“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 11 May 2013 02:00

Senza rimpianti, col colesterolo alle stelle

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Mi sono immatricolata all’università lo stesso anno in cui è esplosa la crisi economica, un po’ come se il mondo intero stesse dicendo alla mia generazione “Welcome to the real world! Take a sit and a glass of vodka, its on me!”. Quando qualcuno mi chiede cosa studio all’università aspetto almeno un paio di secondi prima di rispondere. Prendo un respiro profondo e mi preparo al peggio: storia dellarte, sussurro. Ecco le risposte più frequenti:

 

  • Bello... Vuoi diventare come Sgarbi?

  • Ah, ma quindi dipingi?

  • Anche a me piaceva educazione artistica alle medie, ma sai, ho preferito fare qualcosa di utile.

  • Arte, hai detto? Non avevo mai conosciuto nessuno di Scienze delle Merendine, tanto piacere.

     

Ciò che odio di più, oltre al senso di precariato che però, ormai, è assolutamente vietato menzionare (“Sii creativa, oggi il lavoro devi inventartelo! Non esiste più nulla di preconfezionato, bambocciona che non sei altro! Sii pioniere di te stessa! Stay hungry, stay foolish!”), non sono i commenti fuori luogo o le domande un po’ sciocche, ma tutti quelli che si spacciano per esperti proponendo un’immagine distorta del critico d’arte.

Illuminante a tal proposito è la puntata di Mi manda Raitre caricata su youtube il 21/10/2011 e divisa in tre parti (http://www.youtube.com/watch?v=OoRpc9EqTV0).
Prima di prenderne visione conoscevo Andrea Diprè molto superficialmente. Avevo intercettato l’intervista a Sasha Grey nella quale l’attrice ed ex pornodiva è definita “la più grande artista contemporanea”1, e quella, indimenticabile, nella quale viene rivelato “l’intarsio cromatico” e “il tessuto narrativo” dei quadri di Osvaldo Paniccia2.
Guardando questi pochi video non emerge nulla di sconvolgente, Diprè sembra un innocuo "youtuber" che posta video in cui si rende più o meno ridicolo, non diversamente da altre migliaia di persone nel mondo.
Eppure, dopo aver visto la puntata di Mi manda Raitre, non si può fare a meno di notare che qualcosa non quadra.
La puntata risponde ai consueti canoni del talk show, Dipré urla, insulta, finge di uscire più volte dallo studio per poi farvi puntualmente ritorno, fa ostruzionismo e prevarica verbalmente l'interlocutore.
L’intera puntata ruota intorno ai seguenti temi:

 

  • Può Diprè essere considerato un critico d'arte? Achille Bonito Oliva, uno dei più famosi critici d’arte italiani viventi, conosciuto praticamente in tutto il mondo, è stato invitato in studio a tal proposito. Viene, inoltre, messo in discussione il valore di Diprè come critico attraverso l’esperimento di un giornalista che si finge artista producendo delle schifezze mortali e, previo pagamento, ottiene un pubblico elogio di 15 minuti netti.

  • È lecito chiedere dei soldi in cambio della pubblicità di opere d'arte?

     

Le risposte che io darei sono rispettivamente No e Sì.
Nonostante sul suo sito personale non esiti a definirsi “the most famous art critic in the world”3, Diprè sembra molto più vicino alla figura dell’imprenditore. Un critico non pubblicizza ma studia, smonta, analizza, contestualizza un’opera, la guarda da diverse prospettive e infine esprime un giudizio critico. Questo non consiste in un parere estetico (“è bello”/“è brutto”) o personale (“mi piace”/“non mi piace”) ma nel cogliere le specificità dell’opera alla luce di molteplici punti di vista e proporla al pubblico. L’allestimento di una mostra, ad esempio, è un vero e proprio atto critico così come il restauro. Non dobbiamo restare ancorati all’idea del critico baffuto che vaga per le sale sputando sentenze, ma d’altra parte non dovremmo nemmeno considerarlo alla stregua di un cronista o di un pubblicitario.
Nel corso della storia non sono pochi gli artisti che anche dopo aver ricevuto stroncature e critiche feroci hanno influenzato la storia dell’arte successiva ottenendo al contempo un successo clamoroso: gli impressionisti, i fauves, i pittori della entartete Kunst (ma gli esempi possono essere centinaia).
Un critico non è infallibile e operare nella propria contemporaneità – in assenza cioè della giusta distanza – rende tutto molto più complesso. La realtà nella quale siamo immersi è estremamente fluida, cangiante e la sfida è proprio questa: distanziarsi pur essendo estremamente vicini all’oggetto da analizzare per coglierne ogni aspetto.
E sì, chiunque può chiedere un pagamento per pubblicizzare prodotti nei propri spazi televisivi, ciò che preoccupa, piuttosto, è la quantità di gente che ha aderito a questa iniziativa. Diprè sta proponendo un servizio ma non è un filantropo disinteressato, il suo compito è trovare merce da pubblicizzare. Gli artisti pagano anticipatamente e se non venderanno nulla poco importa, il suo compito è terminato un attimo prima. Non si comporta troppo diversamente dalle case editrici che pubblicano a pagamento facendo acquistare ai propri autori centinaia di copie per “coprire le spese”.
Il dettaglio inquietante è un altro: dalle testimonianze in studio si evince che Diprè, incredibilmente ottimista, vede la stoffa dell’artista un po’ in chiunque e invita tutti a comparire nei suoi programmi credendo fermamente nel loro talento.
Ecco, nella pubblicità non c’è nulla di sbagliato ma elogiare qualcuno solo per indurlo ad utilizzare il proprio servizio è ben diverso4.
Una domanda aleggia nello studio, improrogabile: gli artisti che sponsorizza Diprè sono davvero tali? Hanno davvero del talento?
Achille Bonito Oliva spiega la differenza tra essere “creativi” ed essere “artisti”, ossia “creatori”. Vi faccio un esempio.
Quando ho cambiato casa mi sono improvvisamente resa conto, nel cuore della notte, che non avevo un porta-spazzolino da denti. E adesso? Lo lascio giacere tristemente orizzontale sul lavabo? Giammai. Ho preso un bicchiere et voilà, ecco un porta-spazzolino prêt-à-porter. Memori dell’esperienza duchampiana posso io considerarmi un artista?
Ovviamente no. Non ho creato nulla, né un oggetto né un progetto né un’idea. Nulla.
Diprè, sotto attacco secondo quelle che sono le modalità relazionali tipiche del talk show, si difende come può. Il pubblico applaude gli interventi di Bonito Oliva e le testimonianze dei due artisti, a loro dire, raggirati. Diprè insulta un po’ tutti, urla, si contraddice, non sembra avere molte cartucce da sparare, farfuglia.
Mi sembra doveroso sottolineare che Diprè non ha mai obbligato nessuno a pagare alcunché. Se un servizio esiste vuol dire che esiste anche la corrispettiva domanda, altrimenti la sua attività avrebbe chiuso i battenti già da tempo.
Farsi strada nel mondo dell’arte non è facile così come non lo è trovare un editore serio che non chieda contributi economici per pubblicare il vostro libro. È forse un buon motivo per arrendersi? Secondo me no, ma credo anche che ci siano un milione di modi alternativi a questi. L’auto-pubblicazione, ad esempio, nel caso dell’editoria. Esistono diversi siti5 in cui è possibile pubblicare in formato e-book il vostro lavoro letterario e farlo circolare sul web. Per quanto riguarda le opere d’arte visiva, potreste iniziare creando una vetrina online, mettendovi d’accordo con altri artisti poco conosciuti per organizzare una piccola esposizione collettiva limitando così le spese, o potreste mettervi in contatto con associazioni senza scopo di lucro che operano nel territorio in cui vivete.
La circolazione del vostro piccolo capolavoro è utile, in un primo momento, non solo a farvi conoscere, ma soprattutto a permettere il confronto con quante più persone possibile, innescare in voi un meccanismo di auto-analisi e auto-critica e incentivarvi ad ampliare il vostro background culturale.
Pubblicare a pagamento o pagare per essere pubblicizzati su Sky o su youtube è solo la scelta più facile per ottenere i famosissimi quindici minuti di popolarità di cui parlava Warhol, trascorsi i quali non sarà cambiato nulla.
Tacciatemi pure di ingenuità ma sono assolutamente convinta che l’obiettivo da perseguire non sia né la fama né la ricchezza. Scrivere, dipingere, danzare, cantare, possono essere hobbies ma, per qualcuno, sono necessità connaturate nella propria indole, non se ne riesce a fare a meno. Continuate a provare e a studiare, confrontatevi: nessuno potrà pronosticare cosa ne sarà di voi ma nel frattempo avrete esperito tutti i limiti e le potenzialità del vostro talento e se davvero l’arte fa parte di voi, allora tanto meglio, non avrete solo acquisito esperienza e migliori capacità tecniche ma sarete diventati esseri umani migliori.
Perdonatemi l’ingenuità, dovuta molto probabilmente al non avere l’età per votare i candidati del Senato della Repubblica, perdonate la tendenza al pensiero positivo, ma non so fare di meglio. Questa non è retorica, o meglio, non vuole esserlo, è realtà. In un momento storico come quello che stiamo vivendo non ci è permesso cedere al disfattismo. Abbiamo una vita sola e, non so voi, ma io credo che basti appena per tentare.
Infine, è giusto ricordarlo, al McDonald's assumono abbastanza spesso, male che vada sconto dipendenti per tutti.
Senza rimpianti, col colesterolo alle stelle.

 

 

 

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1) Per chi non la conoscesse: http://it.wikipedia.org/wiki/Sasha_Grey. Questo è il video dell'intervista: http://www.youtube.com/watch?v=WwNajlq4bWo

 

2) http://www.youtube.com/watch?v=bWo3GSpt8Tk

 

3) http://www.andreadipre.it/

 

4) Sono assolutamente contraria ai “pubblici processi” e quelle che esprimo qui sono mere considerazioni individuali. Non è mia intenzione insinuare alcunché su Andrea Diprè, se costui ha commesso un reato sarà la magistratura ad occuparsene.

 

5) Giusto per citare qualche esempio: http://narcissus.me/ e http://www.lulu.com/it

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