“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Ilena Ambrosio

Licia Lanera: strafottenza e dolore del vero in scena

Cade lieve e gentile a formare un velino che accarezza la quarta parte.
Precipita impietosa e persistente ricoprendo di una coltre bianca i personaggi e gelandone l’azione, rallentandone il dire. Semplicemente sta, oramai priva di energia, sul pavimento di un interno domestico ibernato nel tempo fermo di una pandemia.
È la neve della Trilogia di Licia Lanera, un unico lungo spettacolo in tre tempi dedicato alla Russia e a tre dei suoi autori più iconici. Tre atti legati, tra i quali rimbalzano temi, dolori, passioni che la neve cristallizza.

Il tempo e lo spazio per l'arte. C.Re.S.Co. a Napoli

La fretta è nemica dell’arte. La chiusura è nemica dell’arte. I limiti, le categorie, l’autoreferenzialità sono ostili all’arte. La creatività e il pensiero sull’arte necessitano di spazi, di aperture; di pluralità e alterità. Si fonda su questo ma soprattutto sperimenta questo il progetto avviato dal Tavolo delle idee di C.Re.S.Co. Lo Stato dell’Arte che dal 2018 crea uno spazio dedicato al confronto tra artisti; uno spazio protetto, tutelato dalla frenesia produttiva, dalle questioni meramente politiche ed economiche; anche, banalmente, dalla bulimia del fare quotidiano che riguarda un po’ tutti.

Kids 2021/22: un appuntamento mancato

È stata quella del 2018 la mia prima edizione del Kids Festival. Non molto tempo fa, a pensarci bene, ma abbastanza per far diventare quell’incontro un appuntamento, una di quelle occasioni che acquistano la natura del rituale, qualcosa che finisce per diventare identitario e necessario. Nel mio caso uno spazio di accoglienza, cura e bellezza.

Nani sulle spalle dei giganti. Rileggendo Čechov e Ibsen

Teatro Bellini. Sala piccola. Una scena vuota attende l’inizio di La tragedia è finita, Platonov di Liv Ferracchiati. Solo un vogatore in legno all’angolo sinistro del proscenio, fuori dal quadrato dell’azione, sul quale se ne sta lui, ugualmente in attesa, a vogare. Entra Platonov (Riccardo Goretti) sulla sua voce fuori campo, evidentemente ubriaco, barcollando: “Ho ventisette anni e a trenta sarò identico, non prevedo cambiamenti”.

Facciamo finta che...: Latini “gioca” con Monicelli

1966, Italia: Age & Scarpelli, Monicelli e L’armata Brancaleone. Le peripezie di una combriccola di antieroi, umani-troppo-umani, tanto da parere fantastici; un salto indietro nel tempo fino all’XI secolo e l’esperimento di una lingua inventata – eppure filologicamente credibile – fatta di un efficacissimo ed esilarante miscuglio tra volgare e latino. Un on the road ante litteram, una pietra miliare nella storia della commedia italiana e tra i capolavori del regista.

Kilowatt 2020. Esserci o non esserci, oggi, ora?

“Céline ci dice che la notte va attraversata tutta, vissuta nella sua pienezza, perché stando a contatto con la paura che porta con sé tocchiamo le corde più profonde di noi stessi... afferma che la notte c’è, e che conviene farci i conti. Non è proprio un pensiero allegro da diffondere in un festival estivo, però l’arte deve avere il coraggio di portarci le notizie meno buone, sennò a che serve?”.

il Pickwick

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