“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 27 July 2019 00:00

Storie nere che ritornano: “I morti siete voi”

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Luca Cangianti è uno scrittore dotato di estrema originalità; basti ricordare il suo romanzo d’esordio Sangue e plusvalore (Imprimatur, 2015), opera horror soprannaturale ambientata tra le barricate della Parigi comunarda e le fabbriche della Londra vittoriana che ha come protagonista un giovane Karl Marx – sì, proprio quel Marx – alle prese con creature da incubo.

L’autore è tornato da poco sugli scaffali delle librerie con un romanzo non meno originale rispetto all’opera d’esordio: I morti siete voi (Diarkos, 2019). Si tratta, in questo caso, di un’opera storico-fantastica che procede lungo una narrazione principale ambientata nelle borgate romane attraversate dalle gesta e dai sogni partigiani, inframmezzata da vicende legate al tragico G8 genovese del 2001. A far da collante tra le due storie, per certi versi, è la comparsa dell’elemento fantastico che assume le forme di spaventosi mostri antropofagi. Una presenza, quest’ultima, non gratuita, ma che si rivela, nel suo statuto metaforico, utile a far riflettere sulle mostruosità che si trova ad affrontare, ieri come oggi, quell’umanità ribelle e mai domata di cui parla una canzone, riportata dal libro, che a Roma, dopo essere stata intonata tra le fila partigiane, ha continuato a riecheggiare sulle barricate cittadine degli anni Sessanta e Settanta, sino a lasciar traccia ai nostri giorni.
Nel romanzo le storie della Resistenza romana, liberamente ispirate a vicende storiche, sono narrate dal punto di vista di una formazione partigiana comunista assai diffusa in città durante la guerra: il Movimento Comunista d’Italia (MCDI). Non entrato a far parte del CLN e dissenziente rispetto alla linea politica del PCI – a differenza del Partito di Togliatti, il Movimento vedeva nella Resistenza un primo passo verso una rivoluzione contraddistinta da un sistema consiliare volto alla trasformazione radicale del modo di produzione –, il gruppo partigiano, a Liberazione di Roma avvenuta, tentò invano – bloccato dagli Alleati e dal CLN – di organizzare una formazione, denominata emblematicamente Armata rossa, per proseguire la lotta antifascista al Nord. Nonostante il grande seguito avuto nei quartieri popolari, tale organizzazione dissenziente è scomparsa dalle commemorazioni ufficiali del dopoguerra, eppure si calcola che un terzo dei caduti della Resistenza romana, compresa una cinquantina delle oltre trecento vittime delle Fosse Ardeatine, appartenesse al Movimento.
I militanti dell’Organizzazione, di cui narra le gesta il romanzo, provenivano in buona parte dai ceti più poveri delle borgate e tra questi non mancavano piccoli criminali. Parte del consenso popolare di cui godeva il gruppo era dovuto agli espropri ed alle azioni “illegali” a cui ricorreva per sfamare i quartieri più poveri.
Il romanzo è narrato in maniera decisamente coinvolgente, tanto che in alcuni casi sembra condurre chi legge di fronte alle sequenze di un film proiettato sul grande schermo: come quando racconta del lancio di volantini propagandistici dai tetti del Cinema Garbatella, con i fascisti che, colti di sorpresa, escono celermente dalla sala alla ricerca degli autori del gesto. Non meno cinematografica risulta la descrizione dell’azione – indicata come “La grande cavalcata” nei racconti popolari – che vede una cinquantina di partigiani del Movimento condurre una mandria di mucche rubata fuori città a Centoncelle per sfamare la popolazione.
Il romanzo evita di narrare in maniera didascalica o mitizzata le vicende di questa armata un po’ improvvisata, composta da ladruncoli sbruffoni, borgatari e ragazzine ribelli, che sperimentava e sognava a suo modo il comunismo sfidando, oltre i nazifascisti, persino l’ira del Partito togliattiano.
Se le ingenuità, gli errori di valutazione e le approssimazioni organizzative emergono tra le righe del romanzo, non di meno l’autore si preoccupa di raccontare i sogni genuini di chi ha subito, per tornare alle parole della celebre canzone romana, Vent’anni di tiranni e di fascismo / con carcere il confino e il bastone”. Sogni che si troveranno a fare i conti con ciò che non è stato debellato dalla dismissione delle camicie nere e che continuerà a segnare la storia del Paese.
Parallelamente alla principale, dicevamo, è presente nel romanzo anche una storia parallela che prende il via nella sede universitaria romana di Villa Mirafiori, tra studenti e studentesse intenti ad organizzare la loro trasferta genovese per contestare il G8 del 2001. Questa seconda narrazione prosegue poi lungo le strade della città ligure in cui, ancora una volta, il sogno di un altro mondo si trasforma presto in un incubo inimmaginabile in cui rifanno capolino questi mostri già comparsi nelle cavità sotterranee romane durante la lotta partigiana.
Stavolta, però, le cose sembrano ulteriormente ingarbugliate. Chi sono, cosa sono diventati e a chi obbediscono ora questi esseri?
Ancora una vota Luca Cangianti ha saputo costruire un potente romanzo capace di presentare, tra le pieghe di un’accattivante fiction dilatata fino al soprannaturale, importanti e profonde riflessioni storiche e politiche, a riprova di come anche sul terreno narrativo sia possibile portare avanti un immaginario altro rispetto a quello dominante.




 

 

Luca Cangianti
I morti siete voi
Diarkos editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2019
pp. 238

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