Beniamino Biondi
Andy Warhol (per interposta persona) e “Il male”
A Jed Johnson si deve quello che è considerato, a tutti gli effetti, l’ultimo film di Andy Warhol. Il male di Andy Warhol (1976) − questo il titolo civettuolo della pellicola − assume nella logica del cinema narrativo i temi tradizionali dell’underground, soprattutto per quanto riguarda il rifiuto della psicologia e l’irrisione per la verosimiglianza.
All’ombra bollente dei ghiacciai
Se fosse un romanzo metaforico, alludendo al titolo, Valerio Cruciani avrebbe scelto una metafora più sottile, non così dichiaratamente mimetica. Perché Lo scioglimento dei ghiacci – che è un titolo ammaliante, traslato a una presunta analiticità scientifica – dichiara sin da subito la sua metafora, e in questo modo la nega.
Simbolo o plagio
Adduci quale silenzio
(parvenza infantile)
il tritume e la requie. Tu corpo
Gli oggetti, le cose. Per un’indagine semiotica
Come per la società − per dirla con Theodor W. Adorno1 − l’oggetto (la cosa) è “un termine nel quale si riassume semioticamente un intero processo”.
La periferia, i destini generali: “Delitto nella strada”
L’invasione degli ultracorpi fu un fiasco. Stati Uniti, 1956. Sono gli anni della Guerra Fredda e dell’amministrazione di Dwight Eisenhower, del tentativo di mantenere l'impegno nazionale a contrastare la diffusione dell'influenza sovietica e della fine dell’isterismo maccartista.
Improvviso naturale
Dovrei invocare il padre
(carezzando col cemento l’agonia)
la parabola transeunte
dei varchi incorrotto
Alain Fleischer e il cinema come rito seriale
Alain Fleischer è un caso di artista totale. Fotografo, scrittore, regista e direttore de Le Fresnoy, singolare laboratorio delle arti che si è posto in lungo confronto col cinema, Fleischer ha saputo contemplare le ragioni della specificità delle discipline artistiche in un processo olistico di contaminazione: nel suo percorso, lo spirito euristico del documentario non ha abdicato al fascino dell’elegia, né lo sperimentalismo ha assunto le sembianze di un rito della forma pura; in ciò, la complicità della scrittura ha costituito l’eco generativo delle cose nel dominio consapevole dei dispositivi della finzione.