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Monday, 21 September 2015 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Marcello Di Pierro

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Un’infanzia accompagnata dalla febbrile passione del padre per la pittura e il desiderio di imporre alla tela emozioni che restino indelebili nel tempo, come pagine di un diario. Di Pierro fa scorrere sulle rughe dei suoi ritratti, rilfessioni, tensioni che devono a loro volta imprimersi negli occhi dell’osservatore.

Emerge prepotente la psicologia del personaggio ritratto, si possono immaginare le tentazioni, la forza, le debolezze, i sogni, i dubbi, i desideri. Più dell’insieme prevale il singolo che si delinea netto dallo sfondo per raccontare la sua storia.
Di lui scrive Filomena Chiara Di Renzo, storico dell’Arte: “L’efficacia della produzione artistica di Marcello Di Pierro è data dalla sua innata capacità di rendere l’immagine attraverso la rappresentazione del reale. Un reale che, nella fattispecie, incarna contenuti forti ed espliciti. Trattate con dovizia di particolari, le figure emergono in tutta la loro efficacia volumetrica e visiva attraverso un sapiente gioco di luci, di chiaro-scuri e di ombre portate. Le scelte cromatiche rimandano alla casistica Caravaggesca e i colori assumono valenza drammatica e diventano coprotagonisti insieme ai soggetti e alle tematiche trattate”.

Quando ti sei accorto di voler essere un artista?
Artista è una definizione importante che già la storia ha designato a chi darla, io mi definirei semplicemente un Pittore.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Non c’è stato un momento, in verità è stato tutto così naturale che quasi era scontato io rincorressi questo mio destino. Son cresciuto con mio padre che dipingeva ad oltranza sino a tarda notte ed io che stavo lì, meravigliato a passargli i pennelli; vivevo di essenza di trementina, riproduzioni di Caravaggio e Rubens facevano da sfondo nella mia cameretta.
I miei studi sono stati quelli classici: liceo artistico e accademia, ma la vera svolta, la magnifica opportunità è arrivata quando ho conosciuto grandissimi Artisti come Robert Liberace, Shane Wolf, Nelson Shanks, Martinho Correia, Roberto Ferri: gente davvero incredibile dal grandissimo talento e dall'umiltà ancora più grande. Workshop intensi mirati a migliorare la tecnica ed affinare il mio stile pittorico personale.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?
Non c’e un pittore in particolare a cui mi ispiro. Il ‘600 è un periodo particolarmente intenso a livello artistico, la Scuola Napoletana è densa di atmosfere cariche di misticismo, quella Bolognese con le sue raffinate cromie e poi la maestosità della Scuola Romana. Devo comunque ammettere che mi appassiono ad ogni pittore che studio, ognuno di loro mi incuriosisce molto.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Non mi intendo di mercato, so soltanto che c’è moltissima competitività e spesso la scelta di valorizzare un pittore ricade su fattori che prescindono dalla reale capacita dello stesso.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
Chiaramente i quadri che ritraggono i miei figli e mio padre, per ovvi motivi. I miei progetti amo considerarli come messaggi che devono necessariamente prendere la loro strada altrimenti verrebbe meno il concetto stesso di comunicazione, concetto per il quale nascono i miei quadri.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?
Sceglierei dei luoghi di raccoglimento dove chi entra per osservare sia già predisposto a captare, ad ascoltare con gli occhi: in silenzio per condividere un’esperienza comune.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Come ho già detto è davvero molto dura, il mercato è saturo, la situazione del Paese non lascia molto spazio ad investimenti di questo genere anche se a mio parere è una risorsa incredibile: l’Italia è piena di giovani talenti. Il fattore Fortuna, però, non è da sottovalutare: dove nasci, la famiglia, le circostanze, gli studi sono fattori che possono fare la differenza.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
Nel processo di crescita, il primo scoglio è trovare la giusta guida che ti insegni i rudimenti della pittura, le scuole tecnicamente preparate a tale scopo sono poche e molto onerose. Una volta raggiunto il momento del “lancio” si deve stare attenti a chi ti illude e magari approfitta della situazione chiedendo cifre elevate per sostenere il tuo progetto. Ma se non hai denaro come è possibile la realizzazione del proprio sogno? Che fare? Vorrei mandare un messaggio di ottimismo ovvero tenere duro comunque ed andare avanti con le proprie gambe, esporre il più possibile ovunque e lavorare sempre per migliorarsi; il resto verra da sé.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
A mio modesto parere, nel modo di comunicare, si è trascurato un passaggio fondamentale ovvero come riuscire ad esporre concetti validi e importanti come la tecnica del disegno e della pittura. Vedo molti pittori in difficoltà perché non riescono ad arrivare all’osservatore con la sola arte: annaspano nel tentativo di spiegare a parole ciò che hanno fatto su tela ma ecco in questo caso, a mio parere, c’è qualcosa da rivedere.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Ho un buon rapporto con l’"Arte della Critica", quello che potrebbe migliorare un critico nella valutazione del pittore e della sua opera è la maggiore conoscenza della stessa tecnica della pittura. Mi spiego meglio: Giorgio Vasari era lui stesso un eccelso pittore, da lì riusciva a comprendere benissimo l’estrema difficoltà di esecuzione di un’opera d’arte da lui “criticata”.
Certo la tecnica deve essere il punto di partenza, poi ci sono altri importanti fattori che rendono vivo l’interesse dell osservatore: la dinamica, l’intensità e la mimica che devono necessariamente rispecchiare quello che intendi comunicare e trasmettere le emozioni, il pathos.

Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?
Quello che voglio che la gente sappia di me? Niente di più di quello che traspare dai miei progetti pittorici: io sono tutto lì dentro. Gioie e dolori, momenti di misticismo alternati a crudo realismo, sbagli e ripensamenti, piccole certezze che aprono oblii di domande: un uomo come tutti gli altri, ma che ha la fortuna di potersi esprimere con un mezzo che il padre gli ha trasmesso con il DNA.

Infine, che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?
Chiedetemi se amo la Pittura... ed io risponderei: "Voi che dite?".

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Marcello Di Pierro
in collaborazione con Accademia dei Sensi
 

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