“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 12 January 2021 00:00

Rileggendo “1Q84” a dieci anni dalla pubblicazione

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Neanche se il cielo dovesse cadere,
neanche se la terra dovesse spaccarsi con un boato.
(Haruki Murakami, Torte al miele)

  


I migliori romanzi di Murakami sono pervasi di incanto e nostalgia per quanto non è stato o per quanto non potrà più essere, per tutto ciò che abbiamo perso o mai avuto e che pure ricordiamo e rimpiangiamo, che pure agogniamo. 1Q84 è uscito dieci anni fa, salutato immediatamente come un capolavoro, in Giappone e altrove, il libro più bello e ambizioso di Murakami Haruki, che è forse il più grande scrittore giapponese dei nostri tempi, di certo il più conosciuto e letto.

1Q84 racconta dell’amore mancato e impossibile tra Tengo e Aomame, vecchi compagni di classe alle elementari segretamente innamorati l’uno dell’altra; Tengo è diventato uno scrittore inedito e un editor che rivede il romanzo di una misteriosa autrice diciassettenne, Fukaeri; Aomame è invece una fisioterapista e una killer di uomini violenti, una vendicatrice della violenza sulle donne; entrambi sono soli e tristi e continuano, nonostante il tempo trascorso, ad amarsi, a vivere nell’assurda speranza di potersi rincontrare un giorno. Il destino, o meglio la scansione del tempo che alterna i capitoli di Aomame e Tengo lungo tutto il romanzo (che consta di oltre mille pagine, divise in tre libri), gioca con le coincidenze fra i due bambini/adulti innamorati e soli, fra le loro vite che scorrono all’unisono e che pian piano, nel procedere della narrazione, si avvicinano, collidono, fino a unirsi intorno a La crisalide d’aria, il romanzo fantastico eppure reale scritto da Fukaeri e rivisto da Tengo, ai Little People e alle due lune (una grande e una piccola: la mother e la daughter) che fluttuano nel cielo di un mondo impossibile, sovrapposto al mondo del 1984, anno in cui si svolge il romanzo – il mondo del 1Q84, appunto.
“Q” sta per question mark, cioè punto interrogativo. Cosa sta succedendo? È Aomame a scorgere per prima le due lune nel cielo e a chiamarlo così, 1Q84, dopo aver notato alcuni piccoli sfasamenti nella cosiddetta “realtà”, scendendo da una scala d’emergenza lungo la tangenziale – è il primo capitolo del romanzo – e immettendosi in un mondo nuovo, simile ma non identico al precedente; e tuttavia il Leader, uno degli uomini che dovrà uccidere, il carismatico capo di una setta a cui apparteneva anche Fukaeri, la giovane autrice del romanzo riscritto da Tengo, un uomo gigantesco e affascinante, un pedofilo che ha fatto l’amore con Fukaeri e con altre minorenni, sa già tutto; sa del 1Q84 e dell’amore di Aomame per Tengo; sa o sembra sapere ogni più recondito pensiero di Aomame, che però deve ucciderlo, perché è lo stesso Leader a volere la propria morte. Aomame porterà a termine l’assassinio? Il Leader è una specie di divinità pedofila, un tramite fra il mondo delle voci dei Little People e la realtà. Come ne I fratelli Karamazov, che citano entrambi, rifacendosi all’episodio fra Cristo e il diavolo, “il bene e il male non sono entità fisse e immobili, ma mutano sempre di posto e posizione”. Il Leader è un essere straordinario, nonostante tutto. Aomame ne è incantata e commossa, e spaventata. Sa di lei e Tengo! Sa ogni cosa, e non sembra un uomo cattivo! Perché deve morire? E tuttavia ha anche stuprato delle bambine, e Aomame ha promesso alla Signora di Villa dei Salici, un’anziana ricca che come lei vendica le violenze sulle donne, di ucciderlo. La stanza è immersa nel buio; il Leader aspetta e reclama la propria morte, il gesto liberatorio di Aomame, che esita. È una delle scene più belle e tragiche del romanzo, che comprende tre capitoli, alternati a un altro episodio fondamentale, la notte d’amore fra Tengo e Fukaeri, che come il Leader si rivela un essere straordinario, anche ma non solo sessualmente.
In 1Q84, come in molte religioni, il sesso è infatti un tramite per accedere a una sorta di aldilà dei sensi, alla verità celata e inafferrabile di un mondo ultrasensibile, come, seppure in maniera meno accentuata, in alcune scene “sessuali” di Norwegian Wood (l’amore con Naoko che piange) o di A sud del confine, a ovest del sole (l’amore con Shimamoto) o di molti racconti di Murakami (l’amore con Sayoko, in Torte al miele, interrotto dal risveglio della piccola Sara). Fuori diluvia. Fukaeri e Tengo stanno facendo l’amore, e di colpo Tengo è proiettato nel passato, nella propria infanzia, come se l’orgasmo fosse una madeleine proustiana che frantumi il tempo, gli anni; Tengo ricorda la piccola Aomame che gli stringe dolcemente la mano, in una classe deserta. Per qualche istante è un bambino di dieci anni, proprio come Aomame. Poi l’incanto finisce e Tengo viene, eiacula dentro la giovane Fukaeri, che non sembra più se stessa. Tutto è affascinante e misterioso, mentre la pioggia non accenna a diminuire. Intanto, altrove, Aomame sta per uccidere il Leader. I capitoli si alternano; il lettore di 1Q84 non può fare a meno di continuare a leggere.
Murakami Haruki è uno degli scrittori più letti e amati dei nostri tempi. I suoi romanzi sono veri e propri eventi culturali, non soltanto in Giappone, letterariamente e perfino musicalmente, con i pezzi ascoltati dai personaggi che salgono nelle classifiche di vendita, come la Sinfonietta di Janáček, uno dei leitmotiv di 1Q84, o Five Spot After Dark di Curtis Fuller, che dà il titolo al romanzo After Dark. In Rete, su YouTube, le colonne sonore dei libri murakamiani sono cercate e commentate ovunque, con una passione che sfida e supera qualsiasi film o serie televisiva o spettacolo di sorta, il che è raro se non unico per un autore di narrativa contemporaneo. Murakami ci ricorda che scrivere romanzi al tempo stesso letterari e popolari, libri di amore e di morte e di verità e di irrealtà, è possibile e forse necessario, soprattutto oggi; ci ricorda che la letteratura, il narrare storie e il riconoscersi in esse, può ancora molto contro il caos del mondo, contrastandolo o almeno fungendo da riparo, da conforto per chi non voglia sopperirvi o perdersi. Il Giappone di Murakami è un Giappone che guarda all’Occidente, specialmente agli Stati Uniti, rifacendosi ai grandi maestri americani del racconto, quali Fitzgerald o Hemingway o Salinger o Capote o Carver, per un giapponese di più facile lettura e traduzione, una lingua semplificata, occidentalizzata; eppure ogni opera di Murakami si e ci apre a un mondo nuovo, complesso, a un altrove che frantumi la realtà del lettore e lo conduca nell’inaspettato e nell’impossibile – nel mondo di 1Q84, per esempio, o nel quadro vivente de L’assassinio del commendatore, o negli universi metafisici e magici di Dance Dance Dance e di La fine del mondo e il paese delle meraviglie, o nelle anime dei gatti uccisi e nel fantasma di Kafka sulla spiaggia. Continuiamo a leggere Murakami perché non possiamo smettere, perché i mondi che ci descrive, che descrivendoci ha creato, ci sono estranei però ci sembrano terribilmente e incantatoriamente vicini, come se riguardassero le nostre stesse vite, come se potessero reinventarle e mutarle e quindi anche mutare e reinventare noi stessi. Rileggiamo 1Q84 non soltanto per la trama ma anche per lo stile, per lo splendore di molte sue pagine, innamorandoci e soffrendo o amando con Tengo e Aomame, due bambini e adulti innamorati l’uno dell’altra alla ricerca di un luogo o di un ricordo o di un altrove in cui salvarsi e amarsi, e per noi quell’altrove, quel ricordo, quel luogo, quella magia, è il libro di Murakami Haruki e il suo mondo impossibile e tuttavia reale: 1Q84.





Haruki Murakami
1Q84
traduzione Giorgio Amitrano
Einaudi, Torino, 2011
pp. 1164

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