“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 20 September 2020 00:00

Ombre bianche

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Immaginate questo. Io e i mei amici che abbiamo frequentato scuole pubbliche non ci siamo mai tolti dalla testa che a quei ragazzini costretti dai genitori a relegarsi in istituti scolastici privati fosse stata sottratta la capacità di esprimere liberamente sé stessi. Ed è andata così fino alla maturità. Poi ognuno di noi ha preso la sua strada. Da parte mia, in piena coerenza con l’orizzonte al quale non ho mai cessato di orientare il mio pensiero, ho rinunciato ad accedere all’università.

La ricerca della felicità è sempre stata la mia ragione d’essere. Ma un qualunque lavoro come impiegato non mi avrebbe aiutato. Del resto, per un paio d’anni ho dovuto guadagnarmi da vivere in modo tradizionale, e ho accettato l’offerta di tenere la contabilità presso una media azienda commerciale. Poi la decisione di essere coerente l’ho presa all’improvviso, dopo giornate prive di stimoli e notti insonni. Con l’aiuto di mio padre, che mi ha finanziato, ho aperto una libreria in una zona popolare di Milano. Da lì ha preso il via il percorso verso la scrittura, l’attività letteraria.
Anche il mio miglior amico Antonio, ex compagno di classe, non accettava di sottomettersi a quello che chiamavamo l’andazzo comune, e aveva le idee chiare.
− Tommaso, sei il primo a saperlo: comporrò canzoni − mi ha detto un giorno.
− Davvero? E come pensi di poterti affermare?
− Anzitutto prenderò contatto con alcune case musicali, grazie a un mio zio che ha amici in quell’ambiente... poi si vedrà.

Ci siamo dati da fare. Ognuno per conto suo. Io ho cominciato a scrivere racconti per poi farne sperabilmente un libro. Antonio si è dato da fare a comporre canzoni da proporre alle case musicali. Ha un pianoforte col quale si diverte a suonare.
Chiaro che, avendo un comune interesse creativo, non manchiamo di incontrarci per scambiarci le reciproche idee sui contenuti dei nostri lavori. Come va il mondo oggi. Quali sentimenti caratterizzano la vita della gente. Come rappresentare la realtà con le nostre creazioni. Di tutto ciò discutiamo, dandoci anche consigli secondo le nostre reciproche idee. Anzitutto non intendiamo uniformarci alla superficialità che non di rado si avverte nelle opere letterarie e di musica leggera. C’è inoltre da evitare il rischio di malamente uniformarsi allo stile di autori affermati.
− Come farai a non rivolgere il pensiero a David Foster Wallace, il tuo scrittore moderno preferito? − mi chiede Antonio.
− Beh, starò molto attento a non imitarlo... peraltro non dimenticandomi che si è tolto la vita a quarantasei anni. E quanto a te, riuscirai a non travestirti da De Gregori, Guccini, De André, Dalla... e altri?
− Li apprezzo moltissimo, senza riserve, ma che senso avrebbe cercare di mettersi sul loro piano?
In ogni caso, al centro del nostro discorrere c’è sempre la necessità di avere presente l’opacità di un certo modo di stare al mondo di molti. Vogliamo perciò, fin dove possiamo, fare luce su come ciò che appare negativo possa essere d’aiuto a vivere momenti di chiarezza.

È passato un anno. Ho presentato una mia raccolta di racconti brevi − scritti di notte − per farne un libro a più di un editore, ma nessuno li ha ritenuti pubblicabili. Lo stesso à capitato ad Antonio, nessuna canzone da lui composta è stata accettata da case musicali.
Data la situazione, ho pensato di proporre i miei scritti a un importante web-magazine. La risposta è arrivata nel giro di ore: già dal giorno dopo il primo racconto veniva pubblicato. Scrivere per esprimere il proprio sentire. Non è il profitto che ci rende interpreti del significato di “esseri umani”. Fiction’s about what is to be fucking human being, ha scritto David Foster Wallace.
Mi trovo in un bar della città con sala musica. Antonio è sul piccolo palco con altri due che con lui si esibiscono con pezzi pop-rock. Suona la chitarra a canta in inglese alternandoli con alcune canzoni da lui composte, sebbene non messe formalmente in circolazione. Con me c’è Delia, la mia ragazza.
− Dunque, ha rinunciato a proporre a case musicali sue canzoni da registrare − dice Delia.
− Non ha avuto la fortuna di affermarsi grazie alle innovazioni dell’era digitale, come è capitato a me.
− E continuerai a scrivere?
− Certo, il web mi ha aperto un mondo nuovo.
A dispetto dell’editoria cartacea, soggetta a concorrenza, io ho trovato il modo di affermarmi nel campo della scrittura. Al mio amico ho regalato la Lettera sulla felicità di Epicuro, sperando che gli porti fortuna.

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