“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 02 January 2019 00:00

Life is short, art is long

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Durante l’epoca rinascimentale l’uomo percepiva la Natura come riflesso del divino e della sua potenza, dunque come un corpo perfetto, a sé estraneo verso il quale provare un sentimento assoluto di devozione e rispetto per tutto ciò che essa era e rappresentava. L’arte e la pittura in particolar modo, esprimevano al meglio questa idea di riverenza e sentimento di impotenza dinanzi alla maestosità e grandezza della Natura, diretta espressione di Dio in terra.

Col passare dei secoli, grazie soprattutto ai progressi scientifici, l’uomo ha modificato completamente la sua percezione di se stesso nel mondo e nella Natura, fino a giungere alla distruzione e allo spregio della stessa. L’Umanesimo prima e il Positivismo poi, sono state epoche culturali che avevano già lasciato ravvisare il nuovo modo di essere al mondo, più centrato sulla figura dell’uomo meno su quella di Dio e della Natura. Ne deriva, col susseguirsi delle scoperte scientifiche e dei traguardi tecnologici, lo scempio del buco nell’ozono, della deforestazione, del cambiamento climatico, dell’estinzione delle specie animali e vegetali, solo per citare alcuni dei disastri di matrice umana. Va da sé che oggi nell’epoca in cui lo sguardo è sempre più rivolto verso l’Universo, in segno di conquista e sottomissione, mai solo di ammirazione, nell’anno 2018 in cui gli occhi di tutti gli uomini sono stati puntati verso la sonda del progetto InSight che è finalmente approdata su Marte per poterne studiare la composizione e il funzionamento del sottosuolo, la vera rivoluzione è tornare con i piedi sulla Terra, disimparare tutte le cose che si conoscono, guardare al mondo e alla Natura con occhi nuovi e nuovamente incantati, come si faceva nelle antiche tribù nella notte dei tempi.
Però perché parlare di tutto questo ora, in questa sede se siamo davanti allo spettacolo dei Momix?
L’obiettivo è quello di ricordare quanto sia facile alzare lo sguardo al cielo e all’Universo a caccia di nuovi mondi, nuovi stimoli alla nostra fantasia ormai spenta, nuove botte di adrenalina contro le giornate sempre uguali, quando, invece, bisognerebbe tornare a guardare anche al pianeta Terra con le sue insuperabili meraviglie, guardarlo con occhi nuovi come si diceva qualche riga in su, cercare in esso punti di incontro tra l’essere umano e l’essere altro.
Ai comuni mortali sfugge ben presto questa missione: la natura, gli animali, le piante e infine i nostri simili, tutto appare scontato, lì a portata di mano senza fascino né mistero. Ecco allora che arriva lui, Moses Pendleton, classe 1949, danzatore e coreografo statunitense che ci ricorda l’esistenza di un altro modo di essere al mondo, di osservarlo e di riproporlo, quasi imitandolo, agli occhi dello spettatore.
È forse l’occhio del bambino, il fanciullino di pascoliana memoria che si stupisce per la natura.
Moses Pendleton porta così in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 6 gennaio 2019 la sua compagnia di ballerini acrobati di fama internazionale con lo spettacolo Viva Momix Forever, creato nel 2015, per celebrare i trentacinque anni della compagnia. Viva Momix Forever raccoglie le più importanti produzioni realizzate nel corso degli anni a cui si aggiungono ultimi successi e tre nuove coreografie. Non solo danza e acrobazie, ma anche effetti di luce, giochi di illuminotecnica, illusioni ottiche e tessuti fosforescenti, il tutto offerto al pubblico in maniera semplice e minimale. Vari sono i punti di forza del linguaggio Momix: la grazia e la leggerezza con cui i ballerini eseguono performance di altissimo valore, la semplicità che risiede nelle idee geniali (una corda scossa al pavimento che restituisce l’idea di un ratto che corre), la linearità di corpi e gesti, sempre al loro posto, un incrocio di simmetrie e non, ripetizioni e nuovi intrecci, momenti corali e pezzi a due, danze a corpo libero e voli su attrezzi stellari.
Continui sono i rimandi al mondo animale e vegetale: corpi di uomini e donne come scimmie o tigri nella giungla, costumi incantati che trasformano le danzatrici in splendidi gerani, A proposito di Viva Momix Forever, il direttore artistico Pendleton ha dichiarato: “I più grandi ricorderanno [...] i più piccoli scopriranno! Life is short, art is long”.
È vero che i grandi faranno fatica a dimenticare: forse svaniranno i dettagli, il ricordo preciso dei costumi che anche costituiscono un aspetto decisivo delle coreografie, delle gonne come ventagli, dei tessuti fosforescenti al buio come stormi di gabbiani, e andrà via anche la memoria dei gesti più spettacolari, dei contorsionismi, delle scenografie semplici e minimali, il più delle volte costituite da sfondi totalmente neri, ma di sicuro ogni singolo spettatore tornerà a casa portando con sé e custodendo a lungo il sentimento di bellezza e di irripetibilità del corpo umano come dell’essere più completo al mondo perché in esso è racchiusa la grazia, la bruttezza e la maestosità di tutte le specie presenti in Natura. Donne come farfalle, gerani, meduse, cigni, uomini come struzzi, rondini, giraffe.
Il mondo è a portata di cuore.
Be careful.

 

 

Viva Momix Forever
uno spettacolo di
 Moses Pendleton
direttore artistico 
Moses Pendleton
codirettore artistico
 Cynthia Quinn
danzatori
Beau Campbell, Jennifer Chicheportiche, Lauren Jaeger, Heather Magee, Jocelyn Wallace, Anthony Bocconi, Nathan Davis, Steven Ezra, Jason Williams
costumi Phobe Katzin
direttore di produzione Jeffrey Main
direttore tecnico Giovanni Melis
direttore di scena Fabrizio Pezzotti
foto di scena Max Pucciariello
durata 1h 35'
Napoli, Teatro Bellini, 29 dicembre 2018
in scena dal 26 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

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