa con impegno ai voli pindarici del gruppo.

Giorgio e Lele, scapoli ma non scarsamente portati all’altro genere, anzi. Adelio porta con sé Martina, di dieci anni più giovane di lui con la quale convive − intensamente, per intenderci − di sposarsi nemmeno a pensarci. A fine cena, ricordarsi quante bottiglie di vino desolatamente ridotte a contenitori del vuoto è impresa assai ardua.
Utopia, nome fittizio di un paese coniato da Tommaso Moro, è il quadro di riferimento del loro argomentare. Un corale percorso dell’intelletto alla ricerca di comprensione e, ove secondo loro necessario, di rivolgimento politico, sociale e religioso del mondo in cui si trovano a vivere.
Oggi è una domenica primaverile. Sono a tavola.  
− Quante volte abbiamo detto in questi incontri come, per fare soltanto un esempio, Karl Marx criticava gli eccessi dell’utopia? − dice Lele, il più giovane.
− D’accordo. È un esempio tra i tanti che abbiamo spesso citato − Adelio.
− Ma noi continuiamo a porre l’utopia al centro della nostra ricerca. Pur con connotazioni non di rado diverse − tiene a precisare Michele.
− Non facciamone un freno al nostro argomentare, però − Giorgio.        
La discussione continua tra un piatto e l’altro, col piglio di sempre. Frattanto Serena, quando occorre si alza da tavola per un salto in cucina. Lele la osserva con gli occhi fissi... Serena è piuttosto attraente.
− La nostra società non lascia sperare nulla di buono per il futuro... per non parlare del disastro virale che è ormai a livello planetario − dice Serena appoggiando al centro della tavola una ricca teglia di spaghetti alle vongole con fiori di zucca e zafferano.
− Certo, ma non dimentichiamo che i rapporti umani delle generazioni che ci hanno preceduto, specie quando la società si caratterizzava essenzialmente agricola, erano improntati alla carità, al senso fraterno del vivere − Adelio.
− Vorresti così dire che la nascita e il tumultuoso sviluppo dell’industria hanno tolto all’umanità quella che dovrebbe essere la sua naturale essenza, intesa sia in senso laico che, eventualmente, religioso, rendendola pertanto divisiva?
Martina, la più giovane del gruppo, accenna un sorriso, poi dice − Divisiva o, magari, portata alla giusta collocazione del valore di ciascuna persona?
− E qui entriamo nella sostanza del nostro argomentare. Vogliamo parlare anche degli indiscutibili progressi derivanti dall’attività imprenditoriale, evitando comunque di farne un mantra? − Michele.
− Buona, questa! − Giorgio.
Adelio chiede a Lele di passargli la bottiglia di Riesling, e dice − Nel gruppo assicurativo dove lavori come manager hai mai chiesto ai tuoi dipendenti cosa ne pensano delle divisioni sociali?
− Ti dirò, per lo più mi rispondono svogliatamente che ognuno ha quello che merita.
− Ho capito. Sai cosa direbbe Julio Cortázar a proposito di tale risposta? Te lo dico io con le parole riprese dal suo celebre romanzo Il gioco del mondo, ossia Rayuela, che ti consiglio di leggere: “Certe persone hanno bisogno del foglio a righe per scriversi e premono dal basso il tubetto del dentifricio”.  
− Spiritoso!
− Ma torniamo a noi. Se è vero, come credo, che pur con sfumature diverse siamo per una società improntata all’umanità, riusciremo mai con le nostre discussioni utopiche a dare sostanza per lo meno teorica a una vita rispettosa dei singoli tra gli umani? − chiede Lele.
− Non saprei. Ma mi viene da riflettere sul fatto, faccio un esempio, che in questi tempi di epidemia chi prevalentemente si attiva a vendere le mascherine per i contagiati sia il colosso Amazon. Questo è il vero problema, perché qui da noi si fa ben poco... e la politica è in larga misura latitante − Martina.
− Quante volte l’abbiamo detto! − Michele.
− Parlarne comunque aiuta − Giorgio.
Particolarmente intenso lo scambio di vedute sul rapporto tra imprenditoria e politica, dove il giudizio sull’importanza dell’Ethos Polis, pena se non riconosciuta il caos istituzionale, trova la generale constatazione sia dell’uso dell’attività politica sempre più orientato verso il puro fare soldi sia per l’intreccio mediatico con finalità propagandistiche.
Non è mancato, infine, un brioso scambio di vedute sul sesso − inteso come genere (e non solo) − in una società che stenta a liberarsi della prevalenza maschilista laddove si tratti di assegnare responsabilità di direzione, pressoché in qualunque campo dell’attività umana.
La cena è finita. Tutti seduti, o meglio sdraiati, sui divani, consapevoli che la prossima volta che si vedranno tratteranno gli stessi temi... confidando che prima o poi i loro sogni utopici possano in qualche modo avvicinarsi al senso di una realtà che ponga l’interesse degli umani al centro del vivere comune.

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook