L'amore prescinde da ogni logica. L'amore è passione, desiderio, adesione, alle volte cura, altre volte condanna. L'amore può ritorcersi contro, creando scompiglio, e la maggior parte delle volte i danni non sono visibili ad occhio nudo. Questo è il caso del protagonista di: Angelo della gravità (un'eresia), che per amare a modo suo finisce per ritrovarsi in un altro Paese con al collo un cappio fatto di corda, sangue ed illusioni.
Italiano, poco più di trent'anni, solo, dalla morte di sua madre.
Il monologo racconta la storia di un uomo che per inseguire il suo sogno, vivere negli Stati Uniti d'America, segue uno strano percorso che lo porterà ad una condanna per omicidio colposo e, infine, alla morte. Michele Schiano di Cola, attore e regista del testo scritto da Massimo Sgorbani, veste i panni smessi di un obeso dalle strambe abitudini e dalle perverse convinzioni, intrappolato in un corpo troppo grande rispetto alla sua immaturità psicologica. Nel corso del monologo, il protagonista costruisce il suo mondo, espletando quel che per lui è la realtà delle cose. Intimo, pornografico, indecente, profondo, volgare, anche se a tratti; ma è un prezzo da pagare per conoscere a fondo la storia. Il cibo, per lui unica passione e ragione di vita, viene mitizzato, nel corso dell'intero elaborato.
Mangiare per stare bene con se stessi e con Dio, che ha donato all'Uomo il suo corpo, pur di salvarlo. Mangiare per amore e per rispetto di sua madre, che lo costrinse ad ingrassare sin dalla tenera età. Mangiare nonostante le prese in giro dei compagni di classe, che per anni lo hanno tormentato fino all'esasperazione. Mangiare fino a scoppiare, a qualsiasi ora del giorno e della notte, in ogni dove.
Mangiare e, allo stesso tempo, amare. Amare attraverso il cibo, in un Paese diverso da quello di nascita, che permette a chiunque di farlo senza giudizi o conseguenze. Amare nel ricordo di sua madre, che prematuramente lo ha lasciato senza una guida, un saldo punto di riferimento al quale rivolgersi nei momenti più bui.
Rinchiuso nella sua cella affronta la morte ormai incombente che non può ancora prenderlo per il suo problema di peso. Un problema che, paradossalmente, non gli permette di librarsi tra le nuvole e raggiungere la tanto attesa redenzione. Un problema che tiene l'uomo come incatenato al proprio destino, per un delitto che non poteva nemmeno sognare di compiere e, peggiore di tutte, l'attesa che lentamente lacera gli ultimi frammenti della sua anima. Aspettare il giudizio finale digiunando, inerme, con la consapevolezza che da un momento all'altro possa arrivare la sentenza definitiva: l'impiccagione.
L'angelo della gravità, legato ad un filo come un feto alla propria madre tramite il cordone ombelicale, che non può volare al cielo fin quando non sarà davvero pronto per farlo. Spogliarsi dei propri vestiti, delle proprie abitudini, delle proprie colpe, per abbracciare i propri peccati come una croce e spiccare il desiderato volo.
Angelo della gravità (Un'eresia)
di Massimo Sgorbani
regia Michele Schiano Di Cola
con Michele Schiano Di Cola
direzione musicale Michele Maione
disegno luci Gennaro Di Colandrea
foto di scena Alessandro Castiello
produzione Marina Commedia
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Nuovo Teatro Sanità, 9 febbraio 2014
in scena dal 7 al 9 febbraio 2014