“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 28 March 2020 00:00

“Fantasmi a Roma”, Spettri birichini…

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Ricchi di cambiamenti furono i primi Anni ’60, dove gli assi della commedia all’italiana, singolarmente o in coppia (in sparuti casi anche in trio), sfoderarono diverse prove da applausi come nel caso di Fantasmi a Roma (1961) di Antonio Pietrangeli, un lungometraggio poco considerato dalla critica ma sicuramente tra i migliori della nostra cinematografia.

Nata da un soggetto di un semisconosciuto Ettore Scola, di Ruggero Maccari, Ennio Flaiano e lo stesso Pietrangeli, la pellicola annovera un cast stellare con attori come Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, di nuovo insieme dopo il successo de I soliti ignoti, Tino Buazzelli, Eduardo De Filippo, Belinda Lee e Sandra Milo.
Quattro spettri, Poldino, Fra Bartolomeo, Donna Flora e Reginaldo, vivono un antico palazzo romano. Per impedire che l’antica residenza patrizia venga demolita, i fantasmi decidono di trasformarla in un bene architettonico, ricorrendo all’aiuto di un eccentrico fantasma-pittore del Seicento morto in un incendio, Giovan Battista Villari detto “il Caparra” che, sul soffitto della enorme camera da letto dell’antica dimora, celato alla vista da una controsoffittatura in legno e tela dipinta, realizza il grandioso affresco Giove che seduce Venere travestito da lavandaia nel giro di una notte, usando per modelli Donna Flora e Fra Bartolomeo. Un critico d’arte, contattato per periziare l’affresco (fatto rinvenire dai fantasmi stessi), inizialmente scettico, grazie a un “trucco” architettato dai fantasmi esclude che si tratti di un’opera del Caparra e attribuisce invece il dipinto a Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Il Caparra, furioso, lo fa cadere l’esperto dalle scale, provocandogli la frattura di una gamba. Ad ogni modo, i fantasmi hanno raggiunto il loro scopo: l’edificio non può essere abbattuto, per cui la vita potrà procedere tranquilla come prima.
A differenza di Francesco Rosi, che nel film Le mani sulla città del 1963 (ambientato a Napoli) denuncia apertamente la speculazione edilizia che cementificò in modo feroce meravigliose zone incontaminate del Vomero (quartiere collinare della città partenopea), Pietrangeli affida a una godibilissima commedia metafisica e surreale la sua sferzante polemica contro l’ascesa borghese e capitalista del boom economico. Discrete, in questa storia fantastica condita da trovate comiche ed eccellenti gag, le interpretazioni dei membri dell’intero cast: su tutte segnaliamo quella di Eduardo De Filippo, che in questi anni sul grande schermo sembra convincere più come interprete diretto da altri che come regista.
Un film, ci preme ripetere a consenso trasversale. Riportiamo il giudizio di Masolino D’Amico: “Film curioso a episodi ma intrecciati quello di Antonio Pietrangeli, rispettabile ma non veramente riuscito il tentativo di fare dello humour di tipo britannico sulla poco romanesca situazione dei fantasmi di un palazzo patrizio”. Gian Piero Brunetta invece sottolinea quanto sia stato sottovalutato Pietrangeli dalla critica a differenza di Michelangelo Antonioni, sempre sopravvalutato. Lo storico del cinema evidenzia che proprio a partire dagli anni Sessanta, la commedia fantasy del Pietrangeli si aggiunge ad altre come Adua e le compagne (1960), La parmigiana (1963) e Io la conoscevo bene (1965), che consentono di apprezzare la capacità di costruire i personaggi femminili e osservarli nello sforzo per adeguarsi alle nuove realtà sociali ed economiche. Anche se conveniamo con l’illustre critico non possiamo non differenziare l’importanza dei ruoli rivestiti dalla Milo e della Lee, quasi marginali rispetto agli uomini, in Fantasmi a Roma, da quelli della stessa Milo e di Simone Signoret in Adua e le compagne per non parlare di Stefania Sandrelli, protagonista assoluta della meravigliosa pellicola Io la conoscevo bene. Chiudiamo questo breve approfondimento con il Dizionario Morandini: “Sono il distacco e l’eleganza le caratteristiche essenziali di questa preziosa opera cinematografica, una favola surrealistica costruita su una sceneggiatura brillante e spiritosa co-firmata da uno dei più grandi autori satirici del teatro e della letteratura italiana: Ennio Flaiano”.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
Fantasmi a Roma
regia
Antonio Pietrangeli
soggetto Ennio Flaiano, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Sergio Amidei, Antonio Pietrangeli
sceneggiatu­ra Ennio Flaiano, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Antonio Pietrangeli
con Eduardo De Filippo, Marcello Mastroianni, Tino Buazzelli, Sandra Milo, Belinda Lee, Claudio Catania, Vittorio Gassman, Claudio Gora, Franca Marzi, Ida Galli, Lilla Brignone, Enzo Maggio, Enzo Cerusico, Bruno Scipioni, Graziella Galvani, Antonella Della Porta, Mario Maresca, Duilio D'Amore
fotografia Giuseppe Rotunno
montaggio Eraldo Da Roma
musiche Nino Rota
produttore Franco Cristaldi
casa di produzione Lux Film, Vides Cinematografica, Galatea Film
distribuzione Lux Film
paese Italia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 1961
durata 101 min.

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