“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 16 January 2020 00:00

In Grecia con gli dèi

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In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia (Raffaello Cortina Editore, 2019) di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani propone ai lettori “un salto nel blu del mare e del sole abbacinante della Grecia, alla ricerca dei suoi dèi, degli eroi, dei miti e, anche, un po’ di noi: di quel che siamo stati e, talvolta, vorremmo di nuovo essere. Alla ricerca di quel che gli antichi sapevano bene essere l’unica vera forma di eternità concessa ai mortali: quella del racconto e della memoria”.

Ovviamente, quella proposta dai racconti degli autori è per certi versi anche un’interpretazione della Grecia antica, un’interpretazione che propone ai lettori e, soprattutto, ai viaggiatori di oggi di attraversare questi luoghi “descritti con gli occhi e i miti di coloro che li hanno fabbricati, in un tempo lontano”.
Il viaggio prende il via con l’approdo, via mare, a Creta, mirando ad Heraklion, luogo che “già nell’antichità del mito e della storia accoglieva le imbarcazioni che facevano vela verso la celebre città di Cnosso”. Ad attendere i visitatori ci sono innanzitutto i colori: tanto quelli dell’affresco della taurocatapsia risalente al 1500 a.C., conservato al Museo Archeologico di Heraklion, quanto quelli in cui ci si imbatte non appena varcati i cancelli del sito archeologico di Cnosso. Colori accesi che azzerano immediatamente l’immaginario pressoché monocromo con cui si è abituati a pensare al mondo antico. Poi, inevitabile, la visita a Gortina, nella località in cui dall’incontro di Zeus, con sembianze di toro, ed Europa sono nati Minosse, Sarpedonte e Radamanto. Quella del toro è una presenza costante nei miti minoici; sarà infatti un magnifico toro bianco uscito dalle acque del mare, chiesto agli dei da Minosse per testimoniare ai cretesi la sua sua origine divina, ad ingravidare Pasifae che darà così alla luce il mostruoso Minotauro. Ed è sempre tra i tori che danzano i giovani cretesi nelle decorazioni locali. Pure le alture su cui campeggia l’osservatorio Skinakas sul monte Psiloritis si rivela in grado di proiettare il visitatore nel mito: qui, vicino alle stelle, si trova la caverna in cui si vuole sia stato portato Zeus appena nato. Il congedo da Creta suggerito degli autori è ovviamente per via aerea, come Dedalo e Icaro.
Tra le tante tappe proposte dal libro non poteva mancare Olimpia, città che “rappresenta un aspetto fondamentale della cultura greca: l’agone, la sfida pubblica con gli altri ma anche in primo luogo con se stessi. Da ciò, la gloria del vincitore che per un istante assapora il trionfo: ma proprio allora, nell’attimo più felice (questo è il nucleo della sapienza olimpica celebrata da Pindaro), bisogna pensare ai limiti dell’uomo, alla futura sconfitta, al tempo che passa, alla morte”. Per proiettarsi sulle antiche gare occorre abbandonare lo spazio delle divinità e passare a quello degli esseri umani e visitare il maestoso stadio olimpico. È invece presso il locale museo archeologico che è possibile osservare quel che resta dei frontoni del tempio di Zeus, l’Ermes di Prassitele e le metope con le fatiche di Eracle che proiettano i visitatori, nuovamente, nel mito.
Cambiando località, dalla sommità del monte Liceo, vero e proprio cuore selvaggio dell’Arcadia, la terra del dio Pan, è possibile confrontarsi con uno dei luoghi più antichi del culto di Zeus, divinità che i locali vogliono  essere nata non a Creta ma proprio lì, su “il monte dei lupi”. Altri miti abitano queste zone, miti derivati da popolazioni lontane che narrano di società segrete di uomini-lupo e di altre storie su cui si soffermano gli autori del libro.
La visita a Epidauro conduce al celebre teatro risalente al IV secolo a.C. capace di ospitare quattordici mila spettatori seduti, democraticamente, sulle stesse pietre circondati dalla natura. Occorre poi far tappa presso la guerriera Micene di Agamennone, abitata nell'antichità da uomini duri, disposti a sfidare la morte, ma dall’innato senso della bellezza, come ricorda Omero. La civiltà micenea, però, cade improvvisamente  nell’oblio, almeno fino a quando gli scavi di Schliemann del 1876 permettono nuovamente alla luce di riflettersi sugli ori di cui narra lo stesso Omero. Il passaggio attraverso la “porta dei leoni”, suggeriscono gli autori, non può che far pensare a quante volte questa sia stata sbarrata per respingere gli assalti dei nemici. Ed è qua che si incontra quella coppia di leonesse, risalente al 1400 a.C. circa, che rappresenta la più antica scultura greca di grandi dimensioni conosciuta. “La storia dell’arte europea incomincia da qui: con due belve che custodiscono una colonna”. A Micene si è proiettati nel mito di Perseo, l’eroe che mozza la testa a Medusa, poi è “storia” di Euristeo, di Eracle e via dicendo in un accavallarsi di miti e interpretazioni.
La visita a Corinto permette invece di ammirare uno dei panorami più suggestivi dell’intera Grecia dal fianco di quell’unica colonna restata sulla sommità del colle a testimonianza del tempio dedicato ad Afrodite Akraia, dea delle vette e dell’amore alto e sublime. Secondo il mito è spettato al Gigante Briareo il compito di scegliere la divinità a cui concedere il possesso di Corinto.
Il passaggio a Delfi permette invece al visitatore di immergersi nel centro principale della religiosità greca, quella “religiosità delfica” capace di rivelare ai mortali la voce del dio attraverso l’oracolo. “Delfi era il santuario principale di Apollo, ma non fu sempre nelle mani di Apollo. In questo luogo appartato e arcano l’uomo sentì l’alito del divino sin da epoche molto antiche, certamente pregreche”. Oltre a far visita al santuario di Apollo, vale la pena fare tappa al teatro che in questa località ha un significato del tutto particolare: anche qua si sono tenuti i giochi pitici ma, a differenza di Olimpia, in questo caso il confronto in origine è stato musicale prima ancora che sportivo. Delfi presenta anche lo stadio meglio conservato in Grecia, capace di contenere settemila spettatori, ed un importante museo in cui sono custoditi idoli arcaici, una statua di Antinoo del II sec. d.C. ed i massicci Clebi e Bitone scolpiti nel 600 a.C.
Non può mancare la visita ad Atene ed anche in questo caso, come a Creta, è meglio arrivare per mare, “immaginando di seguire la rotta dei delfini e della nave di Dioniso che ogni anno, all’inizio della primavera, entra in porto”. La visita proposta dagli autori prende il via dal Ceramico, ove fin dal VI secolo a.C. vengono sepolti i defunti, poi tra un mito e l’altro che fanno capolino ad ogni angolo della città, e su cui si soffermano Guidorizzi e Romani, si giunge fino all’Acropoli, con i suoi Propilei, con l’Eretto, il tempietto di Atena Nike, il Partenone e persino, con un salto immaginario, si arriva a Londra, al British Museum, per ammirare quel che resta dei frontoni e del lungo fregio ionico. Inevitabile anche la visita al teatro di Dioniso, più volte rimaneggiato nel corso del tempo, con la consapevolezza che durante l’età di Pericle “nessun momento della vita cittadina di Atene era più importante, e appassionatane, del teatro; sulle gradinate si assiepava un pubblico di forse trentamila spettatori, un pubblico che rumoreggiava, piangeva, si esaltava, applaudiva, si portava da mangiare e da bere perché lo spettacolo durava tutto il giorno, e a volte fischiava e tirava noccioli d’oliva contro gli attori poco abili, o contro personaggi odiosi. Un pubblico popolare, che sentiva il teatro come una parte essenziale della vita democratica”.
In viaggio con gli dei si chiude incontrando, a pochi passi dall’Eretteo, un anonimo basamento di pietre utilizzato nell’antichità per sostenere l’imponente statua di Athena Promachos di Fidia, di ben nove metri d’altezza, con l’elmo e la lancia dorati che brillavano alla luce del sole mostrandosi ai marinai che facevano  ritorno e con un braccio proteso verso l’orizzonte quasi ad indicare la direzione di capo Sounion, ove troneggia “il faro di Grecia”, il tempio di Poseidone. Se, al termine di questo viaggio, si vuole davvero lasciare la Grecia, suggeriscono Guidorizzi e Romani, meglio evitare di guardarsi alle spalle: le colonne di Poseidone potrebbero richiamare indietro, un po’ come le sirene.





Giulio Guidorizzi, Silvia Romani
In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2019
pp. 270

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