Extra La locanda delle chiacchiere
«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».
Dopo un ricovero alquanto lungo nel reparto “Oftalmologia” dell’ospedale, l’artista fallito, affetto da un’esistenza d’insuccessi continui, si trova adesso in una clinica per i disagi mentali; infatti nello studio della psicologa assegnatagli, eccolo seduto a raccontare, per filo e per segno, le dinamiche della rovina.
Non potendo sopportare un mondo, divenuto da tempo il regno dell’odio, i baci e gli abbracci preferirono partire per rifugiarsi in Paradiso: ecco perché dismisero con sollievo sia noi e i nostri corpi (intenti a delitti recidivi, fra cui gli stupri assassini), sia le nostre labbra (suggelli continui di patti aberranti, ad esempio mafiosi) abbandonandoci al destino che purtroppo ci attendeva.
Tu sei il tipo di persona che non si mette alle spalle i giorni vissuti.
Ami conservare gelosamente i ricordi dei momenti che hanno segnato, nella gioia e nel dolore, il tuo essere. Milano, fondata nel VI secolo a.C., con la sua storia e i sentimenti metropolitani che affiorano con chiarezza nei tuoi pensieri, è il quadro nel quale trovi te stesso.
- Cosa resta del passato
- racconto
- vita familiare
- Piazzale Loreto
- Ferruccio Parri
- Benito Mussolini
- Claretta Petacci
- Milano
- Liceo Tecnico Pietro Verri
- Gerry Mulligan
- Chet Baker
- Ernest Hemingway
- William Faulkner
- John Dos Passos
- Umberto Veronesi
- narrativa contemporanea
- La Fucina delle Scritture
- Enrico Brega
- Il Pickwick
Dal turno di notte, Ribolatti rincasò più stravolto del solito. La continua lotta in corsia gli aveva spezzato i nervi, negli ultimi quattro mesi, e la sua mente stava cedendo, con violenta facilità, alla fatica, alla paura... al dolore. In genere l’unico sollievo, quando finalmente poteva rientrare dall’ospedale, era camminare trafelato su e giù nel salone.
Nelle pause dei tuoi silenzi si cela il mistero dei segreti
e un fuoco arde sino ai confini del sogno
ansimante per l’umido delle tue labbra
È una giornata limpida e pulita. Dalla finestra del suo appartamento, dove vive in solitudine, Gloria guarda la gente che passa per strada. Sta cantando Tutto è più chiaro che qui, una canzone di Francesco De Gregori che lui ascoltava dal suo tablet Android. Lui, Franco, è mancato da pochi mesi per una malattia che non lascia scampo. Non erano sposati, ma convivevano. Giorni felici.
Dovrei invocare il padre
(carezzando col cemento l’agonia)
la parabola transeunte
dei varchi incorrotto
“Per me non c’è niente di più sexy di una donne che legge”. È Jonathan Franzen, autore del romanzo Le correzioni, che assegna alla lettura un ruolo di primaria importanza nel rapporto tra gli umani.
Naturalmente, Franzen non ne fa una questione di genere, ma tiene conto di una realtà, il sistema sociale, che caratterizza il mondo maschilista in cui viviamo.
Mescolarsi, mescolarsi agli sguardi di estranei, lasciare che parlino dentro noi, che abbiano una voce ibrida − come sono i pensieri nati o indotti, a metà tra qualcosa che facciamo scaturire e qualcosa che ereditiamo.
Mescolarsi in un’eterna ripetizione, in un continuo rinnovamento, per restare sospesi tra l’ennesima fine e il prossimo inizio, senza pretendere di sapere quale sia la verità.
Un pomeriggio d’estate Ornella Morandi tornando alla sua abitazione di Milano, dopo una settimana trascorsa al mare, trovò nella casella postale una lettera inviatale da una delle più importanti case editrici italiane. Non l’aprì subito. Era solita ricevere posta da parte di chi trattava temi di scrittura, quali editori e giornali in particolare. Si rivolgevano a lei poiché traduceva dall’inglese testi di argomenti vari. E si era fatta un nome nell’ambiente, specie letterario.
Solo chi conosce la dipendenza
Sa cosa vuol dire farne senza
Di quel tepore che ti abbraccia
Ti consola e dolce ti protegge
Da ciò che non vuoi più vedere
Sin da quando ero adolescente − frequentavo allora le scuole medie inferiori − il mio rapporto con i compagni di classe era in certo senso distaccato, ma non conflittuale.
Durante il percorso da casa mia nei pressi di Piazzale Susa, Milano, fino alla scuola mi piaceva fumarmi una sigaretta. I miei genitori non lo sapevano. Una volta a scuola, seguivo le lezioni con un convinto senso di lontananza. Il rapporto con gli inseganti era in apparenza normale, ma la mia mente cercava vie nuove.