“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 04 July 2020 00:00

“Pane e cioccolata”, quando gli immigrati eravamo noi

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Nell’immediato post-1968 si afferma in Italia un cosiddetto “cinema politico”. Diversi autori reintroducono nel cinema problemi sociali che sono stati un po’ trascurati negli ultimi anni precedenti. Autori come Damiano Damiani, Francesco Rosi, Elio Petri e Marco Bellocchio perseguono strade ardite e articolate.

Ma nei primi anni ’70 la commedia è ancora un genere dominante nel cinema italiano, difatti alcuni cineasti preferiscono denunciare tensioni sociali con l’ausilio della metafora e della farsa. Nonostante sia passato il grande momento dell’illusione del benessere, in questi anni si affermano diverse opere pregevoli, tra queste Pane e cioccolata, uscito nelle sale nel 1974, diretto da Franco Brusati, con protagonista Nino Manfredi.
In questa pellicola l’attore ciociaro è Nino Garofoli, un emigrato italiano, che vive in Svizzera, nel cantone tedesco, dove lavora come cameriere in un ristorante. Una volta licenziato, per essere stato privato del permesso di soggiorno (perché sorpreso ad orinare all’aperto) si rivolge ad un miliardario italiano (Johnny Dorelli), al quale si offre come cameriere/giardiniere/tuttofare e affida tutti i suoi risparmi per farli fruttare (ma questi si suicida prima di dirgli dove li ha depositati). Il Garofoli non si dà per vinto e pur di non sottoporsi all’umiliazione di un rimpatrio e all’accettazione della sconfitta, continua la sua ricerca forsennata, tentando vanamente di essere assunto per diversi lavori, prima come minatore, poi come garzone in un mattatoio per polli. Finirà anche per schiarirsi i capelli per farsi scambiare per un nordico, ma una volta scoperto verrà malmenato in un bar. Alla fine sarà espulso dal territorio svizzero.
L’opera, che è sicuramente il risultato più alto della filmografia di Brusati, è una commedia incentrata sull’immigrazione dove il divertimento e le risate lasciano ben presto il posto al dramma. Il regista milanese allarga lo sguardo oltre confine e usa la commedia come mezzo di indignazione e accusa verso il razzismo della civile e ordinata Svizzera, di cui è vittima un mite immigrato italiano, al quale viene negata la cittadinanza e persino la condizione di essere umano.
Dopo essersi accostato al cinema accettando piccole parti di contorno senza grossa importanza, Saturnino Manfredi detto Nino, protagonista assoluto del film, nonché quarto “colonnello” della commedia all’italiana, insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, comincia ad affermare la propria statura di attore nei primi anni Sessanta; ma è nel decennio successivo che colleziona strepitosi successi, in ruoli anche drammatici, in una vastissima galleria di personaggi. Maestosa la sua interpretazione in questo lungometraggio; secondo alcuni critici, persino superiore a quella di Brutti, sporchi e cattivi, uno dei capolavori di Ettore Scola.
Da segnalare la divertente partecipazione di Ugo D’Alessio, che ritrova Manfredi dopo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, nei panni di Mastro Ciliegia, stavolta nel ruolo del “capo” di una famiglia di meridionali italiani clandestini condannati a vivere in un pollaio, condiviso con le stesse galline che devono uccidere e spennare. L’unico svago di questi poveri derelitti è quello di spiare dei giovani belli, biondi e benestanti mentre nuotano nudi in un fiume.
La pellicola, nel 1974, conquistò ben due David di Donatello: miglior film e miglior attore protagonista.
Una curiosità: concepito originariamente per Ugo Tognazzi, questo film rischiò quasi di saltare perché subì diverse modifiche ad opera di Manfredi allorché questi subentrò nel progetto al posto dell’attore cremonese. In un primo momento il regista respinse la pretesa di Manfredi di essere inserito nei crediti anche come sceneggiatore, ma alla fine l’attore la spuntò.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
Pane e cioccolata
soggetto e regia
Franco Brusati
sceneggiatu­ra: Franco Brusati, Iaia Fiastri, Nino Manfredi
con Nino Manfredi, Johnny Dorelli, Anna Karina, Paolo Turco, Gianfranco Barra, Ugo D’Alessio, Giacomo Rizzo, Tano Cimarosa, Giorgio Cerioni, Francesco D’Adda, Geoffrey Copleston, Federico Scrobogna, Max Delys, Umberto Raho, Nelide Giammarco, Manfredi Freyberger
fotografia Luciano Tovoli
montaggio Mario Morra
musiche Daniele Patucchi
produzione Maurizio Lodi-Fe
distribuzione CIC
paese Italia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 1974
durata 110 min.

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